Personalmente continuo ad andare controcorrente e a dire che il percorso del Mondiale di Glasgow mi è piaciuto un sacco, nonostante sia stato criticato da molti. In un percorso dove non ci sono salite vere, le curve e i rilanci hanno fatto la differenza, più dei corti e ripidi strappi stile rampa del garage.
Ci sono due fattori chiave sottovalutati in percorsi come questo. Il primo è l’orientamento del corridore, il sapere in ogni momento della corsa in che posizione del gruppo si trova, capire se ci sono gruppetti in fuga, quanti sono, e se davanti i vari gruppetti si siano ricompattati tra di loro. È una dote naturale. I corridori che non hanno nella loro mente la posizione degli altri, come Van Aert, che ha lamentato il mancato uso delle radioline, difficilmente imparano mai questa sorta di arte.
Il secondo fattore chiave è la visibilità del gruppo davanti. Le continue curve offrono un grande vantaggio psicologico ai fuggitivi. Se il gruppo ti vede, anche da lontano, in fondo al rettilineo, in qualche modo ti controlla. Se il gruppo non ti vede insegue con meno convinzione. Non è questione tecnica, è tutta psicologica. Dove ci sono tante curve le fughe arrivano.
E così arrivano anche fughe da lontano come quella di Laurance oggi. La fortuna di Laurance è stata la sfortuna di Milesi: un gruppo di capre che ha corso per il podio, o forse nemmeno. Se Milesi e Svrcek hanno poco da recriminare sulla loro condotta di gara, rimane impossibile da capire perché gli altri non abbiano dato mezzo contributo per cercare di riprendere il francese, soprattutto l’inglese, che ha corso come fosse un compagno di squadra del nuovo Campione del Mondo. Milesi ci ha provato nel finale, e poi è stato costretto a tirare dritto. Non poteva fare diversamente. Nel momento che non aveva guadagnato quei pochi metri per garantirsi il secondo posto, aveva perso, sia continuando a tirare sia fermandosi a chiedere un cambio.
Così come non si capisce come all’irlandese in testa al gruppo a inizio gara gli venga in mente di mettersi a pedalare in uscita di curva sul lastricato, tirando giù mezzo gruppo e soprattutto due dei nostri. Un peccato, perché avevo scritto qualche giorno fa che gli italiani generalmente corrono troppo indietro, ma qui erano davanti, posizionati super bene. Ma quando cade il primo in testa, vuol dire che la sfortuna ti è veramente venuta a cercare.