Dopo aver parlato di posizione in sella e di utilizzo dei rapporti, la seconda puntata che ci avvicina in senso pratico a L’Eroica parla di guida della bici d’epoca e di meccanica del mezzo. Iniziamo dalla prima: condurre una vecchia bici da corsa sugli sterrati polverosi (o fangosi) del Chianti è ciò che più affascina della famosa ciclostorica toscana; ma è anche quel che va affrontato nel modo corretto se si vogliono evitare ruzzoloni che possono avere conseguenze anche gravi.
Parola d’ordine, provare la bici
Non è affatto facile condurre una bicicletta con coperture larghe al massimo due centimetri sul fondo polveroso – o peggio viscido – di una strada sterrata della toscana. Un ulteriore elemento di difficoltà è rappresentato dalla guida particolarmente sensibile di biciclette che, a differenza di quelle attuali, hanno un angolo di sterzo molto limitato, che si comporta in modo meno stabile in situazioni precarie come quelle sullo sterrato.
Infine, anche efficienza e modulabilità della frenata sono decisamente inferiori rispetto a quelle dei mezzi di oggi. Se a questo aggiungiamo il fatto che molti partecipanti de L’Eroica inforcano la bici d’epoca solo per il giorno della “gara” la situazione può diventare ancor più complessa e pericolosa e ci ricorda ancora una volta come la cosa migliore per affrontare in sicurezza questa ciclostorica (ma anche le altre) sia provare adeguatamente il mezzo prima dell’evento e farlo sia su asfalto, sia su fondi che somiglino a quelli che troveremo nel Chianti.
Serve una guida “leggera”
Sia che ci troviamo in salita, in pianura o in discesa e sia che il terreno sia asciutto o bagnato, la regola per condurre una bici eroica sullo sterrato è assumere un assetto in sella che sia il più possibile “morbido” e “leggero”: significa che i muscoli del corpo non dovranno mai essere troppo tesi e contratti, cosa che invece succede spesso ai meno esperti.
Irrigidire il busto e soprattutto la presa sul manubrio è la risposta naturale che il corpo ha rispetto una situazione di pericolo che lo coglie impreparato; i muscoli contratti sono invece la soluzione peggiore per salvarsi dall’insidia più frequente della marcia su sterrato: l’improvvisa perdita di aderenza della ruota posteriore o peggio dell’anteriore. Avere una guida “leggera” significa impugnare il manubrio in modo dolce, significa mantenere gli arti superiori mai troppo tesi, ma sempre con un certo angolo di curvatura tra bracci e avambracci, che diventeranno una sorta di “sospensioni” naturali per assorbire le buche. Quanto detto è valido sia in pianura che in discesa, sia che si abbiano le mani alte sul manubrio sia che ci si trovi nella presa bassa.
La guida “morbida” sarà inoltre il migliore alleato per affrontare rischi che sulle sterrate de L’Eroica si chiamano: improvvisi solchi percorrono il fondo sterrato in senso parallelo al nostro senso di marcia, buche inaspettate e che non si possono evitare e infine curve con il piano stradale in contropendenza, che portano la traiettoria in una direzione diversa rispetto a quella voluta.
Leggeri anche nelle frenate
Altrettanta accortezza serve per gestire le frenate, che su un fondo sdrucciolevole come lo sterrato impongono un’attenzione maggiore rispetto a quel che succede quando si è sull’asfalto. Sulla strada bianca la tecnica di frenata è identica a quella su asfalto, con la differenza che nel primo caso ogni minimo errore lo si pagherà caro, con la perdita di aderenza, e questo vale ancor di più se il mezzo se cui sediamo è una vecchia bicicletta d’epoca.
Dunque, prima di tutto sfatiamo quel luogo comune per cui in discesa il freno anteriore non vada utilizzato: il freno anteriore serve eccome, ma questo non deve assolutamente essere azionato quando la bici non si trova in una perfetta traiettoria rettilinea; in questa situazione, invece, sia sull’asfalto, sia sullo sterrato, l’azione simultanea di freno anteriore e posteriore ci aiuterà a decelerare nel più breve spazio possibile il mezzo prima dell’ingresso in curva; una volta in piega le leve freno non dovrebbero neanche essere sfiorate.
La posizione del corpo in discesa
Una discesa ben fatta la si costruisce non solo azionando bene i freni, ma anche assumendo la giusta posizione con il corpo: sullo sterrato e con la bici d’epoca questa posizione è un po’ quella mutuata dal mountain biking: per massimizzare il controllo sul mezzo serve arretrare leggermente il corpo e allo stesso tempo sollevare il sedere dalla sella, che in questo modo lascerà alle gambe il ruolo di “ammortizzatori” naturali che assecondano in modo morbido le sconnessioni del terreno, esattamente come abbiamo visto prima per le braccia e gli avambracci. Infine, in discesa le mani andranno sempre tenute in presa bassa: questo ci permetterà non solo di esercitare una forza maggiore sulle leve freno, ma soprattutto di abbassare il più possibile il baricentro e avere in questo modo maggiore aderenza sul terreno.
