6 mag 2018 – Finale col brivido che ha rischiato di essere col botto nella terza tappa del Giro d’Italia. Viviani, partito nella sua volata sulla destra, si è trovato Sam Bennet che gli ha chiuso la porta. Viviani non si è spaventato e ha piantato il suo gomito su Bennet che a quel punto non ha insistito e si è spostato: tentativo di intimidazione andato male, tanto che a quel punto Bennet ha perso pure il secondo posto a favore di Sacha Modolo.
La novità è che da quest’anno nei Grandi Giri c’è la VAR. Che non si chiama proprio così, ma il nome, mutuato da quanto si fa nel calcio (non senza polemiche) ci sta bene per il controllo video delle situazioni dubbie.
Il giudice addetto al controllo video ha preso in esame la situazione e l’episodio di oggi ritenendo comunque di non intervenire. Ha fatto bene?
Nì.
Restando ancora nel linguaggio calcistico possiamo dire che è stata applicata la regola del vantaggio: Viviani poi ha vinto e quindi, pur se danneggiato, non ha visto compromessa la sua prestazione.
Resta però il dubbio che ha esternato anche un esperto di volate come Silvio Martinello: «Così però non va bene – ha detto subito l’ex velocista e commentatore tecnico della RAI – si rischia di dare un messaggio fuorviante anche per le prossime occasioni». Difficile dargli torto. E in effetti lo spostamento di Bennet è stato importante, a guardare il regolamento c’erano i termini per un intervento della giuria.
Insomma, questa VAR, anche nel ciclismo, non è esente da polemiche a quanto pare.
Guido P. Rubino