Dop la cavalcata trionfale al Mondiale su strada Mathieu van der Poel non ha fatto mistero di puntare anche alla maglia iridata della mountain bike, lui, Campione del Mondo di Ciclocross si diverte molto in Mountain Bike e il pensiero è più di un capriccio. Le possibilità appaiono concrete. Tanto più con le Olimpiadi alle porte.
Per partecipare alle Olimpiadi servono però i punti UCI, che sono diversi da specialità a specialità. In questo momento, vista l’impegnativa e proficua stagione su strada, Mathieu non ha punti a sufficienza per partecipare alle Olimpiadi di Parigi.
Ecco che allora i campionati del Mondo sono diventati per lui un doppio traguardo. La possibilità di laurearsi Campione del Mondo In tutte e tre le più importanti specialità del ciclismo nello stesso anno e agguantare la qualificazione olimpica, tutto in un colpo.
Secondo il regolamento UCI, però, anche la posizione in griglia al Mondiale è assegnata in base ai famosi punti UCI, pertanto Mathieu dovrebbe partire, da regolamento, centunesimo, che in una specialità come L’XCO rende estremamente difficile poter vincere.
E qui iniziano i problemi.
L’UCI ha deciso a 24 ore dal via, di far partire Van der Poel, ma anche Pidcock e Sagan, prima in quinta e poi in quarta griglia secondo le regole della Coppa del Mondo, valide peraltro per Mathieu e non per gli altri due “stradisti” (non dimentichiamo che Pidcock è campione olimpico in carica e ha già vinto quest’anno in Coppa del Mondo).
Questo ha, ovviamente, diviso gli appassionati e pure gli addetti ai lavori, fra chi reputa che avere il Campione del Mondo su strada alla partenza sia una cartolina prestigiosa che può dare prestigio alla Mountain Bike e chi si lamenta che le regole vanno rispettate, anche e soprattutto in virtù delle qualificazioni olimpiche.
Ora, appurato che non esiste una posizione totalmente giusta ed una totalmente sbagliata, e che l’UCI ha gestito la situazione in una modalità che definire imbarazzante è poco, alcune considerazioni vanno fatte.
Personaggi come Mathieu van der Poel, Pogacar, Van Aert, Pidcok, che corrono e danno spettacolo in tutte le specialità e hanno sdoganato ciclocross e XCO da specialità di nicchia a specialità viste come fucina di campioni, sono un patrimonio e un’opportunità di promozione che non può essere sprecata dietro a regole e logiche vecchie.
È ovviamente anche giusto tutelare sforzi e sacrifici di squadre, sponsor ed atleti che lottano tutto l’anno in queste specialità, magari resistendo alle sirene delle corse su strada, con il solo obbiettivo della qualificazione olimpica.
Ma questa tutela va messa in atto da chi ne ha la responsabilità (le federazioni nazionali) e nelle sedi più opportune. Non può e non deve essere scaricata sugli atleti.
E questo in quanto, esclusi gli addetti ai lavori, la maggior parte del pubblico farebbe fatica a comprendere le motivazioni di una scelta (far partire in ultima fila Mathieu) che gli precluderebbe di assistere alla sfida diretta fra Nino Schurter e Mathieu van der Poel.
Il comunicato firmato da buona parte, ma non da tutti, gli atleti, se anche ineccepibile nella forma e nelle motivazioni, lascia comunque la sensazione che sia più la paura dell’atleta a muovere i fili della protesta che non il voler far rispettare le regole o tutelare le qualificazioni olimpiche.
Quindi approviamo, nella sostanza, non certo nella forma, la decisione dell’UCI di permettere a Mathieu e, tutto sommato anche a Pidcock (un po’ meno a Sagan) di partire dalla quarta fila per regalare il miglior spettacolo possibile. Fatto salvo che L’UCI dovrà poi trovare una soluzione soddisfacente per lo sconquasso che questa decisione provocherà, quasi inevitabilmente, nel ranking e nelle qualificazioni olimpiche.