Siamo stati alla Haute Route Ventoux, l’abbiamo pedalata, sfidata, sudata. E ve la raccontiamo.
Un’avventura di tre giorni di competizione in una cornice unica nel suo genere: la Provenza e il suo Gigante.
Partiamo dall’inizio. L’organizzazione è marchiata “Haute Route”. Come il nome suggerisce, ha iniziato a organizzare corse a tappe sulla famosa tratta alpina Nizza-Ginevra. Dopo anni di successi, hanno deciso di allargarsi e aggiunto al programma originale altre corse a tappe più o meno lunghe: Dolomiti, Pirenei, Stati Uniti, Alpe d’Huez e Ventoux, per esempio, sono entrate a far parte del mondo “Haute Route”.
Conoscevamo l’Haute Route, ma non abbiamo mai avuto modo di partecipare a una delle sue edizioni. L’Haute Route vista da fuori ha il sinonimo di alta qualità ad alto costo. I servizi offerti ai partecipanti sono ottimi ma si pagano e gli italiani, che hanno l’imbarazzo della scelta in termini di Granfondo nel proprio territorio, tendono a evitare di presentarsi al via. Allora chi è l’identikit del partecipante medio? Diciamo anglosassone o nord europeo, non affiliato a un gruppo sportivo e dalla bicicletta di altissima gamma (roba al di sotto dei sette chilogrammi, per capirci).
Dove si svolge
La “nostra” Haute Route Ventoux è stata tre giorni di corse dove il minimo comune denominatore è l’arrivo in vetta al Mont Ventoux via tutti e tre i versanti possibili:
- Bédoin – Mont Ventoux (versante da Sault) di 114 km e 3.016 m di dislivello;
- Bédoin – Mont Ventoux (versante da Malaucène) di 153 km e 3.546 m di dislivello;
- Cronoscalata Bédoin – Mont Ventoux (versante da Bédoin) di 21 km e 1.507 m di dislivello.
Ci presentiamo in due, dopo un lungo viaggio dalle Fiandre, dove viviamo, all’antivigilia della prima tappa. Giusto in tempo per goderci una veloce sgambata nel bel mezzo di una “Indian summer” provenzale. La mattina seguente andiamo a vedere le strade della seconda tappa, un bel giro in tranquillità di 90 km prima della tempesta della gara. Nel pomeriggio facciamo finalmente conoscenza col livello stratosferico dell’organizzazione.
Nel villaggio allestito in pieno centro di Bédoin seguiamo un percorso predisposto dove a ogni postazione riceviamo: pass sanitario, numeri e chip personalizzati, maglia ricordo di alta qualità, calze, uno zaino che ci verrà molto utile nei giorni a seguire e una foto ricordo in abiti civili prima del via. Visto il numero esiguo di partecipanti che queste manifestazioni hanno, poco più di 300 come tetto massimo, ci si sente coccolati. Il rapporto tra gli adetti dell’organizzazione e i partecipanti è di circa 1 ogni 3 o 4. Alle 19 abbiamo il primo briefing che si svolge in modo estremamente professionale con l’ausilio di un grande schermo. Il tutto avviene sempre in due lingue: la lingua del paese dove si svolge la manifestazione e l’inglese. Si può anche scaricare una App dedicata dove tutte si possono controllare tutte le novità del giorno.
Si parte
Venerdì mattina, ore 7:30, ci dirigiamo verso la partenza in bicicletta. È l’alba e fa freddo ma siamo motivatissimi e curiosi di vedere cosa ci aspetta. Arrivati a Bédoin, consegnamo lo zaino con i tutti i vestiti necessari per la discesa, post-gara, dopo l’arrivo in vetta al Ventoux. Lo si ritroverà 10m dopo aver tagliato il traguardo. Un servizio davvero comodo e sicuro, soprattutto ad ottobre. Alle 8 in punto si parte con un chilometro neutralizzato, giusto per uscire dal paese, e poi via libera.
È corsa vera e veloce, le strade sono bellissime, le auto vengono bloccate per tempo e ogni incrocio è presidiato. Moto dell’organizzazione vanno avanti e indietro per la sicurezza del primo gruppo, dove le velocità sono più elevate. Passiamo velocemente diversi punti di ristoro dove, essendo nel gruppo di testa, non abbiamo potuto apprezzarne le qualità. Scorgiamo fotografi ufficiali, tante indicazioni per discese pericolose, tunnel, asfalto irregolare e a ogni cordolo centrale c’è un addetto con fischietto e bandiera a segnalarlo. Prima di ogni salita c’è un cartello che ne indica l’inizio e da informazioni sul profilo.
La prima tappa termina con la prima scalata del Ventoux dal versante più facile di Sault dove piano piano raggiungiamo i partecipanti al “Corto”. Il Ventoux è sempre lui, lungo, ostico ma con gli ultimi 7 km mozzafiato e se sei in crisi come il sottoscritto diventano infiniti! In totale 50 km di salita, non male come esordio.
