di Guido P. Rubino
Ci fosse la classifica del corridore della settimana, nella corsa francese, non avremmo molti dubbi per ora. La prima settimana è stata certamente di Tadej Pogacar, la seconda di Mark Cavendish.
In mezzo, ovviamente, tantissimi corridori e fenomeni, alcune meteore (vedremo), altri più solidi. E pure nomi di tutto rispetto.
La prima settimana la assegnamo all’attuale maglia gialla per un motivo semplice: il predominio che aveva dimostrato e senza lasciare speranze agli altri. In una classifica immaginaria e sempre a parere personale, Pogacar aveva battuto d’un soffio Mathieu van der Poel con la sua bella storia (la maglia gialla dedicata a nonno Poulidor) e quel modo di correre che – stavolta sì – è la rivoluzione che il ciclismo stava aspettando, gambe permettendo.
Seconda settimana: Cavendish
La seconda settimana è di Cavendish e non si scappa: il record di Merckx eguagliato è solo un giochino numerico per corridori impossibili da affiancare (a spegnere le polemiche ci aveva pensato proprio Cavendish dicendo che era un paragone senza senso), ma è soprattutto il bello del ciclismo. La storia del corridore che vinceva facilmente, finito al buio dei risultati e della sua mente, e poi rinato diverso ma ancora vincente. È diventato anche molto più simpatico al pubblico.
Il Tour “antico”
È un Tour de France antico quello cui abbiamo assistito fino ad ora. Pogacar ha inflitto distacchi e superiorità da ciclismo eroico. Solo che il ciclismo eroico era anche quello dei grandi capovolgimenti, delle mezz’ore subìte e recuperate. Qui i margini sono diversi ma, al momento, non sembrano facilmente recuperabili. Tra l’altro Pogacar non si sta dimostrando solo forte fisicamente, ma anche con una maturità tattica degna del campione navigato ed esperto. Per uno che è ancora in classifica per la maglia bianca, non è poco e preoccupa gli avversari futuri.
Non solo i distacchi fanno antico questo Tour de France, anche alcune tattiche.
Dietro al predomino – fino a qui almeno – del corridore della UAE, abbiamo visto darsi il cambio ciclisti diversi. L’ultimo è stato Guillame Martin che era rientrato in classifica per una fuga fortunata (salvo poi ridimensionarsi da solo per evidenti problemi in discesa, proprio nella tappa di ieri).
Nella prima settimana, addirittura, avevamo visto andare in fuga la maglia gialla di Van der Poel che sì, sarà stato pure lasciato libero che tanto si sapeva già che non avrebbe terminato il Tour (anche se forse, con la maglia gialla addosso…) ma intanto quanti anni erano che non si vedeva un attacco del genere?
Il suo compare di scorribande, Van Aert, è ancora lì a darle e a farsele dare, ha portato a casa una tappa strepitosa e storica, il doppio Ventoux e si vede all’attacco come Alaphilippe, bello della sua maglia iridata.
Attacchi strepitosi perché portano anche a cotte clamorose, con tanti saluti ai calcoli della tecnologia che vorrebbe accompagnare ogni pedalata.
Anche Pogacar appare sulla stessa lunghezza d’onda.
Niente male così.
Cosa manca? Come ha detto Luca Gregorio a Eurosport: non ci sono corridori di classifica nelle vittorie di tappe importanti di salita – ancora. Vero ma, appunto, aspettiamo l’ultima settimana che inizia domani. E poi, dopotutto, di questo Tour abbiamo già in archivio tanti episodi notevoli da mettere insieme diverse edizioni che oggi ci appaiono formidabili. Alla vigilia dell’ultima settimana, le premesse sono promettenti.
12 lug 2021 – Riproduzione riservata – Cyclinside