Non è finito, non è finito. Quante volte ce lo siamo ripetuto questi giorni per dire che il Tour, signori, dura tre settimane, e siamo nemmeno a metà. Può succedere di tutto.
Poi vedi Pogacar che se la ride e saluta la telecamera e pensi che davvero, forse non c’è proprio più niente da fare.
Certo, quanto sale ha su quei pantaloncini, chissà che caldo fa. I corridori lo sanno, quando hai tanto sale addosso ce n’è davvero tanto di sudore, è importante recuperare. Gli altri non avevano quei segni, ma sorrideva. E salutava.
E invece è successo l’inaspettato. Che poi è stata premiata, con lode, la tattica della Jumbo Visma. Quando hai a che fare con uno così va bene presentarsi al via con due corridori che puntino alla classifica, magari si riesce a metterlo in mezzo, e poi bisogna sperare che non sia troppo un marziano.
Così Pogacar è andato dietro a Roglic, il corridore della Jumbo che era partito più piano e pure con qualche acciacco – vedi caduta di qualche giorno fa. Ma hai visto mai che sia in crescendo la sua forma?
Per una corsa di tre settimane si fa pure così: si calcola la condizione per essere al meglio nell’ultima settimana, difendendosi nella prima come si può. E c’è da dire che anche Vingegaard è fortissmo e allora proviamoci: uno, due, attacchiamo a raffica. Sfruttiamo quel mattacchione di Van Aert per farsi trovare davanti al momento giusto fermandosi da una fuga (e allora, guarda un po’, prende un’altra forma anche quell’attacco che ci era sembrato scriteriato quando perse la maglia gialla). Fosse rimasto nei piani alti della classifica generale non avrebbe avuto la libertà della fuga nelle tappe cruciali come questa, come domani.
E anche la Ineos è lì. Thomas non sembra irresistibile, ma dalla sua ha sempre una cronometro importante il penultimo giorno e, anche lui, potrebbe essere in crescendo di forma.
Il martellare continuo della Jumbo Visma ha rotto il meccanismo che sembrava perfetto di Pogacar e anche della sua ritrovata UAE. Ma non era “leggermente positivo” Majka? Eppure era lì, col volto trasfigurato dalla fatica, ma davanti a fare il passo regolare per il suo capitano in difficoltà.
Stasera Pogacar farà i conti con i suoi per capire cosa si è rotto nella sua macchina perfetta che fino a un attimo prima non sembrava dare cenni di alcun problema. Un segnale, per qualcuno, possono essere quei segni evidenti di sale sui pantaloncini e sulla maglia, più che per tutti gli altri. Potrebbe essere stato un problema di acclimatamento: oggi ha fatto molto caldo al Tour e in quell’orologio perfetto che è la macchina umana qualcosa è evidentemente saltato. Ne sapremo presto, sperando che non ci siano altre sorprese. Ma di sicuro avremo di che divertirci. Il Tour, appunto, dura tre settimane, e da qui a Parigi ci sono ancora tantissimi chilometri e salite e caldo.
13 lug 2022 – Riproduzione riservata – Cyclinside