9 lug 2017 – È successo un po’ di tutto oggi al Tour e non possiamo lamentarci che la tappa non sia stata movimentata. Forse è mancato anche un po’ di fair play, quello che troppe volte, probabilmente, abbiamo visto in eccesso: è gara e della gara fanno parte anche i contrattempi meccanici che non sono sfortune. Più di una volta abbiamo sentito critiche di questo genere a commento di gesti fin troppo eleganti. Che facciamo, aspettiamo tutti?
Rocambolesco anche il finale, quei 12 chilometri di pianura al termine dell’ultima discesa hanno un po’ ucciso le tattiche di attacco in salita e in discesa. L’arrivo, con la tappa finita in un fotofinish incredibile (perché non ci credevano nemmeno il primo e il secondo) è stato forse il contrappasso di questa tappa di montagna.
Detto questo il nostro commentatore tecnico, Stefano Boggia, oggi è saltato sulla sedia a vedere le frizioni tra Aru e Froome. Ecco cosa ci ha detto:
«Se penso, come ho scritto, che in volata (quasi) tutto è lecito ed è abbastanza normale vedere gomiti larghi e traiettorie al limite del regolamento, non sono della stessa opinione al riguardo di quello che avviene fra gli uomini di classifica. Perché la classifica non si gioca per pochi millimetri, ma si combatte su terreni dove vincerà chi sarà nettamente più forte, e per dimostrarlo ci sono ben tre settimane di tempo.
«E allora non mi piace assolutamente vedere Aru scattare durante un problema meccanico di Froome. La scusa “non l’ho visto”, in questa era ipertecnologica dove i corridori eseguono un comando ricevuto via radio dall’ammiraglia anche solo per variare ritmo, non mi sta bene. I suoi scatti oggi non avevano nulla a che fare con quelli di La Planche: insicuro, forse troppo caricato di stress da risultato, non ha mai convinto, piazzando scatti brevi e poi voltandosi subito a guardare dietro. Ma con lo scatto durante un guasto meccanico ha veramente peccato di ingenuità e di una furbizia non richiesta».
Tra l’altro, come vediamo nel video che abbiamo montato e che trovate in fondo a questo articolo, anche se Aru non fosse stato avvisato dall’ammiraglia, di sicuro è stato avvisato dagli altri che sono andati dietro al suo scatto e che non hanno voluto tirare. Al punto – si vede nel video – che il campione d’Italia ha reagito anche con un gesto di stizza.
«Poi non mi è piaciuto nemmeno vedere Froome – continua Boggia – che rientra e va a dare una spallata al Campione Italiano: sicuramente stava vivendo un momento di rabbia, e sicuramente era giusto affiancarlo e chiarirsi, ma una spallata … a che scopo? A voler dire se scatti ancora ti butto per terra? Eh no, non è un comportamento da dominatore di tre Tour de France. Parecchia insicurezza anche per lui, tradita da questo nervosismo palesato in questa situazione poco bella.
Mi mancano un po’ le vecchie regole non scritte del ciclismo di qualche anno fa».
C’è da dire che quel gesto di Froome, davvero brutto a vedersi, è parte di quelle cose “non dette e sempre negate” che nel gruppo accadono per far pagare uno sgarbo.
Infine, nel tira e molla di questa tappa, oggi è arrivato definitivamente fuori tempo massimo il francese Demare. Dopo il recupero che ha del “miracoloso” di ieri, quando dopo 60 chilometri viaggiava già con troppi minuti di ritardo – tanto che qualcuno ha malignato su qualche aiuto “esterno”, visto che anche le telecamere lo avevano provvidenzialmente abbandonato – oggi la sua mesta uscita dalla corsa francese. Peccato che insieme a lui siano finiti oltre tempo massimo anche i suoi compagni di squadra che hanno provato a salvarlo: Mickaël Delage, Ignatas Konovalovas e il nostro Jacopo Guarnieri.
Guido P. Rubino e Stefano Boggia (www.daccordistore.it)
Ma le “regole non scritte” di chi? Chiedere a Nencini per informazioni! Basta con questo penoso “fair play”, fair play è rispettare le regole, il resto si chiama CORSA.
È. È tutto sbagliato ( come diceva un Campionissimo,un certo Gino ,
” le tutto da rifare !!” Non possibile fare 200 km. E poi darsi battaglia solo negli ultimi
5 km. AF***O le radioline,il gioco di squadra,le scie ( con attacco ) delle
Ammiraglie . Ciclismo vero ed espulsione a chi fa gioco di squadra, alla fine solo con la forza e il vero risveglio del ciclismo la gente correrà in massa.
Be’, il gioco di squadra fa parte del ciclismo stesso. Sulle radioline tanti dubbi, ma oggi pare siano state fondamentali anche nel segnalare la caduta di Porte e Martin in quel punto delicato di strada stretta e con curve dove altri potevano piombare ad alta velocità.
Tra i due gesti non ho dubbi sul meno sportivo: senz’altro la gomitata di Froome. Quanto ai (presunti) guasti tecnici, siamo sinceri, non esiste sport in cui si neutralizzi la gara in caso di guasto tecnico ad un singolo atleta, immaginatevi un discesista ripetere la gara perchè gli si è rotto lo sci o le squadre di calcio fermarsi ad attendere che l’avversario si leghi gli scarpini o ancora Hamilton che rientra ai box perchè Vettel ha rotto la sua monoposto, suvvia… Se ti salta la catena è perchè era stata regolata male o perchè hai fatto qualche boiata e, anche se fosse solo questione di sfortuna, farebbe comunque parte del gioco.
Ma se far play deve essere perché Froome non ha dato indicazione agli altri di aspettare Daniel Martin che poverino non aveva nessuna colpa per la caduta?
Nel ciclismo non deve esistere il far play per problemi meccanici o per cadute dovute ad imperizia del ciclista.
Diverso se si verificano problemi per eventi non imputabili al ciclista. Per la giornata a Hamilton Vettel è stato penalizzato. Per la spallata Froome non è stato punito anche se è evidente che lo ha fatto apposta.