Da un punto di vista estetico l’organo di trasmissione della bicicletta è rimasto praticamente identico a com’era tanti anni fa. Niente di più sbagliato in realtà. Basti pensare che lì dove erano alloggiati sei, sette pignoni, ora ce ne stanno undici e anche dodici. Evoluzione che ha avuto la logica necessità di ridurre gli spazi assottigliando i pignoni e, ovviamente, la catena. Cosa ci aspetta per il futuro?
Gli spessori
Le catene moderne si trovano, dunque, ad effettuare un lavoro più gravoso rispetto ai modelli precedenti e a dover fare i conti con dimensioni ridotte in termini di larghezza. Alla catena, oggi, viene richiesta anche una grande elasticità laterale. Questo perché deve rispondere prontamente al movimento del cambio e posizionarsi rapidamente sugli ingranaggi secondo le richieste del ciclista. Per questo ogni produttore di componenti per bicicletta ha realizzato la propria catena ottimizzata per il proprio sistema. Niente più intercompatibilità, quindi. Nel caso di catene di produttori terzi occorre verificare la compatibilità con il proprio sistema e in ogni caso occorre leggere i termini di garanzia di chi produce gli ingranaggi.
La catena, per tutti questi motivi, è diventata un componente piuttosto complesso. Praticamente tutti i modelli, ormai, sono venduti già con lo speciale lubrificante appiccicoso (la consistenza è più quella di un grasso che di un olio) che garantisce la lubrificazione ma, al tempo stesso mantiene lontana la polvere. C’è anche uno speciale trattamento superficiale in corrispondenza dei rullini. Questo trattamento dovrebbe durare, praticamente, quanto la catena, ma viene rimosso se si effettua una pulizia con prodotti troppo aggressiva (cara vecchia nafta, ad esempio). È consigliabile, quindi, utilizzare soluzioni ad hoc che tengano conto di questo fattore (si veda, in proposito, la voce relativa alla manutenzione della catena).
Chiusure dedicate
L’assottigliamento delle catene ha portato anche ad una nuova elaborazione dei sistemi di chiusura. Lavorando in spazi angusti, infatti, si è dovuto riprogettare il sistema di chiusura elaborando soluzioni specifiche per ogni catena. È bene, allora, attenersi scrupolosamente alle indicazioni del produttore ed utilizzare gli eventuali strumenti indicati per non avere una catena dalla vita molto breve.
E poi?
Sarà sempre così come la conosciamo oggi la catena della bicicletta? L’aumento dei rapporti e gli spazi ristretti hanno portato i progettisti a immaginare catene di nuova concezione non più, necessariamente, secondo il concetto classico di rullini e maglie, ma, ad esempio, con connessioni sferiche e maglie alternate sui due lati. Un sistema che potrebbe permettere, oltre che il funzionamento in spazi angusti, anche un’ottima operatività nella trazione laterale degli incroci estremi di rapporti.
Sempre che le biciclette del futuro continuino ad avere, nel loro concetto, la trasmissione a catena. Al momento, però, altre soluzioni pure più pulite, come i sistemi a cardano, non hanno trovato applicazione se non in biciclette da città o comunque non destinate all’agonismo.
Lo stesso si può dire per i sistemi di trasmissione con cambio di velocità inserito all’interno del mozzo che risultano troppo pesanti in un impiego agonistico. Sulle biciclette dove il peso è meno importante, però, si sono ottenuti già dei risultati interessanti, basti pensare all’impiego di una trasmissione a cinghia che risulta decisamente più silenziosa e anche pulita rispetto alla catena.
E questo è solo un esempio di come si possono ripensare completamente gli organi della trasmissione andando a modificare profondamente l’operatività del cambio e dei rapporti. Il limite, per ora, è il peso e non si scappa.
Il futuro magari ci parlerà di materiali ancora diversi e di nuove idee.