18 mag 2020 – “Benvenuti nel futuro” è scritto a chiare lettere sulla scatola della particolarissima sella che Fizik ci ha inviato per questo test di durata e che rappresenta la principale novità delle selle 2020 del marchio veneto (che per chi non lo sapesse oltre alle selle produce anche calzature, reggisella, attacchi manubrio e reggisella).
La sella si chiama Antares Versus Evo 00 Adaptive (d’ora in poi, per esigenze di sintesi, “Adaptive”), ed in effetti è una sella futuristica, unica nel suo genere, tra le prime a portare la tecnologia di stampaggio tridimensionale su questo componente così importante della bicicletta. La stampa 3D, appunto, lei e il processo produttivo che è una sorta di nuova frontiera per tante applicazioni industriali, comprese le tante applicabili all’industria “ciclo”. Proprio qualche tempo fa ci eravamo occupati di come la stampa 3D possa essere impiegata anche per realizzare telai in carbonio. Fizik si è mossa in una direzione simile, con la differenza che in questo caso lo stampaggio tridimensionale utilizza un processo e un macchinario di nuova generazione, inoltre ad usufruire di questo processo non è un prototipo e tantomeno un “concept”, ma un articolo di serie, una sella già da qualche mese nella gamma selle di Fizik.
Stampaggio 3D di nuova generazione
Sulla Antares Versus 00 Adaptive è l’imbottitura a risultare da stampaggio tridimensionale: questa parte è chiaramente riconoscibile non tanto per la sua originale colorazione verde chiara, ma più che altro per le fattezze inedite, inusuali per questa parte: troviamo un materiale morbido, dalla forma alveolare, plasmato con una forma che lascia libera la porzione centrale, evidentemente con la funzione di scarico sulla zona del perineo. È questo uno dei numerosi risultati ottenibili con la Carbon 3D, una particolare stampante 3D sviluppata qualche anno fa dalla omonima azienda californiana Carbon.
Il macchinario dà forma a uno stampaggio tridimensionale evoluto, che utilizza un processo tutto diverso da quello in uso sulle più comuni stampanti 3D. Queste ultime appartengono principalmente a due “famiglie”: le stampanti a filamento, che appunto ricavano l’oggetto dalla solidificazione del filamento in materiale sintetico originato da una bobina oppure le stampanti 3D a resina, che solidificano della resina liquida attraverso un fascio laser.
In entrambi i casi l’oggetto prende forma per modalità additiva di strati successivi depositati dal macchinario; nel processo della Carbon 3D, invece, la modalità di formazione del corpo è codificata con la sigla CLIP, Continuos Liquid Interface, per cui il corpo prende forma attraverso una sorta di estrusione da una vasca in cui è immerso del polimero in forma liquida. In particolare la tecnologia proprietaria in uso sulla macchina Carbon 3D è la Digital Light Syntesis (DSLS), che grazie alla proiezione digitale della luce ultravioletta, ad ottiche permeabili all’ossigeno e a resine liquide programmabili consegna un materiale con proprietà meccaniche, finitura e risoluzione eccellenti.
Nei fatti l’oggetto da realizzare viene “estratto” in modalità continua, da un bagno di resina liquida, che al contatto con la luce solidifica. Nella parte inferiore del bagno c’è un obiettivo che proietta verso l’alto una serie di immagini di sezioni incrociate, le stesse che determinano la precisa forma finale che avrà l’oggetto. È infine un fascio di luce ultravioletta che permette alla resina appena estratta di solidificare. I vantaggi di questo standard rispetto alle stampanti 3D “tradizionali” sono molteplici: il CLIP è un processo continuo, non a strati, e questo consente maggiore velocità rispetto al processo di una stampante 3D tradizionale. Ma soprattutto questo tipo di processo consente sia di differenziare le caratteristiche meccaniche e fisiche dell’oggetto che si vuole realizzare, sia di differenziare in “enne” modi la struttura finita, in base alla foggia che il progettista decide di assegnarli. Nel caso dell’imbottitura di una sella, ad esempio, questo consente di definirne con estrema precisione la densità di quel corpo, ovvero di differenziarne nel modo più rigoroso le caratteristiche di assorbimento in base ai vari punti di pressione che andrà ad esercitarvi sopra il corpo del ciclista.
