Ve ne siete accorti? In questi mesi c’è un balletto di accuse e di insulti tra ciclisti e automobilisti. “Si tratta di qualche estremismo” veniva da pensare, come i soliti esaltati che perdono tempo e serenità per discutere di un parcheggio. In realtà la questione, nel tempo, ha assunto un aspetto importante, si è gonfiata un bel po’.
Riforma del Codice della Strada, ciclovie, piste ciclabili: possiamo metterci dentro tutto perché ci sono tanti argomenti che vengono utilizzati, spesso anche a sproposito, per parlare di bicicletta e sicurezza. C’è da stupirsi e restarci male, da ciclisti, a leggere i commenti sui social quando qualcuno a pedali viene investito. Indipendentemente dalla sua sorte (se c’è un morto, un rispettoso silenzio sarebbe parte del vivere civile) le polemiche che si scatenano parlano anche di moltissima ignoranza.
Che biciclette e automobili abbiano gli stessi diritti a circolare su strada a qualcuno, evidentemente, proprio non va giù. Però lo dice il Codice della Strada, quello che ogni automobilista è tenuto a sapere se ha in tasca una patente. E invece si continua a inveire contro corrente come se l’interpretazione della legge fosse per alzata di mano. La legge c’è ed è così. Ed è pure giusta. Perché nelle nostre città, e nelle strade del nostro Paese, le biciciclette possono circolare liberamente, non ci piove.
Poi sia chiaro: il Codice della Strada vale per gli automobilisti come per i ciclisti e dà indicazioni precise a questi ultimi. Il diritto di circolare e di essere rispettati c’è come il dovere di rispettare e lasciar passare i veicoli più veloci senza creare intralcio. E i gruppi domenicali spesso dimenticano questo dovere anche con qualche maleducazione. Se il ciclista è parte debole sulla strada, oltre a pretendere rispetto, dovrebbe essere il primo a stare nelle regole.
Ecco, quest’affermazione troppi ciclisti fanno finta di non sentirla loro e non va bene. Così come non va bene, e vale la pena sottolinearlo, parlare di sicurezza dei ciclisti ed elencare regole a carico proprio dei ciclisti. Troppo facile e inaccettabile. Casco obbligatorio? Un senso ce l’avrebbe pure, ma nella nostra Italia c’è chi si preoccupa già che questa potrebbe essere una scusa per le assicurazioni per porre gabelle in più e probabilmente ha ragione. Limitare l’uso delle biciclette in determinati posti? Fanno venire i brividi certi provvedimenti, ma è un dato di fatto che interpretare come piste di downhill dei sentieri di montagna dove passeggiano anche le famiglie comporti delle conseguenze importanti. Così come sfrecciare senza attenzioni nelle aree pedonali.
La bicicletta, dobbiamo prenderne atto se ancora non dovesse apparire ovvia la cosa, non è un lasciapassare per l’illegalità. E fomentare le prese di posizione, da una parte e dall’altra, non può che portare inevitabilmente allo scontro. E da come reagiscono troppi automobilisti di fronte ai ciclisti è evidente che anche l’odio incondizionato verso le auto non stia portando a un vento favorevole a chi pedala. Meglio ragionare col buonsenso: è quello che i padri della legge ci hanno sempre insegnato.
E magari vale la pena ripassare il vademecum della sicurezza:
Consigli di guida: ecco le idee di Daccordi per la sicurezza
RC
A P P E L L O A T U T T I C O L O R O C H E P O T R A N N O R I P E T E R E Q Q U E S T O M E S S A G G I O I N T U T T E L E S E D I::!!!!!! PROMUOVIAMO LA UNCOLUMITA’ DEI CICLISTI PROFESSIONISTI SU STRADA!!!!!. BISOGNA DOTARE OBBLIGATORIAMENTE I CORRIDORI DI OPPORTUNI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE CONTRO LE CADUTE (SEMPRE PIU’ FREQUENTI) PROTEGGENDO ADEGUATAMENTE TUTTI I PUNTI A RISCHIO DEL CORPO . ANNI FA SI INTRODUSSE IL CASCO, MA, ABBIAMO VISTO, NON BASTA. POICHE’ TUTTI I CORRIDORI DOVRANNO ESSERNE DOTATI IN GARA, NESSUNO SARA’ PENALIZZATO RISPETTO AGLI ALTRI.