di Guido P. Rubino
Curioso appunto di Chris Froome sulle biciclette da cronometro. Il plurivincitore del Tour de France, spesso con prestazioni superlative nelle gare contro il tempo ha fatto dichiarazioni circa l’opportunità di disputare quel tipo di gare su biciclette così instabili come quelle da cronometro.
Il suo appunto è conseguenza di quanto accaduto nei giorni scorsi a Egan Bernal che ha centrato un bus mentre si allenava sulla bicicletta da cronometro.
Che le biciclette da cronometro siano certamente più difficili da guidare rispetto ai normali modelli da corsa è un dato di fatto. Proprio perché si tratta di gare individuali, o al massimo con i propri compagni di squadra, su questi mezzi sono permesse soluzioni tecniche vietate nelle biciclette per le gare in linea. Soluzioni giudicate, appunto, pericolose. Così, a suo tempo, furono bandite le prolunghe aerodinamiche “tipo Spinaci” che furono giudicate pericolose se utilizzate in gruppo con una motivazione abbastanza discutibile.
C’è un discreto elenco di incidenti occorsi a corridori in sella alla bicicletta da cronometro. Lo stesso Froome ne fu vittima nella ricognizione del Delfinato del 2019, così come fece una caduta rovinosa, a causa di un tombino ma con le mani in posizione aero, Miguel Angel Lopez nel prologo del Giro d’Italia del 2020 e così altri che, a causa più o meno della diversa guidabilità della bicicletta più aerodinamica, si sono trovati a terra in diverse occasioni.
Biciclette da cronometro
Per Froome, ormai lontano dai vertici delle classifiche generali, l’UCI potrebbe far correre anche le cronometro sulla bicicletta da corsa tradizionale a favore di una maggiore sicurezza per tutti i corridori che così non si devono allenare su strade aperte al traffico con biciclette più difficili da guidare e, in definitiva, pericolose.
Froome ha parlato anche a favore di una maggiore uniformità tecnica per sottolineare le differenze fisiche. Insomma, si tratta della strada percorsa dall’UCI quando, con un colpo di spugna, cancellò, i Record dell’Ora da Moser in poi per tornare alla competizione con bici tradizionali e con la conseguenza di far perdere quasi completamente interesse per una prova che ha senso proprio in quanto ad alta tecnologia.
Insomma, un appunto che fa pensare, soprattutto provenendo da uno che la tecnologia l’ha sfruttata il più possibile, spesso anche ripreso dall’UCI.
Rivedere tutte le geometrie?
In realtà Froome rischia di scoperchiare un vaso di Pandora che potrebbe coinvolgere ben oltre le biciclette da cronometro. Se consideriamo pericolose queste biciclette per la loro impostazione geometrica, allora occorre riconsiderare cosa sia la geometria più o meno pericolosa della bicicletta.
Le biciclette moderne, quelle che vediamo nelle prime pagine dei cataloghi e dedicate ai corridori professionisti con prezzi proporzionati a una Formula 1, hanno geometrie difficili da gestire e decisamente meno confortevoli di altre soluzioni. Angoli che trasmettono di più forza e vibrazioni e che costringono a una guida nervosa e abile testimoniata, spesso da quel fastidioso impatto tra punta della scarpa e ruota anteriore che è figlio proprio di una geometria compatta e viene ormai accettato come una caratteristica di quel tipo di telai.
Angolo di sterzo chiuso, forcelle rigide e ruote ad alto profilo disegnano biciclette certamente più difficili da gestire rispetto a un tempo (un ritorno al passato, in questo senso, sono le biciclette gravel e spesso vengono apprezzate proprio per il disegno più confortevole anche nella guida) e questo potrebbe rientrare in quei canoni di sicurezza messi in discussione partendo dalle biciclette da cronometro.
Quanti incidenti possiamo imputare oggi a queste caratteristiche così estreme ma considerate necessarie per l’ottenimento di un risultato di valore sportivo (ed economico)? Dalla caduta di Evenepoel alla Sanremo a tante altre dovute all’impossibilità di tenere una bicicletta troppo nervosa.
Possibiltà di scelta
Il ciclismo moderno, in realtà, ha un pregio che qualsiasi corridore del passato potrebbe invidiare: una possibilità di scelte tecniche mai viste prima, dai materiali alle caratteristiche tecniche in base al tipo di corsa da fare. Scelte che i corridori fanno bilanciando anche comodità e performance. Sì, le ruote ad alto profilo non saranno il massimo per il pavé, ma i corridori le giudicano “sopportabili” pure contestualizzate in una gara come la Parigi Roubaix dove, comunque, i tratti asfaltati sono di più di quelli in acciottolato e allora si preferisce valorizzare quelli cercando di limitare i danni sul pavé (discorso propugnato da più meccanici e corridori interpellati sull’argomento). Lo stesso dicasi per le tappe di montagna dove le discese impegnative suggerirebbero scelte differenti. Piuttosto, proprio le scelte tecniche possono diventare fondamentali in una tattica e lo abbiamo visto già succedere in diverse corse (non solo con corridori che hanno effettuato un cambio bici) a partire dallo sfruttare diversamente i rapporti a disposizione grazie a possibilità di agilità una volta impensabili.
Insomma, scelte personali in base alle caratteristiche del percorso e percorribili in tutte le corse.
E lo sterrato?
Altro motivo di discussione sono i frequenti inserimenti di tratti in sterrato nelle gare in linea e anche nelle tappe dei Grandi Giri. Per molti corridori e tecnici rischiano di essere delle variabili insostenibili perché se è vero che da una parte fanno venire fuori le abilità di guida del corridore in determinati percorsi, premiando quindi i più meritevoli, dall’altro inseriscono una componente di “fortuna” che rischia di compromettere una prestazione importante. Una foratura o una rottura improvvise rischiano di rovinare un investimento notevole. Aggiungiamoci anche i rischi fisici.
Tanto più difficile da sostenere per le piccole squadre (e ancora di più nelle gare Under 23) dove i problemi tecnici diventano immediatamente economici. E non per tutti sono sostenibili allo stesso modo. Argomenti di cui tenere conto e di cui si discuterà ancora quando si parla del fascino che viene aggiunto da queste variabili.
Sviluppi tecnologici: vantaggi e prezzi
Valgono la pena? Torniamo ad argomenti che abbiamo già trattato e che i nostri lettori hanno molto discusso. La bicicletta si evolve e proprio la sua evoluzione ci permette di avere dei mezzi ad altissima tecnologia e funzionali. Non guardiamo solo all’alta gamma, costosissima e di riferimento per chi gareggia e fa attività a livello alto e altissimo. Gli avanzamenti tecnologici riguardano anche tutte le altre biciclette, fino ai cambi automatici a disposizione per le bici da città. D’altra parte, oggi, col costo di una media gamma, si può acquistare una bicicletta con prestazioni e tecnologia di livello superiore a quella di una decina di anni fa. Da questo punto di vista, allora, l’aumento dei prezzi è da ridimensionare.
16 feb 2022 – Riproduzione riservata – Cyclinside