Evoluzione della Versus
Per realizzare la sua sella con imbottitura 3D e tecnologia Adaptive, Fizik è partita dalla base di una Antares, che possiamo considerare il best seller della produzione di questo marchio degli ultimi cinque anni. Significa che lo scafo sul quale viene applicata la tecnologia Adaptive è il medesimo di questo fortunato modello apprezzatissimo da molti ciclisti, in particolare da molti pro del ciclismo su strada. Più nello specifico questa tecnologia è stata applicata su una Antares della più avanzata generazione di selle con morfologia Versus Evo – ossia con ampio canale longitudinale di scarico della pressione – e appartenente alla classe 00 – ossia con scafo e telaio in carbonio, dove il secondo impiega un a struttura tubolare continua secondo la tecnologia Mobius – ossia con struttura non più “a forchetta” come siamo abituati a vedere sulle selle convenzionali, ma con architettura tubolare continua che si salda allo scafo soprastante, senza alcuna soluzione di continuità.
In pratica, la sella sotto i riflettori è un concentrato di tecnologia e innovazione, che vengono poi ulteriormente enfatizzate dall’impiego dell’imbottitura a stampaggio 3D di cui abbiamo parlato. Oltre al grande patrimonio tecnologico la Adaptive porta con sé un peso davvero limitato, solo 158 grammi rilevati. Anche il prezzo è importante, è chiaro, con 390,00 euro di “listino” che posizionano questo articolo nell’ambito delle selle più costose presenti sul mercato, ma evidentemente si tratta di un oggetto esclusivo, quasi unico (sì, “quasi”, perché anche Specialized commercia un articolo molto simile), che proprio per questo eravamo molto curiosi di testare.
Le impressioni della prova
Prima di tutto una personale valutazione estetica della Adaptive: la finitura verde chiara che colora l’imbottitura 3D si discosta un po’ dalle prevalenti colorazioni scure che al giorno d’oggi connotano molte selle di altissima gamma per il ciclismo da strada. Non so cosa ne pensate voi, ma per chi scrive l’effetto estetico non è stato dei migliori a vedere questa sella dalla finitura bianca e dalle fattezze a nido d’ape su una “seriosa” Cannondale SuperSix Evo di colore nero. È un’impressione estetica soggettiva, ci mancherebbe, ma per fugare i dubbi di chi potrebbe pensarla allo stesso modo vi diciamo in via ufficiosa che Fizik ha intenzione di aggiungere anche colorazioni ulteriori sulle imbottiture Adaptive che andrà a realizzare nel prossimo futuro.
Passiamo ora alle più concrete impressioni sulla seduta, prima di tutto partendo dalla regolazione della sella sul morsetto reggisella: il telaio garantisce ampia escursione in arretramento/avanzamento, quasi 9 centimetri, che davvero riescono ad assecondare esigenze di posizionamento in sella delle più disparate. Ma in fondo questa è una prerogativa comune a tutte le selle Fizik con telaio con tecnologia Mobius.
Passiamo invece alle ripercussioni che la particolare imbottitura Adaptive ha sulla regolazione della sella: la combinazione del particolare padding con lo scafo in carbonio della Antares mi ha obbligato ad inclinare la sella con la punta leggermente rivolta in basso, altrimenti avrei ottenuto una seduta un po’ troppo “in discesa” nella parte posteriore dalla sella, dove appunto sono destinate a poggiare le ossa ischiatiche. In termini biomeccanici il risultato è stato che la stazione “in punta di sella” è in questo caso poco utilizzabile, appunto perché compatta troppo la distanza con la pedaliera.
