4 mag 2018 – La Maglia Rosa che oggi ha indossato Tom Dumoulin al termine della prima tappa del Giro d’Italia è meritata e a pieno titolo ed ha ripetuto quanto fatto due anni fa nella cronometro iniziale al Giro che partiva dalla sua Olanda, ad Apeldoorn.
Mentre stavolta, però, la vittoria è stata netta, due secondi di vantaggio, la scorsa volta si dovettero andare a contare i centesimi di secondo di vantaggio sul secondo che risultò essere Roglic.
Non fosse stato per la vittoria del campione del mondo della cronometro, oggi ci saremmo trovati con una Maglia Rosa quasi a parimerito col secondo, premiando Dennis rispetto a Campenaerts che si sono dovuti accontentare del podio con seconda e terza piazza rispettivamente. Tutto a posto quindi? Certo.
Perché ci fossimo trovati nella situazione di due anni fa ci troveremmo con lo stesso dubbio – un po’ maniacale a dire il vero, ma i cronometristi fanno caso a tutto: sicuri delle posizioni? Sui tempi di passaggio all’arrivo non ci sono dubbi, il controllo elettronico sul traguardo non dà possibilità di errore e la precisione è al millesimo di secondo. Il dubbio, caso mai, è in partenza. Perché, come sempre si fa nelle cronometro, il via è dato da un giudice che tiene il corridore con le mani e lo lascia allo scattare del via. Cos’è un centesimo di secondo in quella situazione? Certamente non è dell’essere umano una precisione di questo tipo e alla fine… la differenza arriva lì sul traguardo. E valgono le stesse considerazioni fatte allora: basterebbe uno starter elettronico, del tipo di quelli utilizzati su pista, per avere la certezza che i corridori sono tutti nelle medesime condizioni al via. Il resto, la differenza sul traguardo, dipenderà esclusivamente da loro.
Un ragionamento che ci può stare, visto che sul risultato finale girano pure parecchi soldi, oltre che una leadership della classifica che ha un significato sportivo molto importante. A questi livelli l’utilizzo di un sistema di sicurezza assoluta sarebbe, insomma, raccomandabile.
RC