12 lug 2018 – Non è infrequente che al Tour de France la tappa si imbizzarrisca all’improvviso, come un cavallo che tenta di disarcionare chi prova a domarlo. È il Tour, i corridori lo sanno e i più esperti stanno attenti. Ma a volte si distraggono anche loro e allora significa fatica.
Oggi è toccata a Nibali, che pure avevamo lodato per il modo di gestirsi in corsa sin dalle prime tappe giusto qualche giorno fa. Un tratto di vento fortissimo e la Quick Step che prova a stanare gli avversari distratti con una tirata a sessanta all’ora a più di cento chilometri dal traguardo. Chi è davanti si salva, chi è dietro fatica e, inevitabile, arriva il primo strappo mentre si aprono ventagli spettacolari e dolorosi per le gambe.
Inseguimento a tutta quando si pensava che le difficoltà sarebbero state solo nel finale, col famigerato Muro di Bretagna, una salita da ripetere due volte e capace di fare pure selezione. Invece oggi la fatica s’è fatta prima e pure tanta. Tra le vittime illustri, oltre al capitano della Bahrain Merida anche Roglic. Si mischiano le carte ma alla fine è il muro finale a fare i distacchi. E Nibali, stavolta, guadagna pure qualcosa su Froome e su Bardet (che si stacca dal gruppo dei migliori).
Sfortunatissimo Dumoulin che nelle fasi finali fora e perde pure tempo a cambiare la ruota. Sul traguardo sarà quasi un minuto il suo ritardo. Sul traguardo passa per primo Martin che fa un allungo chirurgico, preciso e ritagliato sulle proprie forze.
Per ora sì, sono i primi petardi di un Tour che deve ancora esplodere, ma intanto la classifica si delinea. E Van Avermaet è ancora in giallo.
GR