27 nov 2018 – È possibile “farsi meno male” nel momento di una caduta in bici? Chiedetelo a chi di lavoro fa lo stuntman e vi risponderà sicuramente di sì, a condizione di avere un minimo di nozioni sul da farsi, avere una certa reattività atletica ma soprattutto sangue freddo e riflessi pronti.
Ci sono cadute totalmente inaspettate che non lasciano nessun tempo di reazione, come per esempio il bloccaggio della ruota anteriore in frenata su bagnato (p.s.: la probabilità di ottenere questa situazione aumenterà esponenzialmente con l’arrivo dei freni a disco…), ma di solito nel momento della caduta abbiamo qualche decimo di secondo dove passano per la nostra mente alcuni pensieri, ed il più probabile di questi, dato ovviamente dalla paura di farsi male, è “devo fermarmi il prima possibile”. Che è esattamente l’opposto di ciò che dobbiamo fare.
Ciò che procura il trauma – a noi ed alla bici – è l’impatto. E l’impatto a volte non è evitabile, quando si tratta di un’auto o di un muro, ma cadendo in scivolata quello che dovremmo fare è proprio prolungare il più possibile la caduta cercando di rotolare via. Ricordiamoci che più sarà rapido il nostro arresto forzato e più sarà alto il danno. Difficile da realizzarsi in una situazione di panico, ma anche trovandosi davanti il cofano di un’auto l’ideale non sarebbe quello di fermarsi a tutti i costi ma cercare di rotolare sul cofano stesso, in modo da evitare – per quel che possibile – lo stop brusco.
E in gruppo? Solitamente i professionisti si rannicchiano su loro stessi per offrire meno superficie corporea disponibile a farsi investire da chi segue. Chi riesce a mantenere meglio il sangue freddo, nonostante il dolore, sa che la prima cosa da coprire è il volto, mentre le mani e le braccia devono essere il più possibile vicine al corpo o alla testa, per evitare che le ruote degli altri componenti del gruppo creino fratture agli arti. Non sempre scappare via è una buona cosa fare: in un gruppo lanciato in velocità un ostacolo fermo è più facile da evitare che non una scheggia impazzita che si alza e corre via.
Tutte cose che possono sembrare impossibili da realizzare nel momento in cui avviene una caduta, ma qualcuno è perfettamente in grado di farle, basta pensare ai motociclisti della motogp che sono bravissimi a gestire le cadute, anche perché più abituati all’evento e comunque protetti da poderose tute. Ma anche noi potremmo ciclisti potremmo sensibilmente migliorare l’approccio alla caduta semplicemente allenandoci d’inverno fuoristrada, con il ciclocross o la mountain bike, dove le cadute sono tante e nella maggior parte dei casi non traumatiche, ma che possono “allenarci” a prendere in considerazione le giuste cose da fare in quei pochi decimi di secondo.
Stefano Boggia (http://www.daccordicicli.com/)