6 ago 2016 – Difficoltà da tappa alpina, anzi di più, perché il percorso della prova di ciclismo su strada dei Giochi Olimpici del 2016 si è rivelata piena di insidie e di trappole. Sfondo con spiagge e mare strepitosti. Fondo misto, asfalto perfetto, asfalto rovinato e pietre da classica. La prova olimpica di ciclismo prima ancora che per l’altimetria ha subito la selezione per il fondo stradale. Una quantità incredibile di catene saltate e pure qualche caduta. Parecchia inesperienza in gruppo da parte dei corridori delle nazioni che solitamente non gareggiano ad alto livello (un mezzo disastro gli Iraniani) e selezione naturale più da dietro che da davanti dove pure la situazione si è fatta subito complicata per l’Italia. Una fuga di sei corridori, tutti bei nomi, a cominciare dall’ex campione del mondo Kwiatkowski, ma anche Pantano, fresco di Tour de France, con un vantaggio arrivato fino a otto minuti.
Italia e Spagna soprattutto a inseguire con pochi corridori (al massimo sono cinque per squadra, quindi c’è poco da sprecare. Gran Bretagna pure anche se in seconda fila, almeno nelle fasi di recupero iniziale.
Poi ci si è messo anche il vento a tendere trappole a chi non era attento nel gruppo. Lo stesso vento che faceva spettacolare il paesaggio gonfiando di onde e schiuma l’oceano costeggiate dalla corsa in parecchi tratti.
È verso i settanta chilometri dall’arrivo che le cose iniziano a cambiare. L’Italia tira forte, sempre di più e sgancia Caruso con Van Avermaet e Thomas su cui poi rientra anche Taaramae, poi Henao. Davanti intanto provano a resistere Kwiatkowski e Kotchenkov, ultimi due della fuga iniziale dei sei.
Selezione durissima intanto. Il “gruppo” nel circuito finale ha circa trenta corridori. Caldo e fatica si sono fatti sentire prima del previsto evidentemente.
All’inizio dell’ultimo giro la selezione ha lasciato i capitani quasi da soli. A parte Nibali e Aru che vanno via in discesa e, aspettati da Caruso, rientrano sui primi. Bel numero e bella tattica che fa fuori Francia e Spagna e rivaluta Cassani dopo altre prestazioni opache della nazionale italiana. Ma è anche segno che, evidentemente, a fare la differenza sono anche le gambe. L’ultima azione di Damiano Caruso è proprio per Aru e, soprattutto, Nibali, tirando nel tratto che precede l’ultima salita.
Nibali, Majka ed Henao sono quelli più forti nel finale della salita. L’italiano prova più volte a restare da solo ma per due volte gli rientrano gli altri due.
In discesa succede di tutto e purtroppo Nibali ed Henao cadono in una curva insidiosa dove in precedenza era caduto anche Porte. Cade anche Thomas nella discesa davvero insidiosa. Dietro non si organizzano ma Majka davanti è stanco. Scappano Fuglsang e Van Avermaet, reagisce Alaphilippe (anche lui problemi in discesa). Davvero notevole il francese nel finale.
Sul traguardo arrivano in tre. Van Avermaet batte tutti, meritatamente indossa l’oro. Aru è sesto. In Belgio, nelle Fiandre, a casa del belga, stasera scorreranno fiumi di birra.
GR