E pensare che fino a pochi anni fa cadevano in rovina: i trabocchi abruzzesi, che fin dai tempi antichi le genti del posto usavano come machine da pesca, in pochi anni sono diventati simbolo di questa regione.
Non è un caso che queste palafitte in legno protese sul mare siano una trovata di gente di terra, invenzione di un popolo di contadini, non certo di pescatori; qui, gli abitatori antichi hanno sempre avuto paura di avventurarsi per mare per procacciarsi il pesce. Meglio protendersi sull’acqua il più possibile su un supporto fisico, per poi raccogliere da una grossa rete issata su quattro “antenne” quel che la fortuna ti voleva o poteva restituire in quel momento.
In Abruzzo il trabocco come strumento di pesca è stato abbandonato da tempo, poi ancor più relegato nell’oblio dalla ferrovia adriatica, quella che fino al Duemila era a ridosso sul mare, così da rendere ancor più irraggiungibili e impraticabili quelle scheletriche costruzioni, che nel frattempo avevano iniziato a sfaldarsi sopraffatte dall’acqua, dal vento e dagli elementi.
Poi, nei primi anni del Duemila la Ferrovia Adriatica viene ammodernata e spostata più a monte, la vecchia linea a ridosso sul mare dismessa. In quel momento per i fatiscenti trabocchi comincia una nuova vita: lungimiranti privati li restaurano e li riqualificano, rendendoli in pochi anni icona e simbolo di quell’Abruzzo costiero che è un tesoro dal punto di vista paesaggistico, culturale e gastronomico.
Il resto lo ha fatto chi ha pensato di riqualificare la vecchia linea ferroviaria come percorso ciclabile, anzi ciclopedonale. Primo tra tutti, in questo senso, c’è il GAL Costa dei Trabocchi, che per la valorizzazione del patrimonio culturale ed enogastronomico del territorio, per lo sviluppo di un turismo responsabile e sostenibile, dall’anno della sua creazione, 2016, ha cominciato a puntare soprattutto sulla fruizione su due ruote di questa Via Verde costiera, che è presto diventata Via verde dei Trabocchi.
Proprio questa bella pista a ridosso sul mare nel maggio 2023 sarà teatro di una partenza di un Giro d’Italia che per la prima volta non sceglierà l’asfalto, ma piuttosto una pista ciclopedonale come percorso di una cronometro che sarà quanto meno atipica, tutta da seguire.
Oggi la ciclabile costiera dei trabocchi è non solo la pista più battuta da chi con la bici vuole godersi le bellezze costiere, ma è anche itinerario perfetto per runner, per i camminatori locali, e come è logico che sia in estate si riempie di bagnanti che la usano per raggiungere la spiaggia su due ruote.
Ma la Via Verde dei Trabocchi è solo la più famosa e rappresentativa tra le vie di una rete decisamente più vasta e ricca: la Rete Ciclabile dei Trabocchi è un reticolo di percorsi che si spinge verso l’entroterra, verso quell’Abruzzo tra mare e monti che è meno conosciuto, ma che proprio per questo è più affascinante ed insolito.
I percorsi interni della Rete Ciclabile dei Trabocchi completano, arricchendola, la proposta tecnica del perno principale di questa “cicloerete”, visto che dai 42 chilometri di ciclopedonale costiera (da Ortona a San Salvo) i cicloturisti possono spingersi a raggiera verso l’interno, attraverso tracciati che poi si intersecano, si ricollegano e si arricchiscono l’uno con l’altro.
Quello che vi raccontiamo in questo video è solo uno dei dodici percorsi, anzi delle rotte, che realizzano i quasi trecento chilometri di vie della Rete, una rete sulla quale soprattutto il GAL Costa dei Trabocchi sta operando non solo e non tanto per fare rete, ma più che altro per offrire e strutturare servizi che possano rendere questo spicchio d’Italia come uno tra i paradisi italiani, e perché no mondiali, del cicloturismo.
L’Anello Frentano
Il percorso che vi suggeriamo qui e che vi raccontiamo nel nostro video è l’Anello Frentano: è stato chiamato così in onore dei Frentani, l’antico popolo italico di lingua osca che era insediato su questa area costiera dell’Adriatico centrale.
L’Anello Frentano è perfetto per le biciclette gravel, ma è adatto anche per le mountain bike (ma in questo caso le difficoltà tecniche sono poche).
Per chi lo affronta con bici muscolari l’allenamento richiesto deve essere almeno di medio livello.
La lunghezza totale è di 50,9 chilometri, di cui circa 27 su asfalto (la maggioro parte su strade secondarie, 2,5 chilometri su ciclopedonale) e il resto in fuoristrada (con grande presenza di sterrato e una minima incidenza di single track).
Il dislivello totale è di 610 metri.
I periodi migliori per percorrerlo sono sicuramente i mesi autunnali, primaverili e l’inizio estate.
Il percorso è tutto in provincia di Chieti e tocca i comuni di Fossacesia, Mozzagrogna e Paglieta.
I luoghi di interesse culturale e paesaggistico che incontra direttamente sul percorso sono l’Abbazia di San Giovanni in Venere, il Cimitero Inglese e la Riserva Naturale Regionale della Lecceta di Torino di Sangro.
Il percorso inizia nei pressi della stazione ferroviaria di Fossacesia-Torino di Sangro, raggiungibile in treno in 34 minuti dalla stazione di Pescara Centrale.
Dove mangiare
- Agriturismo Lu Carre, Mozzagrogna
- Agriturismo Ulisse, Mozzagrogna
Dove dormire
- B&B Abruzzo nel Cuore, Pollutri
Noleggio bici/ciclofficina
PiùBici, Pollutri
Sorgini, Fossacesia
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