Bruno Armirail voleva vincere la tappa e si è trovato la maglia rosa sulle spalle. Alle interviste ci è arrivato con l’aria smarrita, come il ragazzino dal preside per un encomio che non ha capito.
Ora si gode la maglia rosa conquistata certo di gambe, ma soprattutto per l’arrendevolezza dei Thomas e della sua Ineos, come dichiarato dai suoi direttori sportivi. Armirail è lì in cima senza mai aver brillato in una corsa a tappe. È forte a cronometro e questo ha fatto la differenza. L’ultimo francese in rosa, prima di lui, era stato Laurent Jalabert nel 1999.
Tutto calcolato, quindi contenti loro pure. Tranne lo spettacolo. Il Giro d’Italia non merita una maglia ceduta così, alla vigilia della terza settimana.
Sì, i conti si fanno alla fine e nella sommatoria va messo il meteo pazzesco e disgraziato che stanno subendo tutti, anche oggi, dal primo all’ultimo della classifica. Ma lì, in fondo, rischia di finirci proprio il Giro d’Italia.
Siamo passati da anni in cui il Giro d’Italia, anche per come era disegnato, era molto più affascinante del Tour de France, a una corsa che sembra interessi poco ai corridori che vi partecipano. Da domani in poi speriamo in un riscatto ma siamo già alle soglie della terza settimana e stiamo aspettando – con tutte le attenuanti del caso – che il Giro diventi bello anche dal punto di vista tattico. E questo senza nulla togliere ad Armirail, in maglia rosa meritata visto che di forza ne ha tanta e in questo Giro ne sta dimostrando davvero.