Attenzione, prima di leggere questo articolo mettetevi seduti che la delusione potrebbe essere forte. Ma, in fondo, vi diremo cose tutt’altro che nuove, ma è bene fare chiarezza.
È uscita l’ennesima bicicletta di vertice. Recensioni e analisi ne parlano già diffusamente, tantissime novità e poi, soprattutto, è una bicicletta utilizzata da una squadra di vertice, promette di ridurre attriti, migliorare l’aerodinanica e tante altre cose che, unite ai messaggi giusti elaborati da un ufficio marketing in gamba, fa venire voglia di averla al più presto possibile.
Lo zampino psicologico del marketing
Anche qui, tranquilli, è normale. Se avete già voglia di avere quella bicicletta e vi sembra una cosa irrazionale, probabilmente lo è, ma non siete impazziti: è solo una strategia marketing che sta funzionando correttamente. Il marketing pesca a piene mani nella psicologia e conosce bene parole chiave e caratteristiche da mettere in evidenza per far scattare la molla – se non dell’acquisto compulsivo, vista la spesa non indifferente – almeno della tendenza ad avere il nuovo prodotto, a far scatenare il desiderio di acquisto.
Insomma, ora che sapete di essere stati ben manipolati da chi è pagato dalle aziende per farvi diventare cliente perfetto, rimanete seduti. In fondo quella bicicletta, con ogni probabilità, sarebbe entrata comunque nel vostro mirino. Così, tutto sommato, lo ha fatto solo passando per una via preferenziale.
Ma le cose non cambiano rispetto alla domanda posta nel titolo di questo articolo: mi serve davvero una bicicletta top di gamma?
Se non vi basta possiamo allargare ancora la domanda a un più generico: mi serve davvero una bicicletta nuova?
Non modello di vertice quindi, semplicemente nuova, comunque con qualcosa di meglio rispetto a quel che abbiamo già. Ma questo argomento, per ora e per quanto correlato strettamente al primo, mettiamolo da parte altrimenti ci complichiamo le cose rendendole troppo semplici: in fondo una bicicletta nuova serve sempre.
Torniamo a noi: è uscito il nuovo modello e sembra che ne parlino tutti. È quel che si chiama “effetto Baader-Meinhof”, cercate pure su internet per approfondire di cosa si tratti ma, sostanzialmente, è come se all’improvviso tutto il mondo parli di quella nuova bicicletta. E non è solo colpa di algoritmi e cookie che ci riconoscono e ci propongono l’argomento che abbiamo già cercato o di cui abbiamo parlato con qualcuno dandoci quella sensazione di essere davvero in quel 1984 ipotizzato da Orwell. È una questione di attenzione nostra verso un argomento. La mente lo ha messo in cima alla catasta di cose su cui ragionare e ce lo ripropone appena ne ha l’occasione, fosse anche per una corrispondenza di colore cui non avremmo mai fatto caso in un’altra occasione.
Ne abbiamo citata una, ma ci sono tante strategie su cui si può fare leva per dirigerci, consciamente e molto inconsciamente verso un prodotto, l’indispensabile inutilità cui ci ha abituati la nostra società.
Ma la bicicletta – non scherziamo – è un’altra cosa.
Cosa ci serve davvero
Mettiamo da parte, o almeno proviamoci, le sirene strategiche del marketing e proviamo a mettere la cosa su un aspetto tecnico.
La questione diventa molto semplice e possiamo spostarla in tre domande:
- Ci sono novità tecniche per cui l’acquisto della nuova bicicletta migliorerebbe molto la nostra prestazione o almeno la nostra “esperienza”?
- Siamo in grado di apprezzare le novità tecniche proposte col nuovo modello?
- Il nuovo modello risolve un problema che abbiamo con la nostra attuale bicicletta?
Sì, nella prima domanda abbiamo utilizzato, ci avrete fatto caso, il termine “esperienza”, molto caro proprio agli uffici marketing che, quando non sanno più che pesci prendere, la buttano sull’esperienza di utilizzo. Che è un po’ come dire: “è nuovo, ti piacerà per forza”, facile. Con l’ “esperienza”, insomma, non si sbaglia mai, un po’ come lo zucchero nel caffè, pure quello che lo beve amaro fa volentieri eccezione per una carezza di dolcezza.
Con la bicicletta l’esperienza non è solo un tema per chi vende, ma un motivo per chi acquista. La differenza c’è e non è nemmeno sottile. Una bicicletta top di gamma, a meno che non siate un ciclista professionista e allora il problema si risolve da sé perché ve la passerà la squadra, si sente diversamente al di là della prestazione che andrete a fare. Pure se non raggiungete quei fatidici 40-45 chilometri all’ora che vi farebbero guadagnare una manciata di secondi per la migliore aerodinamica nel giro della domenica mattina.
Se siete ciclisti degni di questo nome, cercherete di giustificarvi con la prima domanda, non confesserete il dubbio della seconda e risolverete comunque la cosa con la terza. Ché con una soluzione in mano un problema da risolvere si trova sempre.
Vale la pena affrontare anche la cosa dal punto di vista più tecnico ovviamente e valutare se effettivamente le migliori di nuovi telai, componenti, ruote, manubri e così via siano effettivamente apprezzabili nell’uso che ne facciamo giornalmente e negli obiettivi che ci poniamo.
Su Cyclinside parliamo regolarmente questi argomenti e, con una semplice ricerca, trovate davvero di tutto. Ma vale la pena porre l’attenzione sull’atteggiamento del compratore che può seguire due vie.
La prima, appunto, è quella molto emozionale (e perfettamente in linea con l’oggetto bicicletta) che ci porta a lanciare il cuore oltre l’ostacolo e prendere un mezzo al massimo delle nostre possibilità economiche e anche oltre col dubbio (o la successiva delusione che faremo fatica a confessare) di non riuscirne ad apprezzare le caratteristiche.
La seconda è più pratica e consigliabile: mettere in conto il nostro modo di pedalare e prendere qualcosa che si confaccia esattamente a quello, con poche eccezioni. Magari conviene lasciare un margine in più che se il nostro modo di pedalare si dovesse evolvere, come è molto probabile, non rischiamo di trovarci con un mezzo sottodimensionato al nostro modo di pedalare.
E in realtà, anche questa è una bella scusa per osare.
Per tornare a noi, vi consigliamo sempre di dare un’occhiata alla nostra guida.