La tecnologia cambia, si evolve. Se per l’elettronica di consumo gli anni diventano ere geologiche nell’evoluzione, anche nelle biciclette, sempre più dotate di chip elettronici per assecondare i ciclisti, le cose cambiano rapidamente.
Sulle biciclette dei corridori della Parigi-Roubaix cambia si sperimenta più che in altre situazioni. Messa da parte, a quanto pare e almeno per il momento, la possibilità di variare la pressione delle gomme nei diversi settori di percorso non mancano gli accorgimenti tecnici per aiutare i corridori a digerire il pavé senza che gli adattamenti si possano rivelare come un freno nei tratti asfaltati. Anzi, è proprio la preponderanza di tratti asfaltati che spesso ha fatto fare scelte contro corrente ai ciclisti della Parigi Roubaix. Come a dire: facciamo comunque velocità dove conviene e poi cerchiamo di gestire i settori di pavé.
Hanno ragione loro? Per certi versi sì, ma il fatto che la Roubaix si sia spesso decisa proprio nei tratti di pavé ha spinto comunque ad affrontarli nel modo migliore.
La bici da Parigi Roubaix
Le biciclette che prendono il via alla classica delle pietre sono ormai tutte dotate di freni a disco. Che ci sia fango (come l’anno scorso) o bel tempo e sole, quindi polvere, come quest’anno i freni a disco sono preferiti per la potenza di frenata che possono garantire proprio nelle condizioni estreme. Il rovescio della medaglia di questa tecnologia è il forzato abbandono del terzo comando freno che i corridori posizionavano nella parte alta del manubrio. Si poteva fare con quelli meccanici, ma con quelli idraulici no, a meno di non utilizzare freni a disco meccanici. Impensabile.
- D’altra parte la frenata con il comando idraulico diventa più potente anche in presa alta e questo compensa bene la mancanza della terza leva. Ma certo ai corridori non manca la possibilità di sistemare altri comandi sul manubrio. Niente pulsante per il reggisella telescopico, in questo caso, ma comando remoto per la trasmissione. Lo abbiamo visto proprio ieri sulla bicicletta di Elisa Longo Borghini che così ha potuto pedalare appoggiando le mani sulla parte alta del manubrio e senza doverle spostare per azionare il cambio.
Elisa Longo Borghini ha sfruttato i comandi remoti wireless Blips, di Sram, così da poter azionare il cambio senza togliere le mani dal manubrio anche in presa alta senza dover raggiungere le leve freno. Soluzioni analoghe sono a disposizione anche per chi utilizza componenti Shimano e Campagnolo e rispondono, implicitamente, a chi si domanda a cosa servano le trasmissioni elettroniche. La possibilità di piazzare un comando remoto praticamente ovunque è un’opportunità apprezzata in gare come questa.
Tubeless
I freni a disco hanno anche la conseguenza, indiretta, di permettere di costruire biciclette con passaggio gomma più ampio. Se prima si poteva arrivare a 30 millimetri di sezione per le coperture, oggi c’è chi si si spinge senza problemi a 32. Con le tgomme ubeless, poi, la pressione di esercizio è più bassa, quindi si assorbono meglio le vibrazioni e si fora pure meno. La tecnologia hookless dei cerchi e la mancanza di camera d’aria allontanano il rischio di pizzicature nei punti dove l’impatto con le pietre è più forte. Se osservate le fotografie della corsa capita spesso di vedere, sul pavé, le ruote staccate dal terreno. I colpi sono talmente forti da provocare un vero e proprio rimbalzo delle ruote. Immaginabile, quindi, che sollecitazione violenta sia a carico delle gomme.
Due prodotti di Effetto Mariposa (sponsor della Wanty Gobert) dedicati alle coperture tubeless. Il nastro sigillante per il cerchio aiuta a evtare perdite di pressione dovute ai colpi violenti della pavé, il prodotto sigillante, invece, interviene prontamente in caso di foratura a chiudere il buco. È leggerissimo e non inficia la scorrevolezza delle coperture.
In questo senso dobbiamo registrare un allontanamento sempre maggiore dai classici tubolari e, anzi, l’utilizzo dei copertoncini classici per le squadre fornite da Specialized.
Biciclette dedicate
Il marchio americano va contro corrente anche sulle biciclette: ne ha dedicata una proprio alla Parigi Roubaix: la Roubaix, in versione S-Works, ha una geometria leggermente diversa rispetto al modello stradale (Tarmac SL7) e, soprattutto, è dotata di un ammortizzatore tra attacco manubrio e tubo frontale che permette di smorzare molto efficacemente le vibrazioni senza modificare la geometria dell’avantreno. Il sistema Future Shock nella versione 2.0 può essere bloccato a piacimento semplicemente azionando la manopola posta nella parte superiore dell’attacco manubrio.
L’evoluzione geometrica e dei compositi ha portato altri costruttori, invece, ad avere telai unici e versatili per tutti i tipi di competizioni. A modificarsi, nella componentistica, è la scelta dei rapporti per cui la Roubaix ha visto sempre soluzioni uniche nel panorama delle gare internazionali.
I corridori della Trek Segafredo forniti da Sram, ad esempio, utilizzeranno un sistema con monocorona aerodinamico anteriore da 54 denti e dietro una cassetta con pignoni che vanno da 10 a 33 denti. L’aumento degli assortimenti pignoni sul posteriore ha portato molti corridori a questa soluzione al posto della classica doppia, per la Parigi Roubaix, da 53-44 (o 47 denti).
Questo è l’aiuto che può dare la tecnologia. Il resto, la parte più importante, la faranno ovviamente i corridori. E sarà uno spettacolo.
17 apr 2022 – Riproduzione riservata – Redazione Cyclinside