5 lug 2017 – Alla fine ci sta pure: gomito largo, corridore a terra, squalifica. Se la vediamo prendendo in considerazione i primi due fatti, innegabili, il terzo è la naturale conseguenza.
Qui non è questione di tifoserie pro o contro l’uno o l’altro dei due corridori coinvolti in un contatto violento e disastroso, ma di guardare bene la realtà. Quello di ieri è stato un arrivo violento. Nonostante i saliscendi che pure c’erano lungo il percorso il gruppo è arrivato compatto all’ultimo chilometro ed essendo la quarta tappa le forze sono ancora fresche, via tutti a far la volata, fosse anche solo per un piazzamento che al Tour conta sempre un bel po’.
Se sfogliamo all’indietro i Tour de France degli anni passati non è una novità vedere cadute nelle prime tappe. I francesi sono corsi ai ripari con decisioni volte a salvare l’immagine del Tour. In passato si diede la colpa di cadute di gruppo non agli improvvisi imbuti in cui si trovava il gruppo, ma alle prolunghe aerodinamiche che poi, infatti, furono vietate. Come se la caduta non fosse colpa di una strada forse discutibile, ma di corridori che stavano sulle prolunghe in mezzo al gruppo, non riuscendo quindi a frenare. Come se un professionista non sia in grado di sapere quale sia la posizione da tenere sulla bici in mezzo al gruppo o che l’aerodinamica lì non serva.
La decisione della giuria ci è parsa eccessiva, anche se guardando la foto d’apertura non possiamo che vedere quello che abbiamo scritto all’inizio: una scorrettezza bella e buona. È riduttiva, però, quella foto. Perché a vedere tutta la volata la prima cosa da registrare è che la volata viene lanciata da una parte della strada e finisce sul lato opposto. Di chi è la colpa? Sagan allora ha solo seguito l’ “onda” del gruppo e Cavendish si è infilato tardivamente in uno spazio che si andava a chiudere? Anche l’apertura del gomito appare, in effetti, a caduta già innescata. Come a proteggersi istintivamente più che ad attaccare. Quando sei in bici in velocità e senti che ti stanno venendo addosso da dietro (che non vedi) è istintivo cercare un appoggio. Tra l’altro ci sono immagini frontali, prima della caduta, dove si vede Cavendish appoggiare la testa su Sagan prima che il campione del mondo alzi il gomito.
Però la giuria ha preso la sua decisione. C’è da dire che prima della partenza del Tour i corridori sono stati avvisati in modo particolare di non prendere rischi eccessivi sulle volate (assicurando anche attenzione ai ritardi) e che si sarebbe usata la mano pesante in caso di incidenti dovuti a eccessiva foga. Certamente la giuria ha considerato particolarmente grave l’accaduto perché il corridore, di solito, viene messo fuori corsa dopo il terzo richiamo, non al primo episodio.
Insomma anche la giuria lo aveva detto: niente più volate pericolose come forse una volta si sarebbe lasciato correre.
E siamo qui: Demare, francese, ha vinto la tappa (pure meritatamente in definitiva – aveva vinto pure la volata per il traguardo a punti) e indossa una maglia verde che ora diventa ben salda, senza Sagan. La Dimension Data, sponsor del Tour, può continuare a puntare su un Cavendish dolorante (ma non fratturato, per fortuna), vediamo se sarà al via della quinta tappa.
Peccato la perdita di Sagan perché perché questo Tour, c’è poco da fare, perderà inevitabilmente di interesse. I numeri che ha fatto il campione del mondo (escludiamo quello di oggi) hanno fatto parlare e cercare notizie sul Tour in tappe decisamente noiose. Un personaggio difficile da sostituire. Ma intanto ci prepariamo al primo arrivo in salita.
Guido P. Rubino