Dove andreste ad investire volendo migliorare le qualità prestazionali della vostra bicicletta? Per la maggior parte dei cicloamatori italiani, ne siamo certi, la risposta è nella leggerezza complessiva del mezzo, che reputano la soluzione più efficace per guadagnare preziosi secondi in salita. A seguire c’è l’aerodinamica, che soprattutto in questi ultimi anni è un fattore preso in grossa considerazione dalle Case costruttrici, non solo di biciclette ma anche di abbigliamento.
La scorrevolezza del mezzo? Di sicuro non ha la priorità, più che altro perché si tratta di un fattore prestazionale “invisibile”, o quantomeno difficilmente quantificabile. In realtà in uno sport di velocità come è il ciclismo la riduzione degli attriti meccanici è fattore fondamentale, anche più dalla tanto decantata leggerezza, che entra in gioco solo quando la strada comincia a salire. Un mezzo tecnico che investe o meno per ridurre gli attriti tra le componenti può guadagnare (o perdere) anche fino a una percentuale del 20 per cento nel computo della generale economia prestazionale del mezzo.
Coperture e usura
Non serve mettere in ballo discorsi relativi alla qualità o alla morbidità della mescola: il primo attrito che entra in gioco quando si è in marcia è quello dell’impronta che lo pneumatico produce con il suolo: ora, più una copertura è usurata, maggiore sarà l’attrito prodotto, con la conseguenza che ad essere penalizzato fortemente sarà non solo l’aderenza o la sicurezza, ma anche la resistenza al rotolamento del mezzo. Schwalbe in questo senso ha sviluppato sulle sue coperture di alta gamma un valido indicatore di usura, che attraverso una scolpitura centrale permette di verificare velocemente quale è il reale grado di usura della gomma.
La lubrificazione degli organi di trasmissione
Parlando di attriti sugli organi di trasmissione ci viene in mente quel che faceva Cancellara sulla sua bici, che anni fa sottoponeva a una manutenzione rigorosa tutti i componenti rotanti della sua Cervélo: mozzi, movimento centrale, pulegge del cambio, catena; i primi tre addirittura erano stati aperti sino ad arrivare a coni e sfere, che venivano lubrificate e poi nuovamente ingrassate con un olio speciale, che assicurava una scorrevolezza maggiore rispetto a quello standard, utilizzato dalle aziende produttrici in base a un logico criterio di durevolezza.
La stessa operazione era ripetuta per la catena. Un trattamento del genere richiedeva tre ore di tempo e in realtà produceva i suoi veri effetti solo per sessanta minuti di gara di Fabian. La delicatezza degli oli usati era infatti tale che bastavano pochi kilometri per vanificarne gli effetti. Tant’è, senza dover fare come succedeva a Cancellara per le prove a cronometro, è importante assegnare agli organi di trasmissione la manutenzione adeguata, prima di tutto guardando alla catena: una catena sporca produce attriti il 6 per cento maggiori rispetto a una catena correttamente ingrassata; ancora peggio succede se si utilizza una catena pulita, ma secca. E ancora ingranaggi e pignoni: la verifica dell’usura di questi ultimi ha una incidenza diretta nella efficienza della trasmissione, senza dimenticare che la verifica dello stato di usura dei denti va sempre fatta in stretta connessione con l’usura della catena. Una catena consumata aumenta gli attriti velocizzando l’usura dei denti: questo vale ancora di più con alcuni reparti trasmissione di nuova generazione (ad esempio quelli della Sram) dove c’è una riduzione della dentatura rispetto alle moltipliche tradizionali.
Pulegge e ruotismi
Ci sarà un motivo se esistono aziende come Ceramic Speed e Zero Factory che hanno fatto della riduzione degli attriti meccanici il core-business della loro produzione: entrambi realizzano pulegge, catene, lubrificanti e ruotismi speciali di mozzi e movimenti destinati in particolare alle discipline veloci, o in genere all’agonismo di altissimo livello. Si tratta di componentistica spesso destinata all’after-market e che tra l’altro ha bisogno anche di una manutenzione maggiore rispetto ai componenti “di serie”; ma ricordiamoci sempre che le nostre “specialissime” sono appunto oggetti esclusivi, costosi e pretenziosi. Spenderci un mucchio di soldi e poi non dedicare loro la necessaria cura non ha davvero alcun senso.
Maurizio Coccia