Come promesso, in vetta, troviamo lo zaino. Vento freddo e prima del ristoro ci vestiamo a dovere per affrontare la discesa e rientrare a Bédoin. Arrivati nel paesino da dove siamo partiti, abbiamo potuto fare immediatamente i massaggi (compresi nella quota) senza dover aspettare un minuto che sia uno. Finiti i massaggi, ci spostiamo verso la zona del “pasta party” dove abbiamo reintegrato con una paella di ottima qualità. Tutto si puo’ fare in bici e in ogni luogo c’è un parco custodito per le nostre Specialissime. La prima lunga giornata è terminata alle 18:30 con la premiazione, il briefing per il giorno seguente e un aperitivo.
Seconda tappa
Sabato il progamma si ripete, la partenza è anticipata alle 7:30 per via del percorso più lungo. Ci dirigiamo nel buio più assoluto verso Bédoin. Le gambe fanno male ma è così per tutti, più o meno. Percorso fenomenale con le Gorges de la Nesque e il Col d’Aurel. Nonostante si vada fortissimo, mi presento da solo a Malaucene per l’attacco della salita finale con la macchina e le moto della “Tete de la Course” davanti a me. 130 km nelle gambe, circa 35 km/h di media e già 2.000 metri di dislivello fatti. Sono fuori in solitaria da 30 km ormai e so che ho i minuti contati prima di essere raggiunto e lasciato per strada dagli altri concorrenti. È stato bello ma adesso il mio unico problema è arrivare in cima prima che faccia buio. Parecchio vento e devo ammettere che questo lato del Ventoux è una brutta bestia, soprattutto il tratto intermedio di 4 km tra il 10 e il 12% senza soluzione di continuità mette in difficoltà chiunque. Arrivato, finalmente all’osservatorio, si ripete la stessa procedura della prima giornata e scendiamo per il meritato riposo.
Cronoscalata
Domenica è la giornata della cronoscalata. Purtroppo le condizioni atmosferiche sono velocemente peggiorate e il vento soffia a fino a 80 km/h. Salire fino in vetta è troppo rischioso e l’arrivo viene spostato giustamente allo Chalet Reynard. Si parte a brevi intervalli, ogni 20”, tranne i primi cinque della classifica assoluta. Per loro ci saranno 3 minuti di intervallo. La rampa di partenza è professionale anche se il via effettivo avviene subito fuori dalla strada principale di Bédoin, in modo da non aver problemi con l’eventuale traffico. Il vento la fa da padrone ed è perfettamente “in faccia” nel tratto più pedalabile fino al famoso tornante a sinistra che immette nel bosco. Raffiche violente che quasi fermano l’avanzata, meno male che non dobbiamo arrivare fino all’Osservatorio, mi ripeto. Curva a sinistra, bosco e strada che si impenna con 9 km al 10% di media o quasi. Solo l’ultimo chilometro è più semplice. Sguardo sul misuratore di potenza, 330 watt come obiettivo, e via fino al traguardo sperando che arrivi al più presto per lenire la sofferenza. 10 metri dopo il traguardo vengo impiccato con la medaglia da chilo da “Finisher”, è il segno che l’avventura è finita. Aspetto il mio socio, che nonostante i suoi 52 anni è riuscito a terminare al 5° posto assoluto, ci vestiamo e andiamo alla premiazione. Gli shuttle-bus aspettano i partecipanti per portarli agli aeroporti di Nizza e Marsiglia.
Piccole pillole finali. La partecipazione, come detto, è costosa (l’iscrizione supera le 700 euro), ma nel caso si volesse partecipare l’esperienza che se ne ha dal punto di vista ciclistico è davvero a 360 gradi. Non essendoci grandi squadre amatoriali, l’ambiente tra i partecipanti è molto rilassato. Molti vorranno sapere, ma si va piano o si va forte? Ci limitiamo a dire che il vincitore della cronometro finale si chiama Dimitri Bussard, è svizzero ed era presente al Mondiale U23 a Insbruck in Austria dove ha aiutato il compagno Hirschi a vincere il titolo. Ha percorso il tratto “duro” del Ventoux fino allo Chalet in poco più di 32 min in tratto a circa 6,0-6,2 w/kg (vicino ai 400w medi). Più o meno lo stesso tempo dei primissimi al recente Tour de France. Nonostante questi numeri impressionanti, la vittoria nella classifica finale è andata al francese Loïc Ruffaut, mentre al terzo posto si è classificato il keniota John Kariuki, anch’esso con risultati nei recenti Tour du Rwanda.
Si ringraziano:
- Abbigliamento: https://www.santinicycling.com/it
- Calze da recupero: https://www.stoxenergy.com
- Calzature: https://santic.com/
- Airflow: https://www.airofit.com/
- GPS: https://www.eu.hammerhead.io
7 ott 2021 – Riproduzione riservata – Cyclinside