#pensieringiro
A Mussolini non era piaciuta per niente l’idea di una maglia rosa, della Maglia Rosa. Colore poco virile per la sua idea di sportivo vittorioso simbolo del fascismo. Ma dovette convincersi anche lui che era la cosa migliore, gli concedettero il simbolo del fascio, tanto per chiarire, e da quel 1931 il colore non venne più cambiato.
Pesanti, infeltrite dal tempo, le maglie rosa presenti nel Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo (mettete in programma una gita, prima o poi) sono un archivio unico al mondo di primati in pagine di storia pesanti come quando si imbevevano di pioggia e poi dovevano essere lavate dai corridori, perché non c’era l’abbondanza di oggi. La maglia serviva per più tappe quando c’era da aumentare l’onore.
Nel silenzio del museo riecheggiano ancora le urla che le hanno esaltate. Nelle tasche strisce di antitarme, al posto di panini e santini cui raccomandarsi per il sostegno fisico e morale. Maglie sottili che sembrano da ragazzini, corridori esili, scalatori, quelli che si aggiudicavano il Giro sono la selezione naturale per le corse a tappe così lunghe e con tanta salita. Niente a che vedere con i fisici tosti e massicci delle Classiche del Nord, almeno per alcuni, ché oggi il ciclismo vede volare anche fringuelli più esili sulle pietre dure. Al Giro si partecipa così se si hanno velleità di vittoria, eccenzion fatta per i velocisti e i loro treni. Per loro l’esaltazione della volata e la ricerca della maglia rosa nelle prime tappe. Poi la loro potenza sarà condanna su per le montagne e quella rosa tornerà un sogno per la prossima volta.
Maglie che si sono assottigliate, hanno lasciato per strada le tasche davanti, ché tanto c’è il rifornimento nel punto giusto, maglia che, da quest’anno, ha inchinato il nome del giornale organizzatore allo sponsor danaroso con un clamoroso scambio di dimensioni sul petto della maglia, quello che si vede con le braccia alzate del trionfo e poi da tutte le parti, perché si ricordi bene.
Dicono sia il tempo che passa e al nel Giro italiano entrano di prepotenza le parole inglesi che discendono da “marketing” e pestano un po’ la storia. Ci teniamo stretta la maglia rosa. Almeno per quella, siamo sicuri, non si cambierà mai il colore. Se non c’era riuscito nemmeno “lui”.
7 mag 2022 – Riproduzione Riservata – Cyclinside (GPR)