16 feb 2019 – Ecco come nasce un completo per i professionisti con una delle squadre più attente alla tecnologia.
Le bici aero? Sono sicuramente il trend del momento, ma nella filiera moderna dell’industria ciclistica di sicuro c’è un altro articolo sul quale la riduzione della resistenza all’aria è più importante: è il vestiario, che incide circa tre volte quel che, a livello di penetrazione nell’aria può la singola bicicletta. La ripartizione parla chiaro: il 25 per cento dell’economia generale dell’aerodinamica del corpo “bici+corridore” è rappresentato dal mezzo meccanico, mentre il restante 75 per cento lo assorbe il fisico del ciclista che avanza nell’aria. Lui e ciò che porta addosso: scarpe, casco e soprattutto maglia e pantaloncini.
È per questo che l’investimento tecnico delle aziende dell’abbigliamento, negli ultimi anni, si è concentrato soprattutto su questo aspetto, ottenendo in questo modo vantaggi importanti nel ciclismo sempre più veloce e tecnologico dei nostri giorni. Non si spiegherebbe altrimenti l’attenzione che l’Uci riserva da qualche tempo anche verso la regolamentazione del vestiario, oggi soggetto a normative impensabili fino a una decina di anni fa. Se questo accade è soprattutto per bandire soluzioni di abbigliamento che creino vantaggi aerodinamici troppo marcati. Anche per questo motivo in ambito di gare Uci vale la regola per cui tutte le Case di abbigliamento che vestono i pro devono necessariamente proporre gli stessi capi e gli stessi tessuti utilizzati dai corridori anche per la linea prodotto di serie destinata al mercato (o quanto meno debbono mettere in vendita eventuali capi “sperimentali” non oltre sei mesi dopo che i pro li hanno utilizzati in corsa). Per chi produce e sviluppa l’abbigliamento l’impegno è insomma sempre maggiore.
I body e le magliette da competizione sempre più attillate che vediamo alle corse sono molto spesso frutto di un complesso lavoro incrociato: a contare sono i lunghi test effettuati in galleria del vento, le prove di simulazione computerizzata con i software CFD, ancora lo sviluppo o l’implementazione di nuove tessuti sviluppati con il supporto e la collaborazione delle aziende fornitrici, ma soprattutto a contare sono i feedback ricevuti sul campo dai corridori, loro che i nuovi capi li utilizzano per primi in gara o più spesso li vestono in allenamento nella loro configurazione di prototipo.
Il caso di Castelli e del Team Sky è in questo senso esemplare: in un recente servizio su Cyclinside abbiamo visto cosa e come vestono i corridori della corazzata inglese; questa volta invece procediamo al contrario, per vedere cosa la collaborazione con i professionisti può produrre rispetto a ciò che troviamo sul mercato: parliamo di una maglia e di un pantaloncino che pesano pochi grammi e che sembrano impalpabili quando li vesti addosso, ma che sono il risultato di due anni di collaborazione tra il Team Sky e il marchio italiano con sede a Fonzaso, a due passi da Belluno.
La maglia si chiama Aero Race 6.0, il pantalone Free Aero Bibshort 4.0: noi di Cyclinside li abbiamo provati in anteprima, in un evento stampa organizzato da Castelli al sole dell’isola di Maiorca. Sono due delle principali novità della linea Castelli 2019 e sono appunto disponibili al pubblico nella medesima configurazione e con le stesse soluzioni tecniche che impiegano gli “Sky”. Li andiamo a scoprire.
La partnership tra Castelli e il Team Sky è giunta ormai al terzo anno; quella con la squadra di Froome e Thomas non è certo la prima sponsorizzazione professionistica da parte dell’azienda di Fonzaso, anche se i responsabili del marchio dello scorpione riconoscono che mai come con gli Sky i suggerimenti e le indicazioni dei corridori sono state preziose per sviluppare e “inventare” nuovi prodotti. Ad esempio, nella più aggiornata versione che abbiamo testato a Maiorca la Aero Race è codificata con la sigla “6.0”: è infatti questa la sesta versione di una maglia aero che Castelli lanciò nel 2006 e che fornì per la prima volta ai pro dalla stagione successiva.
Da quella stagione in poi la Aero Race è stata implementata di volta in volta, con migliorie apparentemente piccole ma sostanziali, che hanno investito non tanto nell’aspetto aerodinamico in sé, ma più che altro nella combinazione tra aerodinamica comfort e vestibilità percepita dal corridore:
«Quel che ci chiedono i corridori sono prima di tutto le qualità di protezione dei capi che diamo loro – ci spiega Soren Jensen, che di Castelli è marketing manager – perché tutti gli atleti hanno una paura tremenda di prendere freddo, e di conseguenza ammalarsi. Poi, nell’ordine, ti chiedono vestibilità e poi aerodinamica».
L’aerodinamica è in fondo ai requisiti richiesti non perché sia meno importante, ma perché è l’aspetto di cui è più difficile percepire e quantificare le differenze. «In realtà – ci spiega ancora Jensen – con il Team Sky abbiamo trovato una sensibilità mai vista nel trovare le differenze più sottili, anche nelle caratteristiche aerodinamiche del capo. È incredibile come e quanto questi ragazzi lavorino in maniera scrupolosa, meticolosa».
In particolare la Aero Race 6.0 è stata sviluppata da Castelli anche grazie ai risultati dei test in galleria del vento svolti lo scorso anno da Filippo Ganna e Dylan Van Baarle. Il risultato è una maglia leggerissima, da soli 103 grammi, che posiziona strategicamente i vari pannelli di tessuto che la compongono secondo una logica che ottimizza le qualità di vestibilità e di aerodinamica in base a quale parte del busto, delle spalle o del dorso si va a considerare. Il risultato in numeri? Il confronto con la versione 2018 (la Aero Race 5.1) il guadagno espresso in watt risparmiati è stato di 3 watt a una velocità di 40 km/h e di ben 15 watt a 50 km/h.
Nella stagione 2019 la nuova Aero Race 6.0 sarà accoppiata al pantaloncino a lei “dedicato”, anche questo aerodinamico e anche questo nella versione più aggiornata di un articolo che è stato il best seller della Castelli delle ultime stagioni: i Free Aero Race arrivano infatti alla più nuova variante 4.0, quella che utilizza un nuovo bordo con taglio al vivo che rimane piatto sulla coscia e con delle applicazioni verticali in silicone antiscivolo, per garantire aderenza senza ridurne l’elasticità. Inoltre, le cuciture sono state ottimizzate al fine migliorare il fitting e rendere il pantaloncino esteticamente ancor più gradevole che in passato. Tutto nuovo anche il fondello, con il Progetto X2 Air Seamless, che garantisce un contatto soffice e non crea frizioni neanche quando ci si alza sui pedali.
Pantaloncino Free Aero Race 4.0 e maglia Aero Race 6.0 costano rispettivamente 170 e 120 euro. Non è poco, ci mancherebbe, ma se ci pensate bene è circa un trentesimo di quel che costa una aero bike di altissima gamma, ma rispetto a questa il guadagno aerodinamico che riusciranno a garantirvi sarà molto maggiore.
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Ulteriori informazioni: https://www.castelli-cycling.com/it