Non so se sia una questione di rispetto e considerazione, ma uno dei malanni di questo Giro d’Italia, dopo il maltempo, è la Maglia Rosa.
Fino a oggi, più che strategie per conquistarla, abbiamo visto tattiche per perderla, cederla a un avversario assieme agli oneri che porta con sé. Sì, va bene l’onore di indossarla e il tributo del pubblico, ma poi c’è il protocollo, l’antidoping da aspettare e tutto il resto. Storicamente chi indossa quella maglia torna in albergo per ultimo, con l’ammiraglia che si confonde nel pubblico che torna a casa e resta imbottigliata nel traffico. Va bene per un atleta che non ambisce alla vittoria finale, ma per uno di classifica meglio di no. L’aveva tolta con sollievo Evenepoel, poi anche Thomas. Armirail, intanto, stringe i denti e ringrazia. Applausi a lui.
Insomma, va bene così? Sì, è un Giro che fiaccherebbe la resistenza di un toro, scalfisce fisico e morale, fa tremare dal freddo corridori ostinati, in divisa estiva in giornate di tardo autunno (solo oggi, finalmente, con temperatura da… Giro d’Italia) e ogni grammo di forze risparmiato vale oro, figuriamoci arrivare in albergo mezz’ora prima.
Intanto finisce la seconda settimana che il pubblico ancora non ha avuto risposta alla domanda: ma quando attaccano? No, la sgranchita di gambe di oggi non vale.
È davvero solo colpa dell’UCI e del calendario sfortunato in cui è stata inserita la Corsa Rosa?
possibile soluzione per incentivare la tenuta della maglia rosa e per aumentare i duelli tra i papabili potrebbe essere:
1) più soldi giornalieri a chi indossa la maglia rosa
2) più secondi di abbuono a chi vince la tappa