«C’è un errore che si è fatto quando si è cominciato a parlare di freni a disco su strada» ci ha detto un interlocutore del settore proprio parlando della percezione sul mercato. «Sono stati presentati al pubblico parlando di potenza frenante, ma la differenza rispetto ai caliper è nel fading, che è decisamente più importante rispetto alla potenza. Quella ce l’hai già tutta considerando la superficie d’appoggio comunque ristretta sulla strada con le coperture delle biciclette da corsa».
Ecco, ripartiamo da qui. Avevamo parlato in passato dei 10 miti da sfatare sui freni a disco (li riprendiamo a fine articolo, per chi se lo fosse perso), ma c’è una nota da aggiungere: il fading, appunto, ma anche il minore affaticamento che ne deriva.
Fading
Tecnicamente è la perdita di efficacia del freno e della forza di frenata a causa principalmente del surriscaldamento dei freni. Ecco, è qui il vantaggio principale dei freni a disco (ed anche il motivo per cui molti si dicono preoccupati in un adozione a macchia di leopardo del nuovo sistema). Il decadimento delle prestazioni per surriscaldamento in frenata è proprio di tutti i sistemi, dei caliper quanto dei freni a disco ma, per questi ultimi, l’efficacia è molto maggiore ed è molto più difficile mandare in crisi il sistema.
Se ci fate caso, infatti, con il freno tradizionale, subito dopo i primi istanti di frenata si è portati ad aumentare la pressione sulla leva. Il ciclista lo fa istintivamente perché compensa con la pressione sui freni la perdita di efficacia dovuta al surriscaldamento dei pattini e dei cerchi. Con il freno a disco la pressione sulla leva è minore e la costanza di forza frenante è evidente. È quella differenza cui ci si abitua facilmente e quando si torna in sella a una bicicletta con freni tradizionali porta a qualche momento di smarrimento perché istintivamente, col freno più efficace, ci si abitua a ritardare la frenata di qualche metro prima delle curve.
Affaticamento
La costanza di frenata rimane praticamente invariata anche in caso di pioggia, di questo si è già detto, come della sollecitazione risparmiata ai cerchi in carbonio. Quello su cui vale la pena soffermarsi, diretta conseguenza del fading ridotto, è anche il minore affaticamento per le mani e, in generale, per il ciclista. Perché per frenare occorre molta meno forza e, su discese lunghe (immaginate quelle trafficate dove comunque occorre andare piano), la differenza diventa importante.
In questo senso anche le prove fatte durante le granfondo hanno portato significati interessanti proprio per il minore affaticamento delle braccia e delle mani.
Dieci miti da sfatare sui freni a disco per bicicletta da corsa
Redazione Cyclinside