Lo sapevamo ma, in fondo, non ce l’aspettavamo lo stesso questo Mondiale ferragostano. Un po’ come il primo giorno di scuola che si sapeva sempre quand’era ma la testa ancora altrove a digerire e ripensare al Tour de France appena terminato.
Sfiniti sul divano. Dov’eravamo?
Finalmente di nuovo in bici nel pomeriggio o appena tornati dalla trasferta lunga o senza le orecchie chiuse che guai a sapere il risultato prima di vederselo, registrato, la sera come fosse ora.
Nessun recupero invece, è arrivato il Super Mondiale: tutto insieme in una scorpacciata di ciclismo senza precedenti che nemmeno alle Olimpiadi.
Una vera abbuffata che, davvero, per gli appassionati è valsa come una vacanza (famiglie e lavoro permettendo), ma anche un ciclismo contorto, sovrapposto e con un calendario che ha messo in difficoltà anche gli addetti ai lavori. Roba da stare collegati per due settimane da mattina a sera, magari con due monitor. E infatti anche sul sito ufficiale non si capiva quasi più niente. Chi corre e quando? Spedizioni galattiche per partecipanti e accompagnatori, per fortuna “solo” in Scozia. Che alla fine, raggruppando tutti, si è pure risparmiato rispetto a Campionati del Mondo di specialità sparpagliati in tutto il globo.
Vengono in mente tante critiche, ma è ovvio, è una prima volta che sa pure di esperimento finale nonostante si sia cercato di prevedere davvero tutto o quasi. È andata così ed è andata pure bene, o siete rimasti delusi?
Sì, avremmo potuto ragionare su certe sovrapposizioni malandrine che ci avevano turbato dall’inizio visto che avevamo tutti storto la bocca per un Filippo Ganna fuori dalla nazionale della strada. D’altra parte, il nostro pistard si era conquistato, colpo su colpo, una finale dell’inseguimento coronata con un oro pazzesco. Col senno di poi forse non sarebbe stata neanche la sua corsa quella lì, su quel percorso.
Il percorso non previsto
Già il percorso del Mondiale. C’è ancora chi ne scrive critiche di ogni tipo. È stato paragonato a una tipo pista, a un circuito da ciclocross (e toh, chi vinto?) a una partita di calcio in un campo da golf (Purito Rodriguez) ma è un fatto che ci abbia fatto divertire da matti pure con l’inversione delle corse che non ci ha permesso di fare valutazioni e previsioni.
Nei giorni è arrivata anche la risposta a chi pensava che lo spettacolo fosse dovuto solo ai corridori. E no, in questo caso il percorso ha detto la sua. Lo abbiamo visto nella gara femminile, in quella Under 23 maschile e pure nelle altre. Con un circuito così bastavano centro metri di vantaggio per sparire alla vista degli inseguitori. Quindici secondi e via. Se proprio vogliamo rivedere qualcosa, parliamo del tratto inutilmente in linea fatto solo per rendere le cose complicate agli addetti ai lavori e facili ai manifestanti.
È diventata storia anche questa, pure l’opportuno annullamento mediatico dei manifestanti, mai inquadrati nel loro ossimoro di bloccare una manifestazione del mezzo più ecologico.
Di fatto abbiamo visto un percorso che in troppi non avevano previsto. E pensare che si era immaginato fosse per velocisti.
Dal punto di vista tattico abbiamo visto una corsa bellissima, un po’ confusionaria, forse anche per la mancanza delle radioline che hanno disperso le idee dei corridori, per quanto riguarda la strada.
Un evento con tanta visibilità
La rassegna iridata ha anche dato visibilità a discipline che solitamente non hanno molti riflettori addosso, a cominciare da quel settore favoloso che sono gli atleti paralimpici.
Anche la mtb ne ha giovato, pure con un pasticcio di regolamenti fatto per aumentare lo spettacolo di Mathieu van der Poel al via con i primi. Alla fine non si è riflesso sul risultato e ha fatto fare una brutta figura un po’ a tutti. È un dato di fatto che molti che erano collegati alla partenza della prova XCO erano attratti dalla presenza di Van der Poel.
I conti azzurri
Al di là del conto delle medaglie, l’Italia – inutile dirlo – sperava in meglio, è un dato di fatto che ci confrontiamo con nazionali che fanno un lavoro di programmazione. Se prima era particolarità di alcune federazioni, adesso quelli che atipici siamo noi, col rischio di rimanere inesorabilmente indietro e a inseguire sempre di più a ogni anno che passa. Poche eccezioni in qualche settore, ma confidare nella fortuna del campione pescato dal mazzo della fortuna, tanto più se non si lavora per un aumento significativo dei praticanti, non basterà più la giustificazione che “gli altri sono stati più forti”, perché si è più forti quando si lavora meglio.
In apertura Lorenzo Milesi, oro non pronosticato nella crono Under 23 e protagonista nella prova su strada.
L’atleta, credo nigeriana, che ha disputato la prova a cronometro senza il casco aero, senza la maglietta che non genera vortici, con il telaio a diamante vecchio stile in metallo, con le ruote a raggi e i freni sul cerchio meritava la medaglia d’oro perchè ha mantenuto vivo lo spirito decoubertiniano: si può gareggiare anche a livello internazionale con materiale non all’ultimo grido.
Se potete aiutarmi ad identificarla vorrei proporle un sostegno economico per il futuro della sua attività sportiva, se lo merita veramente…
In sette giorni nessuno si è fatto avanti per aiutare quella ragazza: capisco essere gelosi ma dov’è finita la famosa solidarietà che accomuna voi poveri?