12 mag 2019 – Una cronometro è una cronometro. E se volete curiosare nella tecnologia ciclistica vale la pena fare un giro quando i corridori se la vedono col cronometro. Siamo andati a fare un po’ di domande prima del via e alcune foto. Poi abbiamo osservato con attenzione particolare anche i corridori che ci passavano davanti.
Premessa: molte delle soluzioni che troverete qui sono inutili da pensare se non partecipate al Giro d’Italia o non fate cronometro che possono risolversi per pochi centesimi. Alcune cose hanno senso solo al di sopra di una certa velocità.
Qui, di seguito, vi parleremo di alcune curiosità viste ieri a Bologna e non solo afferenti ai corridori di punta. Molte particolarità tecniche, spesso, sono anche dedicate ad altri corridori del gruppo, magari per loro carattetistica o anche solo per sperimentare soluzioni diverse.
Victor Campenaerts
La menzione d’onore, visto che si parla di gara contro il tempo anche se non propriamente adatta a questo atleta, va comunque al detentore del Record dell’ora. Pensate che Campenaerts, ormai abituato a un controllo maniacale dei dettagli (e lì ogni virgola ha un valore) si è fatto persino togliere il portaborraccia. Il suo meccanico si è dato da fare a chiedere col nastro adesivo i fori del support, niente viti a fare da tappo: tutto più liscio possibile, così come gli adesivi messi a coprire i fori delle lenticolari per l’accesso alle valvole di gonfiaggio.
Adam Hansen
I corridori australiani non sono gente normale. Era stato sentenziato in tempi meno tecnologici. Se poi considerate che Adam Hansen sia australiano ecco che la media sale notevolmente. Lui, poi, è proprio fuori scala. Difficile trovare un corridore più attento e maniaco del dettaglio. Anche nella cronometro inaugurale non è stato da meno. I suoi scarpini completamente in fibra di carbonio sono unici, se li fa da solo e ne è contentissimo. E a uno che continua a concludere Grandi Giri come se fossero uscite domenicali cosa vuoi dire?
Ieri però nelle foto che abbiamo fatto ad Hansen abbiamo visto anche qualcosa di particolare. Sotto ai pantaloncini, a metà coscia, si intravedeva un qualche dispositivo. Niente di preoccupante, si tratta di uno strumento che serve a studiare la posizione in sella, gli angoli del corpo e aiutano a ottimizzare posizione e movimenti e, naturalmente, i materiali. Quello dell’australiano è un prodotto Leomo e serve ad analizzare i punti morti della pedalata per poterla migliorare.
Adam non è proprio un novellino in bicicletta, ha 38 anni, ma la voglia di migliorare non gli sembra proprio passare.
Prolunghe non di serie
A ben vedere non era solo Campenaerts ad avere un delle prolunghe particolari. Anche Roglic aveva qualcosa di “fuoriserie”. Le appendici montate sulla sua Bianchi sono una vera particolarità, realizzate su misura per lui da Vision e dal peso di 90 grammi l’una.
Anche Nibali aveva un manubrio fuoriserie ancora diverse. Anche lui è fornito da Vision, ma probabilmente stanno sperimentando anche delle collaborazioni:
Simon Yates non è stato da meno. La sua Scott era equipaggiata con un manubrio in fibra di carbono speciale che non appare essere di serie. Anche per il britannico si tratta, evidentemente, di qualcosa sviluppato ad hoc e non ancora sul mercato.
Per quanto riguarda Simon Yates le particolarità non finiscono qui. Sulla sua Scotto erano montate ruote differenti: anteriormente un modello ad alto profilo di Shimano, dietro una ruota “fouri sponsor” ma leggerissima: si tratta di una Lightweight Autobahn. La ruota dell’artigiano tedesco pesa appena 780 grammi. Per una lenticolare è pochissimo. Un valore mostruoso se consideriamo una differenza di circa 2-300 grammi rispetto ad altre ruote lenticolari di serie.
Per Simon Yates le scelte, se possibile, sono ancora più attente, ricordate il pasticcio con le scarpe dello scorso anno?
I body aerodinamici
Da quel che abbiamo visto già nella prima cronometro del Giro d’Italia possiamo dire che sono state quasi completamente abbandonati i body aerodinamici tradizionali, quelli con tessuti lisci.
La (ex) Sky e Castelli hanno fatto scuola con le soluzioni trovate per rendere ancora più filanti i ciclisti (e teniamo sempre conto che il corridore è la parte preponderante nella resistenza all’aria). Ormai tutti i top team utilizzano soluzioni tutt’altro che lisce per creare delle microturbolenze sul tessuto così da staccare il flusso dell’aria che creerebbe maggiore attrito.
Foto curiosità
Ma serviva davvero cambiare bicicletta? Non sono stati in molti a farlo e la giuria è stata inflessibile: si cambia solo prendendo la bicicletta dall’ammiraglia. Questo ha ridotto molto i cambi perché la perdita di tempo, così, è stata molta. Molto più rapido sarebbe stato se si fosse autorizzato un meccanico a terra già pronto con la bicicletta sostitutiva. Decisamente spettacolare anche per il pubblico, ve l’immaginate? Come un pit stop di Formula 1. Magari un giorno ci arriveremo.
Infine un bel momento da raccontare, niente tecnica qui: pochi minuti prima del via Roglic si ferma a parlare con il suo procuratore. Non sentiamo cosa si dicono, ma si avvicina una signora a chiedere un autografo. Lui la guarda un attimo e l’accontenta con un sorriso.
In quanti sport, prima di una prova importante, il campione con gli occhi addosso di tutti farebbe una cosa del genere?
Bravo Primoz!
Redazione Cyclinside