22 lug 2017 – Tutti gli anni sento questo ritornello. Probabilmente lo sento da quando sono nato. Credo che tutti gli appassionati sportivi siano d’accordo sul fatto che il Giro d’Italia è più combattuto e più bello. Forse è merito dei percorsi: le strade d’Italia nascondono mille insidie, gli arrivi non sono mai scontati. Le tappe di pianura dove si aspetta la classica volata senza sorprese esistono, ma non sono per nulla la regola, anzi.
I percorsi sono fondamentali, ma la gran parte di una gara noiosa la fa la strategia. Al Tour abbiamo troppe squadre organizzate per giocarsi la volata e attualmente una squadra così forte in salita da togliere ogni possibilità di attacco agli avversari. Finché avremo una Sky che quando tira si trascina dietro appena 10 corridori, sarà dura trovare qualcuno che vuole partire. Queste strategie comunque derivano da un fatto: il Tour è la corsa più importante al mondo e tutti i migliori sono al Tour. Il Giro o la Vuelta non sono certo un ripiego, ma sicuramente se un corridore è al top prova a vincere il Tour, come sta facendo in questi anni Froome.
(nella foto d’apertura, Christian Prudhomme, direttore del Tour de France)
Perché il Tour è più importante? Alcuni hanno puntato il dito sui premi, che al Tour sono più del doppio di quelli del Giro. Ma non è questo il punto fondamentale. Il vero problema di Giro e Vuelta è che mediaticamente sono inferiori. Lasciate da parte il nostro nazionalismo e provate a pensare ad un Malesiano, o un Giapponese, o un Americano. Chiedetegli qual è la corsa più importante al mondo: vi risponderà che è il Tour de France. La differenza di potenza mediatica fra Giro e Tour è impressionante: dalle più piccole cose, come semplicemente il parco chiuso alla partenza: al Giro si trovano spesso i parcheggi dei team pieni, e le squadre sono costrette a cercare di fermare i mezzi sulle vie come alle corse dei bambini. Al Tour esistono parcheggi specifici dove solo gli autorizzati entrano, e tutto questo crea un’aureola di inarrivabilità ai Team che partecipano al Tour.
Anche le immagini spesso sono più scenografiche. Spesso le riprese dall’elicottero del Tour sono studiate da mesi prima per trovare le inquadrature migliori.
Il Giro d’Italia non riesce ad essere protagonista nemmeno sul quotidiano da dove trae il colore della maglia di leader. La Gazzetta mette in prima pagina i girini solamente al giorno della tappa più importante o per fatti di doping. Per il resto del Giro bisogna vedere le ultime pagine. La Rai inizia le dirette a metà tappa, mentre per esempio alla Vuelta esiste ogni giorno la diretta dalla partenza all’arrivo. Nei Tg serali raramente c’è traccia di Giro, mentre in Francia c’è il Presidente della Repubblica nelle tribune. Quest’anno al Giro abbiamo avuto un album di figurine del ciclismo, una novità o forse una riscoperta di una cosa del passato che dir si voglia. In Francia esiste dalla notte dei tempi, senza aver subito interruzioni. Ho io stesso le mie figurine di album Francesi di 10 – 12 anni fa.
Non è un’accusa contro gli organizzatori del Giro, anzi: l’importanza al Tour la danno prima di tutto i Francesi stessi, adorandolo, tutti dal primo all’ultimo. In Francia tutti sono sulle strade, bambini e adulti, a vedere il Grande Tour che fa grande la Francia. Gli Italiani al Giro invece sono divisi in due: chi lo adora passa le giornate sui Passi Dolimitici a tifare, gli altri sono a maledire la carovana che gli fa perdere tempo in auto. È storia vecchia, è storia d’Italia.
Stefano Boggia (www.daccordistore.it)