30 gen 2017 – Il miglior risultato dell’Italia al mondiale di Bieles 2017 è stato il sesto posto di Eva Lechner nella gara femminile. Insieme a questo piazzamento, nella top 10 troviamo anche Gioele Bertolini, che nella gara Under 23 è arrivato settimo. Se si guarda puramente ai risultati si potrebbe non essere troppo entusiasti dei risultati ottenuti dai nostri azzurri, ma non è proprio così. Cerchiamo di analizzare più approfonditamente sia i piazzamenti che i mancati piazzamenti, per capire anche come, in futuro, la disciplina possa migliorare ancora di più.
Il risultato di Gioele Bertolini è bugiardo. Lo dico senza nascondermi troppo: per come ha corso, il valtellinese avrebbe potuto tranquillamente ottenere un piazzamento sul podio. Una caduta e una foratura (ne sa qualcosa a riguardo anche Mathieu Van Der Poel) lo hanno messo alle corde nel momento in cui era in lizza per il secondo posto. Il Bullo di Talamona diventerà Elite il prossimo anno: sarà tutto più difficile, ma è innegabile che la sua crescita sia costante e molto buona. È chiaro che l’amaro in bocca, dopo la gara di domenica mattina, rimane. Molto buona è stata anche la prestazione di Antonio Folcarelli: partito ultimo, al primo anno da Under 23, ha chiuso in 24/a posizione. In nazionale il laziale è sempre stato molto sfortunato quando era Junior: vedremo se il prossimo anno la sorte sarà di più dalla sua parte, come lo è stata ieri.
È stata invece una stagione abbastanza strana per Eva Lechner: il suo sesto posto è arrivato al termine di una gara esaltante nella prima parte e difficile nella seconda. Quest’anno la Eva nazionale ha conquistato un podio in Coppa del Mondo, ma purtroppo è mancata la vittoria. Nonostante tutto, l’altoatesina è sempre il faro del fuoristrada italiano al femminile, con dietro Alice Maria Arzuffi, reduce da una botta in volto che sembrava più dovuta a un incontro di pugilato che ad una gara di ciclocross.
Insomma, perché l’Italia deve essere soddisfatta? Perché abbiamo una nazionale giovane e promettente. Lo abbiamo ampiamente dimostrato: Alice ha solo 22 anni, e alla sua prima esperienza tra le Elite è riuscita a conquistare un podio in Coppa del Mondo. Chiara Teocchi, 13a tra le donne Under 23, è la campionessa europea. Dietro di loro c’è Silvia Persico, la quale, fino allo scorso novembre, non aveva mai gareggiato nel ciclocross. Eppure stava per vincere una maglia tricolore solo pochi giorni fa. Non dimentichiamo anche le Junior Sara Casasola, Francesca Baroni e Nicole Fede: queste tre ragazze hanno chiuso nelle prime 30, il che è indicativo di come possano migliorare ulteriormente e crescere all’ombra delle nostre tre prime donne (Lechner, Teocchi e Arzuffi).
Lo stesso discorso si può fare anche tra gli Juniores: è vero, forse è stata la gara più deludente, ma è anche vero che quell’incidente che ha coinvolto Filippo Fontana nelle fasi iniziali di gara non ci voleva proprio, ma bisogna anche dire che Bruno Marchetti ha sfiorato una top 10 molto importante. Leonardo Cover e tutti gli altri Juniores hanno dimostrato ampiamente di avere tutti i mezzi per poter crescere. Anche i non convocati: l’Italia ha un grande reparto di Juniores che potranno dire la loro in futuro.
Cos’è che manca davvero? Come ho avuto modo di scrivere anche nel mio libro “Pedalare Nel Fango”, in Italia purtroppo non c’è una squadra che possa seguire i corridori tutto l’anno. A partire dai prossimi giorni quasi tutti i corridori cambieranno divisa per vestire quella della propria squadra su strada o di mountain bike. Se noi invece pensiamo che Van Der Poel o il campione del mondo Wout Van Aert saranno sempre seguiti dagli stessi tecnici per tutto l’anno, con la stessa squadra, anche quando andranno a correre su strada, capirete che c’è una bella differenza tra noi e loro.
>>> Pedalare Nel Fango, il libro
In Italia c’è il cosiddetto “prestito temporaneo”: da febbraio a settembre si corre su strada o in mtb con una divisa, poi per la stagione invernale si passa in un’altra squadra per fare il ciclocross. Seguendo sia il tecnico che ti deve preparare per il cross, sia quello che ti deve preparare per la stagione estiva. Se invece si avesse un solo tecnico, un solo preparatore e una sola squadra per tutto l’anno, come avviene all’estero, tutto sarebbe un po’ più semplice.
Carlo Gugliotta