Preparare la bici eroica
La più autentica delle biciclette “eroiche” è ovviamente quella meglio conservata, la più originale, la più conforme al rigido regolamento tecnico de L’Eroica. In realtà, proprio le regole tecniche della manifestazione consentono di apportare sul mezzo piccole ma importanti modifiche in grado di rendere la bici più sicura, più pratica e più adatta per affrontare il percorso. Ad esempio, al punto cinque il regolamento recita: “Sono consentiti sia tubolari che copertoni”. Ora, la stragrande maggioranza delle bici di una volta erano equipaggiate con cerchi per tubolare, che sono sicuramente meno pratici da gestire in caso di foratura. A parità di condizioni della carcassa e della mescola (e in questo senso vanno assolutamente bandite le coperture originali, perché vecchie e secche e quindi molto più soggette a forature) un tubolare è esposto allo stesso rischio foratura rispetto al copertoncino, con la differenza che il secondo è estremamente più pratico da gestire in caso di foratura. Adattare un paio di ruote per tubolare allo standard per copertoncino impone di sostituire i cerchi, montandone un paio per copertoncino. In realtà, sia per un discorso di originalità del componente, sia per la difficoltà a reperire cerchi per copertoncino di tanti anni fa, chi volesse effettuare la modifica farà probabilmente prima a dotarsi di un secondo set di ruote per copertoncino da utilizzare alle ciclostoriche, conservando invece le ruote originali per tubolare che preserveranno l’originalità della bici.
È ancora il regolamento de L’Eroica a consentire di “adeguare i rapporti della ruota libera alle difficoltà del percorso”. E in questo senso le erte ripide della classica del Chianti suggerirebbero moltipliche cortissime, quasi da mountain bike. Questo è vero, sì, ma l’aspetto da tenere in considerazione è la capacità della trasmissione della bici eroica: i cambi e i deragliatori di una volta tolleravano con difficoltà i pignoni grandi oppure le corone molto piccole. Ciò che conta è allora la capacità del cambio, che è appunto la sua compatibilità con ingranaggi di una determinata dentatura. La maggior parte dei cambi di una volta sosteneva pignoni fino al 24, massimo 25 denti. Montare su una bici d’epoca un pignone più grande può portare a rotture irreparabili del cambio; lo stesso problema si può verificare con le corone troppo piccole, ad esempio quando si vuole sostituire l’originale guarnitura doppia con una tripla. Adattamenti di questo tipo vanno sempre valutati caso per caso, assieme a un bravo meccanico.
Capitolo “pressione gomme”: quest’ultima varia a seconda del peso dell’utilizzatore e della sezione dello pneumatico. L’intervallo è molto ampio: si va dalle 7 atmosfere ed oltre che potrebbe adottare un individuo pesante che usa pneumatici da 25 millimetri (sezioni inferiori le sconsigliamo, perché sono più difficili da guidare sullo sterrato) alle 4 atmosfere scarse che può permettersi un atleta leggero quando monta pneumatici da 30 millimetri. Anche in questo caso sarà la prova su uno sterrato simile a quello de L’Eroica a dirci qual è la pressione giusta, limitando così il rischio di perdite di aderenza nel caso in cui si sia gonfiato troppo oppure il rischio di pizzicature nel caso in cui si sia gonfiato troppo poco.
Sempre in tema di coperture una nota va al tipo di scolpitura dello pneumatico: per L’Eroica molti montano gomme leggermente artigliate, mutuate dai modelli da ciclocross. In realtà, pneumatici del genere hanno un senso solo nel caso in cui il terreno sterrato sia allentato a causa della pioggia, perché riescono a garantire maggiore grip e controllo. Con il fondo asciutto anche una copertura con profilo slick va bene, con il vantaggio in più che sulle porzioni asfaltate sarà anche molto più scorrevole.
Un’attenzione particolare andrà poi riservata ai freni: attenzione ai pattini originali, perché spesso possono essere vecchi e con la mescola degradata, di conseguenza molto pericolosi soprattutto se venisse a piovere. Meglio sostituire i pattini originali con dei pattini in stile “vintage”, ma con materiali e mescole moderne. Un occhio andrà poi al corretto funzionamento e posizionamento dei registri di tensione dei cavi dei freni, per avere la possibilità di intervenire su di essi durante la corsa, anche per adattare l’escursione della leva all’usura che il pattino potrebbe riportare strada facendo.
Prima parte: