La CiclostoricaPuglia, manifestazione per bici d’epoca e abbigliamento vintage si è svolta domenica 30 ottobre a Polignano a Mare, la città di Domenico Modugno.
Ma io, come sempre quando vengo qui, la prendo da lontano, sia nello spazio che nel tempo come un lunghissimo sabato del villaggio.
E così, venerdì mattina Bari mi accoglie come una vecchia amica. La amo da sempre ma grazie alle storie dell’Avvocato Guerrieri, è come se la conoscessi meglio di quello che è realmente. E ogni volta, ho il mio “momento Carofiglio” e la percorro piano, rigorosamente a piedi, fermandomi solo per un veloce, immancabile binomio “panzerotto e birretta”, o per godermi quella luce che hanno solo qui. Il Margherita, il Petruzzelli, la spiaggia Pane e Pomodoro, il Castello Svevo, San Nicola mi scorrono davanti illuminati da un sole che niente ha da invidiare a quello estivo, ma senza quel caldo feroce. E Bari Vecchia, strade contorte e piazzette come salotti in cui si rincorrono dialetto e risate delle donne sedute a far le orecchiette all’aperto. Perché Bari Vecchia è come un’unica grande casa, in cui ci si passa il cibo da una finestra all’altra proprio come a tavola ci si passa il sale, e gli abitanti se prendono cura come se fosse loro. Profumo di cibo e di mare, dolce e salato, pungente come l’olio appena spremuto, aria di festa.
La Masseria San Pietro, (la trovate anche su airb&b e ve la consiglio) dove sono ospite da amici nuovi ma non per questo meno cari, si trova a pochi chilometri da Conversano e ha una corte in pietra bianca grande come Piazza del Duomo, ma senza i piccioni. Pergole, amache, fichi d’india che noi, grandi così su al Nord ce li sogniamo, e tavoli accoglienti come loro che raccontano di una vita ricca e piena. La casa riassume nei dettagli e negli ornamenti le passioni di questa famiglia talentuosa e così sui muri si alternano foto d’autore – di padre e figlio, autore anche di queste foto – attrezzi da cucina, (la vulcanica padrona di casa ha un’associazione DireFareGustare una scuola di cucina di altissimo livello per turisti), componenti di bici e di auto d’epoca.
È un concentrato di arte e cultura, Conversano
Mi sorprende Conversano con la sua bellezza nobile e altera, che domina il territorio circostante dall’alto dei suoi metri di dislivello e dalla sua storia secolare che si perde all’indietro fino all’età del ferro.
Pietra bianca immacolata in un dedalo di stradine a volte così strette che se prendi un chilo ci rimani incastrato. Il romanico pugliese spicca nella cattedrale, e poi il Castello e il Monastero di San Benedetto, con il suo chiostro dalla bellezza commovente.
Intanto che il tempo passa e la domenica si avvicina l’atmosfera si fa più “eroica”. raggiungiamo infatti sulla spiaggia una corposa delegazione di toscani capitanati da Brocci padre e figlio e composta dal “GruppoBroccini”, fedelissimi della dinastia dei fondatori della grande madre di tutte le ciclostoriche, l’Eroica appunto. Ed è allora che l’estate fa coming out e esce definitivamente allo scoperto. È il 29 ottobre e fare il bagno in una deliziosa spiaggetta di Polignano non è un gesto da sbruffoni, da consumarsi veloce e subito uscire rabbrividendo. La gente, grandi e piccini, sta in acqua tranquilla come se fosse agosto e ne esce solo attratta da pezzi di ottima focaccia barese.
La presentazione della Ciclostorica Puglia avviene al tramonto praticamente pied dans l’eau, al Museo Pino Pascali a Polignano, e, dopo i discorsi ufficiali tra autorità e ospiti d’onore, foto di rito e nobili proponimenti su ambiente e territorio uniti dalla bicicletta, nell’aria tiepida della sera con la luna che si riflette sul mare, si diffonde un’emozionantissima versione lirica di Volare cantata dal tenore svedese Bo Schunnesson che canta al teatro La Fenice (è in frac, il tenore, per completare le citazioni modugnane).
Le emozioni (e i brindisi), si sa, mettono fame e a cena, tutti insieme ingurgitiamo più calorie di uno squadrone di spaccalegna canadesi, sotto forma di delizie locali: arancini, panzerottini, crostini, tartelette, riso patate e cozze e cavatelli ai frutti mare, insomma la versione pugliese del carbo load.
E domattina, sveglia presto.
La mattina prima della partenza
Non so a voi ma a me piace da pazzi arrivare presto la mattina prima di queste manifestazioni: l’atmosfera mista di incanto e frenesia, i preparativi, respirare l’aria emozionante e carica di aspettative che le precede.
Anche se è presto, complice la longitudine e il cambio dell’ora, c’è già un bel sole e nella piazza cominciano ad arrivare ciclostorici alla spicciolata. Entro in possesso della bici con cui pedalerò oggi: una Moserissima blu, perfetta. Lei, io molto meno. Infatti senza nemmeno bisogno di contare, capisco con un colpo d’occhio che ha un pacco pignoni abbastanza proibitivo per me. Io non sono il tipo da 44-22, a me piacciono le bici dal sorriso grande, a 32 denti per intenderci. D’altra parte con le bici vintage è così, come sono, sono. Pazienza penso, andrò piano o alla peggio, spingerò.
