Quanto vale una bicicletta usata? Facile: vale tanto più quanto meno è datata e quanto meno è usurata. E viceversa.
In realtà, parlando di valore di una bici in questa occasione non è al valore economico che ci riferiamo, piuttosto alla tenuta di valore nel tempo.
Ovvero: oltre a datazione e grado di usura ci sono anche altri parametri che incidono non poco nella determinazione del valore di un usato. La capacità di perdere valore, infatti (o se preferite la svalutazione), non è affatto uguale per tutte le bici.
Aspetto essenziale soprattutto per il “nuovo”
L’obiettivo di questo intervento non è solo e non è tanto definire una guida o dare di riferimenti per valutare la propria bici al momento di metterla sul mercato dell’usato oppure comprarne una di seconda mano, quanto piuttosto fornire informazioni ed elementi utili che possano servire anche e soprattutto in fase di acquisto del nuovo, per intuire quanto quell’articolo che si sta comprando sarà soggetto a perdita di valore nel tempo.
È una questione di vita
Qualche anno fa un articolo come questo avrebbe avuto poco senso: la vita media di una bicicletta era decisamente più lunga di quella attuale; allo stesso tempo le case costruttrici presentavano le loro novità con frequenza decisamente maggiore di quella odierna: cinque, sei, anche sette anni era un periodo di vita abituale per le biciclette degli anni Novanta. Questo senza scomodare gli anni addietro, quando le biciclette “duravano” decenni e al massimo le si rinnovava cambiando con relativa frequenza i componenti usurati.
Dal modello al “model year”
Ci pensano poi gli anni Duemila a stravolgere tutto: non è un caso che dai primi anni del nuovo millennio l’industria inizia a coniare la sigla – accattivante ma in un certo senso stressante – di “model year”, di un modello rilasciato in un preciso anno solare, quasi a ricordarci che la stagione successiva sicuramente arriverà qualcosa di nuovo, di diverso.
Da quel momento la rincorsa alla novità è diventata sempre più stringente; ed è per questo che da una stagione all’altra le biciclette in catalogo iniziano a cambiare, come minimo, per il colore, se non altro perché non si possono proporre le stesse foto su cataloghi che da un certo momento in poi diventeranno rigorosamente annuali.
Invecchiamento rapido
Quanto appena detto è prova inconfutabile del fatto che se oggi il valore di una bicicletta patisce una svalutazione sempre più marcata, questo è essenzialmente dovuto alla maggiore frequenza con cui oggi vengono introdotte le novità sul mercato. Le bici rilasciate oggi dalla bike industry sono sempre più belle, sempre più tecnologiche e affascinano sempre di più. Ma invecchiano anche in modo tremendamente più veloce. Che questo piaccia o meno.
Serialità e manualità
All’interno del mercato delle bici attuale la stragrande maggioranza degli articoli commercializzati rientrano nell’ambito del cosiddetto “mass market”, ovvero sono bici di produzione industriale, sulle quali il valore tecnologico è spesso elevatissimo e di alto livello, ma che sono prodotte in modo seriale, spesso semiautomatizzato.
È il mercato dei grandi numeri, degli articoli essenzialmente tutti uguali agli altri e che per forza di cose non possono non avere una tenuta di valore nel tempo inferiore a quella di prodotti la cui produzione è in tutto (o anche in grossa parte) manuale, quando non personalizzata in base alle caratteristiche del cliente.
In questa fattispecie non ci riferiamo tanto alle personalizzazioni relative alle misure del telaio, perché in questo caso la perdita di valore economico nel tempo sarà ancora più alta, visto che quel prodotto è teoricamente utilizzabile solo dal primo proprietario; no, in questo caso ci riferiamo piuttosto alle customizzazioni relative ad esempio alla forma dei tubi, alle sezioni, agli spessori interni. Telai di questo genere evidentemente ci rimandano a un segmento diverso rispetto a quello delle full carbon costruite in serie: no, qui siamo nel campo delle biciclette realizzate principalmente con i “vecchi” materiali, biciclette in acciaio o perché no in titanio; sono proprio questi i prodotti che rimandano a quei tempi in cui la tenuta di valore nel tempo era maggiore, appunto perché maggiore era la vita attesa di quei prodotti.
