11 dic 2018 – È un bollettino di guerra in costante aggiornamento il rapporto di ciclisti vittime coinvolti in incidenti stradali mentre vanno in bicicletta. Mentre l’opinione pubblica si trova spesso a essere fuorviata da messaggi che criminalizzano i ciclisti, chi pedala continua ad avere la peggio. Il richiamo al rispetto delle regole che viene fatto parlando di ciclisti che si sentono al di sopra del codice della strada ha rivoltato la situazione, col risultato di vedere troppo spesso i ciclisti colpevolizzati senza motivo. E di questo avevamo parlato proprio pochi giorni fa.
Ora altre notizie bruttissime che sembrano normalità per la frequenza con cui accadono. E risaltano ancora di più quando capitano a ciclisti esperti, che sanno guidare la bicicletta e controllarla meglio di chiunque. È un rispetto che manca, ma anche controlli blandi in cui si annida il pensiero di impunità che troppi attribuiscono i ciclisti ma che è drammaticamente vivo in cui guida un’automobile senza pensare alle conseguenze di una distrazione.
Ecco allora il comunicato di ACCPI, l’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani che pone l’accento su alcune questioni tutt’altro che secondarie. In particolare è significativo l’allarme di Cristian Salvato, presidente di ACCPI che evidenzia come le promesse fatte al tempo della tragedia di Michele Scarponi siano rimaste lettera morta, come troppi controlli che non vengono mai fatti per prevenire gli incidenti.
Ecco il comunicato di ACCPI (in apertura Samuele Manfredi, coinvolto ieri in un incidente terribile e tutt’ora in lotta per la vita):
Due giorni fa Paolo Simon, ieri Samuele Manfredi, e oggi a chi toccherà finire falciato mentre sta pedalando? Magari non a un atleta professionista che in bici ci va per lavoro, ma a un bambino che usa le due ruote per andare a scuola, a una mamma che è diretta in centro per acquistare i regali di Natale o a un padre di ritorno dal lavoro. Dopo una decrescita fino al 2016, le morti sulle strade italiane hanno ricominciato ad aumentare. Nel 2017 sono morti 254 ciclisti su un totale di 3.378 decessi. Praticamente ogni giorno muoiono 10 persone in Italia sulla strada e ogni 34 ore muore un ciclista.
L’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani urla tutto il suo dolore e la sua rabbia per la quotidiana strage che si consuma sulle nostre strade e, sempre più spesso, coinvolge chi è in sella alla propria bicicletta.
«Nei giorni scorsi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha commentato la tragedia avvenuta nella discoteca di Corinaldo dicendo: “Non si può morire così”. Mentre uno dei nostri ragazzi a soli 18 anni lotta per la vita, lasciandoci con il fiato sospeso, riprendo le parole del capo dello Stato per ricordare che la violenza stradale è la causa maggiore di morte per i giovani sino a 30 anni» afferma Cristian Salvato, presidente ACCPI.
«Al funerale di Michele Scarponi le massime autorità del nostro paese e del mondo dello sport avevano promesso un intervento concreto perché tragedie del genere fossero ridotte al minimo e invece, a distanza di quasi due anni, nulla è cambiato. Anzi, la situazione se possibile è peggiorata. Chi non ha mantenuto gli impegni che si era assunto è un delinquente, così come è un assassino chiunque firma per la realizzazione di una nuova strada senza pensare a chi la solcherà in bici o a piedi» aggiunge riferendosi alla legge 366/1998 sulla mobilità ciclistica, che obbliga il proprietario o gestore della strada a prevedere sempre una pista ciclabile quando viene costruita una nuova strada o viene effettuato un intervento di manutenzione straordinaria. Normativa regolarmente disattesa perchè non presenta sanzioni per i trasgressori. Un Paese civile non può permetterlo.«Se per fermare la vostra stupida violenza alla guida occorre una rivoluzione, la avrete» commenta Marco Cavorso, delegato alla sicurezza del sindacato dei ciclisti, che ben conosce la materia avendo perso il figlio Tommaso, proprio a causa di un incidente mortale che lo ha portato via a soli 14 anni. «Siamo davvero stufi. Non è più tempo di parole, ma di fatti concreti. Nei prossimi giorni inizieremo una raccolta firme perchè una “legge salvaciclisti” diventi effettiva. Non possiamo più permettere che i nostri ragazzi vengano buttati giù come birilli per mancata precedenza, velocità elevata o una banale ma fatale distrazione. Il sorpasso con una distanza minima di sicurezza deve diventare obbligatorio, l’uso del cellulare al volante deve essere pagato con il ritiro della patente, un omicidio stradale deve essere trattato alla pari di qualsiasi altro assassinio. Gli utenti deboli meritano rispetto e tutele adeguate. La vita è sacra».
RC