E poi, di colpo ci siamo tutti: saremo un centinaio, principalmente pugliesi, toscani, con qualche presenza nordica, lombarda e veneta, ma anche emiliana e perugina e tutti insieme agghindati con vestiti vintage e barbe, baffi e acconciature intonate creiamo una macchia di colore nella piazza principale. Spiccano gli organizzatori: Bepi Arrivo su una bici dei bersaglieri che pesa sicuramente più di lui e Domenico Bellomocon sua moglie Marina in sella a un meraviglioso tandem anni 50.
Saremo un centinaio, ma sembriamo molti di più, saturiamo l’aria di chiacchiere e risate e occupiamo tutto lo spazio dell’allegria.
Il percorso di questa Ciclostorica in due versioni, un corto di 50 km e un medio di 100 è così vario che sembra un “concentrato di Puglia”, un caleidoscopio di paesaggi diversissimi tra loro, tutti incredibili. Molto asfalto, poco traffico e pochi, bellissimi tratti sterrati. Un dislivello ragionevole, persino per le mie gambe.
Partiamo sul mare e ci restiamo per un po’. L’arrivo nel porticciolo di Monopoli, inaspettato, mi mozza il respiro. Non c’ero mai stata e non sapevo fosse così bella.
A Monopoli ci accoglie il primo ristoro, caffè forte, torte e brioches. Tagliamo poi verso l’interno, direzioneCapitolo e fiancheggiamo olivi secolari, maestosi e solenni, che dimostrano tutti i loro anni. Le loro cavità sono grandi come dei monolocali milanesi. Sono ancora verdissimi, sulla terra scura e in contrasto con l’azzurro del cielo e l’onnipresente bianco abbagliante delle masserie e dei muri a secco.
Anche se a furia di chiacchierare e di guardarci attorno andiamo piano, in un batter d’occhio siamo al secondo ristoro, che ci accoglie al Cristo delle Zolle, dove sul prato antistante alla grande chiesa la spiritualità incontra la focaccia barese, che mi chiude temporaneamente la bocca. Ed è proprio dopo quella scorpacciata (no, non ve lo dico quanti pezzi ne ho mangiati) che comincia l’unica salita lunga e relativamente impegnativa. In un’alternanza di sterrato e asfalto dura parecchi chilometri, io barcollo, zigzago, le gambe come quelle di Pinocchio, scomodo qualche santo e intravedo la Madonna ma riesco a non scendere a spingere tranne che nei pezzi sterrati più ripidi. Dal ronzio inquietante dell’ambulanza alle mie spalle capisco però di aver perso terreno e di essere tra gli ultimi. Cerco di seminarla ma invano. Finalmente la salita finisce e comincia un saliscendi magnifico e molto più agile. infine il terzo ristoro, in centro a Locorotondo: panino con la burrata e il capocollo e persino un bicchiere di vino bianco, fresco e profumato ci rimettono in sesto. Non ci facciamo mancare canti e balli e persino un trenino. La fatica non si sente, distratta dai paesaggi che cambiano in continuazione ma restano belli e le chiacchiere che come un filo ci collegano uno all’altro; un filo di parole, allegre o serie che cambia interlocutore ma continua senza soluzione di continuità. E poi il tratto dell’acquedotto pugliese, svariati chilometri di incommensurabile bellezza: strade bianche compatte che tagliano in due la terra rosso scuro, ponticelli in pietra sospesi su un mare verde di piante e coltivazioni a perdita d’occhio, foreste misteriose e fitte che quasi non si vede la luce. Persino un single trek costeggiato da una vegetazione fatta di corbezzoli (belli e buonissimi) e carrube. «Questa è la vegetazione spontanea di questa terra – ci spiega Mimmo, che questi posti li conosce come le sue tasche – quella che c’era prima del turismo e delle coltivazioni».
E infine si scende a Polignano dove ci aspetta un pasta party di bontà locali: orecchiette pasticciate, parmigiana e mozzarelline (e no, non lo so quante ne ho mangiate).
La CiclostoricaPuglia è finita, ma come una cometa si lascerà dietro una scia luminosa destinata a durare fatta di immagini, sapori, profumi. E soprattutto persone.
E io riparto carica di ricordi e di chili di troppo, con la faccia che ha messo un po’ di colore sul grigio Milano, e tante nuove, bellissime conoscenze. Incontri che diventeranno amicizie, altre amicizie che si rinforzeranno. Le chiacchiere fatte pedalando non andranno perse, perché anche loro come tutto qui, sono state di qualità.
E me ne vado pensando che anche “se Parigi avess’ ‘u mare” avrebbe comunque i parigini. E invece la Puglia ha una cosa che nessuno ha: i pugliesi.
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una voglia di provare questa esperienza… in Puglia!! prossima primavera… grazie…