5 gen 2019 – Inizia una nuova stagione e gli Under 23 si trovano a fare i conti con problemi già ben noti nell’ambiente. Mi trovo d’accordo con quanto sottolineato da Silvio Martinello nel suo post riassuntivo dell’annata appena conclusa.
Ho vissuto il momento della trasformazione, quando i “Dilettanti” sono diventati “Under 23”, problematiche diverse che spesso vengono trascurate osservando il ciclismo da fuori.
Il macro-problema maggiore si chiama stress. A un corridore di 19 anni viene detto che ha quattro anni di tempo per vincere per passare professionista. Ma stravincere sarebbe meglio.
Nel “vecchio sistema” era peggio? È vero, ci si confrontava con corridori già esperti, anche di 27-28 anni, ma confrontarsi con molti di loro spesso era un onore, perché avevano conquistato fama nella categoria.
Trovarsi a 19 anni contro di loro era dura, ma batterli anche solo una volta era garanzia di notorietà. Ora questa situazione di conto alla rovescia ha creato una scia su tutte le categorie giovanili: per affrontare i 4 anni da Under al top hai sicuramente dovuto fare i due anni da Juniores al top per poter trovare una buona squadra per l’anno successivo. Ma questo ragionamento sei stato costretto a farlo anche nella categoria prima, e quindi avrai fatto anche gli Allievi al top. Quando ti trovi negli Under sono già almeno tre anni vai a tutta, districandoti con la scuola e l’adolescenza, se non hai avuto genitori o allenatori che già nei giovanissimi non hanno voluto farti saltare nemmeno una gara. E quando sei Under? Se ti succede un incidente e ti rompi un osso, o qualsiasi altro problema fisico, devi fare un miracolo per rimediare.
Un secondo macro problema mai analizzato è il crollo dello stipendio dei ragazzi. Giusto sarebbe dire “rimborso spese”, ma sappiamo tutti che è una cifra concordata. Quando avevi l’opzione di rimanere più anni nei dilettanti e c’era un mercato dei corridori più ampio, gli stipendi erano uguali o superiori a quelli di molti professionisti. Ora hai solo quattro anni, il coltello dalla parte del manico ce l’hanno le squadre (ancora più di prima), punti alla squadra migliore e accetti quello che ti danno.
La parte economica per un ragazzo di 20 anni che deve allenarsi almeno 3 ore al giorno e gareggiare 3 volte a settimana spesso fuori regione non è trascurabile, ma non viene meno anche un sistema di accordi sul calendario da seguire, sugli obiettivi, sul ruolo all’interno della squadra. Hai sempre solo 4 anni di tempo, se tutto fila liscio.
Terzo ma il più importante: è stato tolto il futuro ai ragazzi. Semplicemente se inizi a non avere i risultati da Juniores smetti, perché capisci che non sarà la tua strada. Ma qui stanno iniziando a smettere anche gli Juniores che raggiungono buoni piazzamenti, perché avendo solo 4 anni di tempo nella categoria successiva devi essere vincente o non sei nessuno. E questo colpo di coda si avverte già nelle categorie giovanili. Con una categoria lunga nei dilettanti lasciavi l’opportunità di una “sfumatura” della carriera, di un passaggio graduale magari agli amatori, per chi non era riuscito a centrare l’obiettivo del professionismo, oppure di trovare un impiego all’interno dell’ambiente dietro alle quinte.
La categoria Under 23 ha estremizzato il ciclismo giovanile creando un futuro in bianco o nero a 22 anni. Molti hanno appoggiato questo sistema perché costringe a prendere decisioni difficili in tempi rapidi, ma ha creato una ricerca del fenomeno fin dai ragazzini e il decremento dei tesserati è il risultato della sfiducia che vedono i giovani guardando in alto. L’alto non può essere solo il World Tour, altrimenti dai spazio solo al campione, e questo non è fare il bene del ciclismo, il ciclismo deve essere esteso e alla portata di tanti, questo è diventare fanatici e ossessivi nella ricerca del talento.
Ribadendo ancora una volta (non smetterò mai di insistere su questo punto) che sebbene si tratti di un regolamento Internazionale UCI l’applicazione di queste categorie è una interpretazione tutta Italiana – ovvero: all’estero a 25 anni un discreto corridore può continuare a correre nelle numerosissime squadre Continental, con tanto di stipendio e contributi pensionistici versati, e tentare comunque di trovare un contratto in una World Tour – la soluzione di allungare la categoria Under 23 di un anno mi sembra il minimo che si possa fare in questo momento, anche se si tratterebbe di una misura esigua e non adeguata al problema che ci stiamo apprestando (il dissanguamento di tesserati è solo all’inizio) ad affrontare.
Stefano Boggia (http://www.daccordicicli.com/)