È anche vero che una regolazione simile dell’inclinazione risolve perfettamente il problema dello schiacciamento dei tessuti molli che talvolta si verifica nella transizione tra posizione con presa alta a quella bassa sul manubrio. Questo problema è stato tagliato nettamente alla radice dalla moderna generazione di selle “corte”: la Adaptive no, la Adaptive ha uno sviluppo in lunghezza “tradizionale” (274 millimetri), che nei fatti si rivela molto pratica non tanto per quei (rari) frangenti in cui davvero senti il bisogno di pedalare in punta di sella, ma più che altro perché la punta prominente della sella funziona anche come una sorta di riferimento che ti conferisce maggiore sicurezza ed equilibrio, soprattutto quando procedi in discesa ad altissime velocità.
Da questa digressione generale sul confronto tra selle corte e tradizionali torniamo però allo specifico della Adaptive e alle impressioni percepite dal suo particolare padding: devo ammettere che senza la suggestione di sapere di essere su una sella diversa da tutte le altre, l’impressione generale di seduta è stata come essere su una sella a me congeniale, non certo di mettere il sedere su una superficie così originale per questa parte; già dai primi chilometri il feeling è stato come sedere su una superfice alla quale il mio sottosella era abituato da tempo. Il centro anatomico della Adaptive corrisponde proprio all’area in cui il padding evidenzia maggiore densità, lì dove vanno a poggiare le ossa ischiatiche. La sensazione è allo stesso tempo di comfort e di stabilità nell’interfaccia, tanto più che la finitura alveolare di questo particolare padding funge anche da stabilizzatore che impedisce al corpo di avanzare o arretrare involontariamente. La stessa impressione è rimasta identica anche nelle uscite successive e c’è da giurare che rimarrà tale praticamente in eterno, perché il produttore ci ricorda che uno dei vantaggi di questa imbottitura è il suo non avere “memoria”, ossia tornare esattamente allo stato e alle fattezze originali anche dopo infiniti cicli di utilizzo.
Qualche considerazione infine sulla morfologia con cui Fizik ha deciso di declinare questa sua prima imbottitura Adaptive, ossia la forma Versus Evo, con depressione centrale ampia e lunga che scarica la pressione sul perineo. È una sorta di canale, nel quale l’imbottitura Adaptive scompare, lasciando spazio al nudo carbonio dello scafo sottostante. La pressione sul perineo in questo modo si riduce, è chiaro, ma in realtà con un’imbottitura di questo tipo forse avere un padding continuo, ossia la soluzione di continuità creata dal canale, poteva essere anche meglio, ad esempio assegnando al padding che interfaccia il perineo una maggiore morbidità. Il vantaggio di un materiale e di un processo come questo è proprio poter definire con estrema precisione quelle che proprio Fizik definisce “zone funzionali multiple lungo la sella, calibrando in ognuna di esse le specifiche proprietà meccaniche necessarie in quel punto”. Questo piccolo appunto non va certo letto come critica e tantomeno inficia la validità di un prodotto che è senza dubbio innovativo nel suo genere, una sorta di primo passo in un ambito tecnologico nuovo, che porta con sé interessanti occasioni di sviluppo non solo per il componente “sella”, ma in genere per tanti articoli destinati al ciclismo e a mille altri ambiti applicativi.
Stampa 3D: la sella del futuro e sviluppi possibili
Con la tecnologia di stampaggio tridimensionale della Carbon oggi si realizzano suole di scarpe da ginnastica, protesi dentarie, parti destinate all’automotive e strumenti per la ricerca scientifica, solo per citare le applicazioni più importanti. Chissà, per tornare nell’ambito dell’industria ciclistica, con un processo di questo tipo sarà possibile realizzare non solo selle con imbottitura a densità calibrata lungo tutta la superficie di appoggio, ma più che altro sarà possibile produrre selle personalizzate, la cui imbottitura è pensata per le caratteristiche anatomiche di quello specifico utilizzatore.
