9 mar 2020 – Vento e pioggia (e magari anche un po’ di freddo) sono gli ingredienti perfetti per trasformare anche una tappa potenzialmente tranquilla in una corsa durissima. È cosi alla seconda tappa della Parigi Nizza: da Chevreuse a Chalette-sur-Loing che è sembrata andare tranquilla fino ai trenta chilometri all’arrivo circa.
In realtà il gruppo compatto era lì spendere tantissime energie come si poteva vedere dai movimenti in coda al gruppo. Corridori a fare l’elastico e a fare equilibrismi per restare in sella. Cedimenti clamorosi di chi tende la mano al corridore a ruota per un cambio “all’americana” per far chiudere il buco.
Fatica e poi ventagli. Una menata fortissima di Mads Pedersen a fare disastri, Alaphilippe che fora e resta dietro, Quintana che cade arrotandosi col vento e deve inseguire praticamente da solo, giusto le preghiere via radio per lui, in pochi a dargli una mano mentre il divario con i primi diventava sempre più un abisso.
Selezione di condizione e di fama, corridori forti e corridori allenati, spesso in uno scambio di ruoli più che normale a inizio stagione. Ah, ci fosse la Sanremo alla fine di questa Parigi Nizza a dita incrociate sperando in un finale regolare.
Pochi corridori e tanta fatica. Se il gruppo è ridotto dalle defezioni delle squadre che hanno sospeso l’attività per preservare i ciclisti dal coronavirus che minaccia l’Europa sempre di più (e anche in Francia si corre con grandi limitazioni di ordine pubblico: praticamente si è corso a porte chiuse). Gruppo assottigliato al via e quindi meno scudi a coprire il vento.
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🚴🏻♂️Alerte bordures !
Echelons! #ParisNice pic.twitter.com/daCrpp5jQS
— Paris-Nice (@ParisNice) March 9, 2020
(il momento dei ventagli)
È così che la selezione si fa dietro. Davanti basta menare e menare fortissimo. Nessuno scatto, allunghi forti di quelli che fanno dolore e fatica, mentre esce il sole e si scoprono le maglie dalle mantelline, compresa quella di un Nibali che pedala già in primavera a dispetto dell’inverno di molti altri. Unico italiano a restare con i primi.
Davanti tutti a menare, dietro ancora a soffrire l’inferno quando Pinot mostra di essere in diffcoltà: ancora selezione e ancora ventagli in cui pedalano tranquilli Sagan e Nibali, campioni navigati in queste trappole. È sempre la Trek Segafredo a fare il passo e selezione negli ultimi 10 chilometri a giocarsi distacchi di pochi secondi da conquistare uno per uno. Arrivo compreso, col vento contrario che premia chi se la gioca meglio: Giacomo Nizzolo: alla ruota di Ackermann fino all’ultimo per dare la zampata negli ultimi metri.
Redazione Cyclinside