Il 21 novembre La Fondazione Michele Scarponi, rappresentata da Marco Scarponi, segretario generale e Tommaso Rossi, avvocato-ciclista membro del Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione, è andata in audizione alla IX Commissione Trasporti della Camera dei Deputati.
Durante la seduta è stata presentata una relazione di proposte e critiche al DDL Salvini elaborata con Legambiente Onlus, FIAB Italia, ASviS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, Salvaciclisti, AMODO – Alleanza Mobilità Dolce, Kyoto Club, Clean Cities e redatta da Edoardo Galatola e Andrea Colombo.
Purtroppo nella visione del governo emerge ancora una cultura legata al mondo dell’automobile, noncurante di quanto le nostre città potrebbero essere dei luoghi di pace e rispettosi dell’ambiente e della salute dell’uomo se riprogettati, se resi sicuri, se rallentati e adattati alla comunità intera.
La città 30 è completamente ignorata: non c’è menzione nel DDL nonostante la risoluzione approvata dal Parlamento Europeo nell’ottobre del 2021 invita i governi a sostenere le zone a 30kmh al fine di rendere le strade dell’UE più sicure e raggiungere l’obiettivo di zero morti su strada entro il 2050.
L’obbligo della distanza di sicurezza di un metro e mezzo viene resa inefficace dalla frase “ove le condizioni della strada lo consentano” offrendo l’alibi all’automobilista che potrà sempre invocare tale inciso a sua discolpa.
Le parole del segretario generale Marco Scarponi
“È la seconda volta che la Fondazione viene chiamata per essere ascoltata al fine di promuovere delle modifiche al codice della strada. Oggi posso segnalare che sono stati fatti dei passi indietro. Ancora si sta affrontando un tema urgentissimo con modalità vecchie. Sappiamo che le cause sono la velocità, la distrazione, l’uso sbagliato dell’automobile: facciamo di tutto per non incentivare e favorire l’uso sicuro di mezzi sostenibili quali la bicicletta e i mezzi pubblici. Siamo di fronte a una fase di stallo che rischia di peggiorare quel poco di buono che è stato fatto in questi anni e che si sta costruendo dal basso”
Le parole dell’avvocato Tommaso Rossi
“Il progetto di legge non promuove e non favorisce sia a livello di misure sia a livello di formazione la cultura di condivisione della strada tra automobilisti e gli utenti più fragili della strada quali i pedoni e i ciclisti. Si stanno facendo grandi passi indietro sul tema della mobilità sostenibile legata a doppio filo con i temi ambientali in quanto tutti sappiamo che l’uso di veicoli a motore contribuisce al consumo di Co2 e il conseguente riscaldamento globale del pianeta. Abbiamo chiesto lo stralcio di tutte quelle norme che sono in contrasto con quelli che dovrebbero essere i principali obiettivi che dovrebbero implementare la sostenibilità e la sicurezza della mobilità stradale e al contempo riducono l’autonomia istituzionale dei comuni nell’esercizio delle proprie competenze di regolazione e di gestione delle infrastrutture della mobilità urbana. Abbiamo puntato il dito sul fatto che nel progetto di legge non ci sia parola del tema Città 30 o quantomeno delle Zone 30 e come il principio di responsabilizzazione individuale degli utenti della strada in realtà non venga messo al centro di un’adeguata e moderna riforma del Codice della Strada e si procede invece sempre con queste misure di facciata punitive come nel caso dello stato di ebbrezza. Le misure che meno ci piacciono sono per esempio quella del metro e mezzo. La definizione normativa dell’obbligo della distanza di sicurezza di un metro e mezzo viene resa completamente inefficace dall’inciso “ove le condizioni della strada lo consentano” offrendo un’enorme scusa all’automobilista che, in caso di sinistro, potrà sempre invocare che le condizioni della strada non lo consentivano. Una serie di misure che vanno nella direzione contraria da quella auspicata.”
La Fondazione Michele Scarponi ha una visione ben chiara di come dovrebbero essere le nostre strade e ogni giorno lotta e lavora per cercare di migliorare la cultura della mobilità nel nostro Paese.
Quello che ha chiesto e che continuerà a chiedere è che il progetto diventi una direttiva importante per tutti i Comuni del nostro Paese, che indichi la strada sui temi della sicurezza, della mobilità sostenibile, dell’ambiente e della vita perché il fatto di essere in Europa, ci obbliga a raggiungere tutti insieme l’obiettivo comunitario di zero morti su strada entro il 2050.
Qui la registrazione integrale dell’intervento
(Foto ©Riccardo Parretti)