Oltre ad essere preciso, infatti, questo processo di stampaggio 3D è anche estremamente veloce. Ecco perché in questo contesto immaginare di veder realizzata in pochi minuti la sella con la forma e l’imbottitura più adatta alla tua anatomia corporea non è certo idea utopistica o campata in aria; nello stesso senso, e con macchinari simili a disposizione, si aprono prospettive interessantissime anche per tanti altri articoli, accessori o componenti dedicati al ciclismo: primi tra tutti ci vengono in mente i nastri manubrio o le manopole da mtb, ma perché no anche componenti elastomerici delle sospensioni, e ancora guanti, solette delle scarpe e imbottiture dei caschi solo per citarne alcune delle applicazioni possibili in questo ipotetico domani che è sempre più imperniato attorno ad un personalizzazione che non solo sarà più precisa, ma anche più veloce e semplice da realizzare.
Prospettive future: l’intervista
Il product manager Fizik, Giovanni Fogal, ci parla della tecnologia Adaptive
Specificamente come avviene la differenziazione della densità sull’imbottitura Adaptive? È ottenuta mediante un diverso diametro degli “alveoli” che realizzano il padding, oppure l’impiego di un materiale di origine differenziato presente nella vasca della stampante 3D?
«La differenziazione della densità è determinata da una diversa configurazione della struttura alveolare, sia attraverso il dimensionamento delle singole celle, sia controllando lo spessore dei rami che le compongono. Questo determina una diversa risposta del materiale quando soggetto a compressione».
Perché avete deciso di utilizzare questa tecnologia prima su una sella con forma Versus e non su una sella con cover “continua”?
«Come prima applicazione abbiamo scelto il nostro scafo Antares, poiché il più diffuso e ad oggi apprezzato nella nostra gamma. La configurazione Versus è la più recente (la struttura di base in carbonio è stata introdotta meno di un anno fa) pertanto fa uso delle migliori tecnologie costruttive e del miglior layup di carbonio. Il canale inoltre fornisce un ottimo scarico di pressione della zona perinale, la più delicata. In particolare la Antares Versus Evo 00 Adaptive è stata realizzata – e con questa le sue diverse zone calibrate – attraverso i dati ricavati da centina di sessioni di pressure mapping. Quindi dati rappresentativi della seduta di centinaia di ciclisti, di ambo i sessi, di varia corporatura, livello di esperienza e in varie posizioni di guida».
Nel prossimo futuro avete in mente di realizzare selle Adaptive personalizzate in base alla specifica pressione e alle caratteristiche anatomiche di ciascun individuo?
«Se nella realizzazione di una sella, i dati di pressure mapping ai quali si facesse riferimento fossero di una singola persona, questa sarebbe personalizzata sul ciclista. Ogni padding Adaptive viene realizzato in stampa 3D sulla base di parametri programmabili, pertanto senza l’uso di stampi. Ciò consente di produrre un singolo padding diversificato senza dover ricorrere ad economie di scala. Questo ci fa capire che potenzialmente in futuro, con opportuni sistemi che possano tradurre automaticamente, rapidamente e convenientemente i dati di pressure mapping in parametri di stampaggio, potremmo immaginare selle personalizzabili one-to-one».
La scheda tecnica
- Materiale telaio: carbonio con tecnologia Mobius
- Materiale scafo: carbonio
- Imbottitura: Adaptive
- Sezione telaio: 7×9 mm
- Dimensioni: 274×139 mm (versione “Regular”)
- Peso rilevato: 158 grammi
- Note: disponibile anche in versione “Large”, con larghezza da 146 mm, per utilizzatori con bacino ampio
- Prezzo indicativo al pubblico: 390,00 euro
- Informazioni: www.fizik.com
Maurizio Coccia