L’arrivo della standardizzazione delle misure dei telai. Per molti è stata un po’ quella la fine dei grandi artigiani intesi come una volta: quelli che, oltretutto, avevano la forza di sponsorizzare squadre professionistiche di prima fascia e oggi sono spesso schiacciati dai grandi gruppi.
Il mercato si è globalizzato seguendo un flusso naturale che ha riguardato tutti i settori, è cambiato nel bene e nel male. Evoluzioni che, nella bicicletta da corsa, non sono quasi mai state accolte con entusiasmo immediato. Eppure l’evoluzione c’è stata e se guardiamo le biciclette di 20 o 30 anni fa non possiamo dirne che bene. Ognuno, poi, dell’evoluzione prende quel che ritiene utile, non è certo obbligato in un mercato che, oggi più che mai, è vario per quantità (e anche qualità) di offerta che diventa varia e differenziate per ogni tipo di ciclisti.
Certo, è curioso vedere corridori che cambiano bicicletta per motivi di sponsor e ci vuole un po’ ad adattarsi, ma poi non si lamenta più nessuno. Ve lo sareste immaginato un discorso del genere da un corridore di un po’ di anni fa, quando i telai dei pro’ erano praticamente tutti su misura (anche quelli dell’ultimo gregario)?
Insomma le misure standard hanno più di un senso, anche perché frutto di uno studio sulla dinamica della bicicletta ottimizzato proprio per l’elaborazione delle varie taglie di telaio. E un ciclista normolineo non ha problemi a ottimizzare la posizione in sella tenendo conto delle sue caratteristiche.
Il nostro articolo precedente:
Evoluzione della bicicletta e quel passo decisivo sulle misure standard
Guido P. Rubino