23 mag 2017 – Beffardo il destino dei ciclisti. A volte fa parlare di loro solo quando c’è il nome importante. Un mese esatto dalla tragedia di Michele Scarponi, ora Nicky Hayden. Sport distanti all’apparenza, la bicicletta a fare da comun denominatore.
Destino beffardo di una triatleta, Julia Viellehner, afferrata da un camion lo stesso giorno di Hayden e nella sua ombra, famosa per uno famoso, se no forse neanche avremmo sentito parlare di lei. Per lei, in più, il giallo del decesso prima annunciato dal suo allenatore e poi smentito dall’ospedale.
Ogni giorno o quasi c’è qualcuno a pedali che non tornerà più a casa. Detta così è terrificante, da guardarsi indietro ad ogni colpo di pedale. Ma poi lo sappiamo, no? com’è quando si inizia ad andare. È tutto troppo bello per pensarci in quel mix di passione, sfogo e voglia di fare a prescindere dagli obiettivi da raggiungere, che diventa ogni uscita in bicicletta.
Perché c’è anche chi non lo sa che andare in bicicletta è bello. Se è bel tempo è bello, ma anche se fa freddo e piove, perché si immagina e si pensa e la pioggia e il freddo possono dare fastidio, ma anche diventare una sfida. Magari si sogna un po’ e in bicicletta è più facile. Perché le pedalata sono fatte di ore con se stessi e alla fine ci si ritrova sempre a pensare. E chi pensa diventa una persona migliore.
Che almeno queste morti, come scrivevamo di quella di Scarponi, un mese fa, servano a far pensare dove normalmente si passa velocemente. Perché in bicicletta, a prescindere dalla colpa, si perde sempre. E la vita è una pena smisurata per qualsiasi colpa, anche aver bruciato uno stop o aver pedalato un po’ più in mezzo.
Ivan Basso, giorni fa, ha detto una cosa semplice: provate tutti, ogni tanto, a salire su una bicicletta. Almeno vi renderete conto di come ci si sente e magari al prossimo sorpasso di un ciclista penserete diversamente. Questo articolo – su Cyclinside – lo leggeranno i ciclisti che certo non ne hanno bisogno (o magari pensando a queste tragedie saranno più attenti), ma magari lo condivideranno anche quelli che non pedalano e che non dovrebbero mai trovarsi nella situazione di diventare “assassini”. Perché una distrazione non è mai dolosa. È superficialità che in automobile può diventare colposa. E non possiamo permetterci di non pensarci su. Perché quando succedono queste tragedie le conseguenze sono irreversibili per tutti, anche per chi porterà il peso della propria distrazione.
A questo dobbiamo pensare quando ci sentiamo scossi da eventi di questo tipo. Perché può capitare a tutti e forse è servita anche l’immagine sulla nostra pagina Facebook che ha ottenuto, in qualche ora, migliaia di condivisioni e oltre 400mila visualizzazioni. Se aiuterà a pensare, anche solo uno, almeno una volta in più, vorrà dire che già siamo migliorati un po’.
Per cui niente pensieri di vendetta, non servono a nessuno perché non è una guerra. Solo buon senso e rispetto delle regole. Che ci fanno tutti utenti della strada con diritti e doveri da rispettare, per rispettare noi stessi nel ricordo di chi non c’è più.
Guido P. Rubino
Salve, mi dispiace moltissimo x l accaduto.Io sono un automobilista. Capisco, difendere i ciclisti, io li rispetto, xo molte volte loro non rispettano le regole. Faccio tre esempi che mi sono capitati. Accompagno mio padre in stazione in auto, siamo un pochino in ritardo. Ciclisti davanti auto, tutti in orizontale suono…..loro ” evviva gli sposi” e non si spostano. Rotonda: tagliano in velocità senza fermarsi, te li trovi sotto le ruote.Dalla mia via in discesa arrivano dalla collina quelli del freeride, senza toccare freni, preso in pieno un anziano con passeggino e nipotino. Le regole valgono anche x loro?????!!
Con la differenza che Scarponi era in piena ragione, Hayden, dato che c’è un filmato che mostra che ha saltato lo stop, no.
Se non ti fermi allo stop, hai torto. Non è corretto dare dell’assassino all’ automobilista che se lo è incolpevolmente trovato davanti.