È come un circuito di Formula 1 senza la Ferrari, l’atletica senza le Olimpiadi, un campionato di calcio senza la Juventus.
La prossima stagione del ciclismo partirà con il World Tour senza Campagnolo. Un pezzo di storia che si ferma temporaneamente con una pagina bianca dentro un libro scritto fitto fitto.
Quando abbiamo pubblicato l’articolo di Decathlon che torna nel World Tour in redazione qualcuno l’ha detto subito: “E Campagnolo?”
Non c’è più Campagnolo nel World Tour, le BMC montate col gruppo italiano verranno sostituite dalle Van Rysel col Dura Ace Di2 di Shimano.
Resta a baluardo del marchio italiano il Team Bardiani che pure si fa sempre ben vedere nelle gare che contano ma, purtroppo, solo in quelle dove viene invitata, non essendo una squadra della serie A del ciclismo. Un po’ poco per gli appassionati di un marchio che ha segnato la storia della bicicletta.
Campagnolo può confermare che la sua partnership con il team AG2R Citröen è giunta al termine e che si è separata amichevolmente dal team. Al momento non c’è alcun annuncio da fare sulle partnership di Campagnolo nelle corse su strada professionistiche per la stagione 2024.
È la risposta, laconica di Campagnolo a domanda diretta. L’unica che avrete per un po’.
Noi appassionati continueremo a sognare quei gruppi e quelle ruote, più tutti gli altri accessori che vanno oltre la bicicletta (già, Campagnolo nella sua creatività ha brevettato anche un cavatappi, tutt’ora insuperato e uno schiaccianoci. Oggi sta pensando anche alla vela) e fanno parte di un modo di pedalare iniziato da quel primo brevetto del 1930, che diede il via all’azienda tre anni dopo.
Magari avevamo montato su un Simplex o altro ancora senza marca. Perché anche mettere su un Valentino erano soldi e il mozzo con l’ala rimaneva un sogno da realizzare al più presto per “avere la bicicletta che non si rompeva più”. Non era una pubblicità di Campagnolo ma il passaparola che volava nel gruppo tra compagni di ruota.
Campagnolo è sempre stato un riferimento e una sicurezza per i corridori. Tullio Campagnolo li seguiva uno per uno, figuriamoci i campioni.
Aveva portato le leve freno nuove a Vittorio Adorni il giorno prima del Mondiale del ’68. Per Merckx preparava al volo le moltipliche desiderate facendo lavorare di notte gli operai per aver tutto pronto alla mattina della tappa, a far lavorare i meccanici.
Sanno di quella lima i prodotti Campagnolo anche oggi che la fibra di carbonio ha sostituito molte parti e leve ed elettronica sono frutto di elaborazioni computerizzate.
Ecco, guai a pensare a Campagnolo come a qualcosa legato al vecchio, al già stato. Campagnolo negli anni recenti ha spesso anticipato le mosse del mercato, dal gruppo a 10 velocità, fino all’Ekar. Anche nel gravel ha saputo ribaltare una situazione in cui in pochi credevano. Un gruppo fuori dagli schemi, costoso e bellissimo. Eppure, ne è nata una ricerca spasmodica per averlo.
Intanto stiamo già guardandoci in tasca pensando al Super Record Wireless. E Campagnolo sta già pensando alla prossima mossa.