di Guido P. Rubino
Dice Saronni, e in realtà me l’aveva detto qualche tempo fa anche Baronchelli, che i corridori oggi vengono trattati coi guanti di velluto. Nessuna domanda scomoda, al massimo una battuta, ma guai a contrariarli da parte dei giornalisti che ascoltano e, al più, riportano i commenti di altri corridori come massima ricerca di polemica.
Dice Giuseppe, e me l’aveva detto anche Gian Battista, che a loro la domanda arrivava, cattiva e a bruciapelo, appena tagliato il traguardo, quasi nemmeno il tempo di riprendere fiato, figuriamoci di riordinare le idee. Chiaro che poi rispondevano di pancia e con l’adrenalina che avevano dentro in quei momenti.
E succedeva un patatrac a volte. Che poi non era grave, perché si parlava sempre di biciclette e di corse, mica di guerra e spionaggio, ma certo poi c’era tanto da scrivere e questo, alla fine, attirava l’attenzione sul ciclismo, anche se erano chiacchiere e frecciate un po’ velenose. Un po’ quel che accade nel calcio dove si parla per giorni di un niente che può essere anche un inciampo fortuito.
Sì, perché l’interesse per uno sport non è solo nel suo lato esclusivamente agonistico, ma anche nelle piccole tensioni interne che a molti piace leggere.
Ma oggi i corridori sono supercontrollati per paura che dicano cose sconvenienti e che possano creare problemi alla squadra o, peggio ancora, a uno sponsor. E allora è meglio che non dicano niente o che cazzeggino su Twitter sotto ferreo controllo di un addetto stampa che rischia il posto per una frase sbagliata che non riesce a controllare. Al massimo con quel giornalista non si parla più, che tanto vanno bene tutti gli altri.
Dice Saronni che aveva 21 anni, Baronchelli un po’ di più a dire il vero, ma le cose andavano così e alla fine il pubblico si schierava. La gente seguiva il calcio, ma si appassionava di ciclismo.
Considera Saronni (ma, tutto sommato, anche il Tista) che però il contatto col pubblico è fatto di queste cose. E oggi, con i social, potrebbero esserci molti più punti di incontro e invece, alla fine, ce ne sono di meno. Diventano più asettici, rischiano meno la polemica, ma diventano anche meno interessanti.
Dice Saronni che alcune trasmissioni di oggi non servono a niente e poi ti credo che la gente segua poco il ciclismo. Questa, a dire il vero, Baronchelli non me l’aveva detta. Ma penso sia d’accordo pure lui. Alla prima occasione, magari, glielo chiedo.
17 mag 2022 – Riproduzione riservata – Cyclinside
TROVO GIUSTO CHE AI CORRIDORI ( COME DOVREBBE ESSERE PER TUTE LE CATEGORIE) VENGANO FATTE ANCHE DOMANDE “PEPATE”, PERONON APPENA HANNO TAGLIATO IL TRAGUARDO, LACISTAELI RESPIRARE, ED ANCHE FARE UNA SINTESI , IN MENTE LORO, DI COME E’ ANDATA LA GARA.
A BEPPE SARONNI . PRENDERE IN SQUADRA MOHORIC PER INSEGNARE LE DISCESE A POGACAR. SE IMPARERA’ QUESTE DA MOHORIC SARA’ VERAMENTE IMBATTIBILE I TUTTI I TERRENI . BISOGNA AFFIANCARE A POGACAR UNA ” SECONDA PUNTA” CHE POSSA ESSERE L’ALTERNATIVA A TADEJ CHE SPAVENTI GLI AVVERSARI.