Pur se con modalità diverse, lo stesso discorso vale anche oggi, quando non per caso le biciclette di quel segmento sono tornate ad essere di moda o ricercate. E se così è anche per una sorta di reazione a quella serialità e omologazione industriale che negli ultimi venti anni ha guadagnato molto spazio, per molti troppo, appunto.
Biciclette e “tiratura”
La rarità e l’unicità della bicicletta incide sul suo valore nel tempo, ma oltre a questo, di rarità si può parlare anche in merito a tanti prodotti seriali, ad esempio quelli realizzati in edizione limitata, oppure quelli prodotti per un periodo di tempo circoscritto, tale da contenerne quantitativamente la produzione e di conseguenza elevarne il valore, e spesso farlo anche nel tempo. Nell’ambito dei grossi “player” della produzione ciclistica mondiale ci sono poi grandi marchi che, almeno a giudicare da quel che è successo negli ultimi anni, rilasciano le novità con frequenza meno stretta rispetto ad altri.
Per fare un esempio vale la pena fare nomi e cognomi, parlando del mondo della componentistica “strada”: prendete ad esempio la strategia di tre grandi marchi come Shimano, Sram e Campagnolo. Seppur con numeri di produzione e vendita globali diversi, parliamo pur sempre di brand che operano sullo stesso segmento “premium” della componentistica: in questo senso, è evidente che un marchio come Campagnolo ha rilasciato negli ultimi anni articoli con frequenza minore rispetto a quel che hanno fatto Shimano o Sram; inoltre, il marchio italiano è meno presente sul primo montaggio. Questo autorizza a ipotizzare una tenuta di valore nel tempo superiore per le bici montate con gruppi Campagnolo.
Valore e costo di listino
Ulteriore fattore oggettivo che incidere sulla tenuta economica nel tempo di una bici è quello per cui i modelli con prezzo di listino più elevato saranno in proporzione soggetti a una svalutazione maggiore rispetto ai modelli entry level o anche a quelli di media gamma; tanto più alto è il prezzo, tanto maggiori saranno le imposte commerciali che gravano su quel prodotto (ad esempio da noi in Italia, la classica Imposta sul Valore Aggiunto). E si tratta di imposte che vengono immediatamente perse nel momento in cui l’acquirente esce dal negozio dopo aver acquistato la nuova “specialissima”, oppure tolto dal cartone la bici appena recapitata a casa dopo l’acquisto on-line.
Il valore aggiunto del marchio
Ultimo, ma di certo non per importanza, elemento di cui parlare in questa disamina è quello legato al valore che l’articolo bicicletta guadagna se è siglata o – per usare un terribile anglicismo che è diventato di uso assai comune – se è “brandizzata” da un costruttore blasonato. Una bici può mantenere nel tempo un valore maggiore se a produrla e siglarla è un costruttore famoso. Nel mondo delle bici da corsa, ad esempio, è anche il caso delle biciclette di costruttori che equipaggiano le grandi squadre professionistiche, che rappresenta un ulteriore valore aggiunto dell’articolo in sé.
Aggiungiamo che a nostro avviso oggi il valore del marchio spesso vale anche di più di quello legato all’esclusività di biciclette custom, delle realizzazioni esclusive; questo per dire che il valore nel tempo di un prodotto può talvolta essere elevato anche se parliamo di prodotti seriali, realizzati in modo industriale e omologato.
Ancora una volta: lasciamo stare le eventuali considerazioni o valutazione sul se e sul quanto brand più “griffati” effettivamente hanno in più dal punto di vista tecnico rispetto a quelli che blasonati lo sono meno, perché questo non è certo il focus di questo articolo. Ma certo è che a fronte di una spesa iniziale che è spesso più alta, possedere una bicicletta di un marchio famoso significherà avere maggiore tenuta di valore nel tempo, con possibilità di realizzo maggiori nel momento in cui quella bici la si vorrà vendere sul mercato dell’usato.