17 ago 2019 – Un campione è anche un uomo che se guardare lontano. Felice Gimondi sapeva leggere le corse e conosceva il mondo del ciclismo forse più di chiunque altro.
Tra le tante cose che si stanno scrivendo – e si scriveranno – in questi giorni, ci fa piacere volgere l’attenzione su un aspetto sottolineato dall’amico e collega Gabriele Gentili. Giornalista sportivo e uno dei primi, in Italia, a seguire la mountain bike. È proprio qui che Gentili volge la sua attenzione. Vale la pena leggere il suo appunto.
Una delle cose che lo sport mi ha insegnato è che cos’è un Campione. Per esserlo non basta vincere, conta molto come ci riesci, ma anche come incassi le sconfitte e come sei al di fuori della competizione, perché puoi essere un grande atleta ma nella vita essere un uomo piccolo. Gimondi era un Campione nello sport e nella vita, in tutte le occasioni nelle quali ci siamo incrociati ho sempre avuto l’immagine di un signore gentile ma tutto d’un pezzo. Tutti parlano dei suoi successi ciclistici (tanti) e delle sue sconfitte (tante anche quelle, ma con un Cannibale di fronte…), pochi ricordano che peso abbia avuto nell’evoluzione del ciclismo in Italia, soprattutto nell’affermazione di un mezzo che oggi in tantissimi usano non solo per gareggiare e del quale proprio lui intuì le potenzialità: la mountain bike. Non è un caso se molti dei più grandi campioni della Mtb italiana hanno fatto parte della sua squadra, perché ha sempre avuto un occhio molto fino per il talento. Un Campione vero, lieto di averlo conosciuto.
Gabriele Gentili
Un campione di ciclismo su strada, quindi, cui anche il settore del Fuori strada deve più di qualcosa.
RC