Adriano Malori ha dato voce a un pensieri che ci girava in testa da un po’, dopo quella caduta disastrosa della prima tappa causata dall’ormai famigerata signora col cartello.
Dopo averlo ragionato e scritto sulla follia di quel gesto e sui pericoli (sui cui comunque va fatta una riflessione e presi provvedimenti) di un certo tipo di pubblico ci siamo pure chiesti se sarebbe successo lo stesso: era un momento di corridori strettissimi in una strada di campagna. Tipico delle prime tappe del Tour de France. Come le cadute purtroppo. Che puntualmente avvengono nelle prime tappe e come è avvenuto anche qualche chilometro dopo quell’incidente disgraziato con la signora col cartello.
Ecco il pensiero di Adriano Malori che sposta l’accento sull’atteggiamento del gruppo, conseguenza di uno stress da prestazione, che deriva dalle imposizioni dei direttori sportivi, dei manager…
Ancora una volta durante le prime tappe del Tour de France si torna a parlare di cadute.
Si cerca la colpa nelle velocità, nelle biciclette troppo performanti, nel numero di corridori, nelle strade, ecc.. Sicuramente sono componenti preponderanti ma, cartelli ignoranti a parte, in realtà la causa principale è una sola: lo STRESS.
Metti 200 ciclisti più forti al mondo, nella corsa più importante al mondo, con i loro direttori sportivi che insistono, continuamente, dal giorno prima, nel dire loro di stare davanti, vicino al capitano e il gioco è fatto.
Può capitare che il gregario di turno, che magari non ha ancora un contratto per il 2022, si senta il ds in radio che gli urla in cuffia “AVANTI !!! CHE CAVOLO FAI COSÌ INDIETRO !! ” (PS i direttori sportivi hanno la tv in macchina per guardare la corsa). Vi assicuro che quel corridore vedrà rosso come i tori a Pamplona.
Il DS a sua volta, è costretto a mettere una pressione inumana ai ragazzi perché mettano in atto i suoi piani, per non finire da 1º direttore sportivo al Tour, a fare il lava ammiraglia al Trofeo del Pesce Gatto a Comacchio.
Perché si, anche chi dirige i Team in gara deve rendere conto al manager… Che a sua volta deve spiegare il motivo per cui la squadra non vince e corre male a chi elargisce milioni di euro in sponsorizzazioni.
Veniamo all’episodio di ieri. Non c’è motivo di inveire contro il pubblico, perché la passione delle persone è la linfa del ciclismo e dello sport in generale. Quello che è venuto a mancare e succede ormai troppo spesso, è il buon senso. (E di sicuro la signora ne era sprovvista).
Però, quello che mi chiedo è: con i 290 mezzi al seguito del Tour, tra macchine e moto, cosa ci faceva una donna con cartello di quelle dimensioni a una spanna dal gruppo?
Sommate tutti questi elementi e vedrete che l’addizione è questa foto.
28 giu 2021 – Riproduzione riservata, Redazione Cyclinside