7 mag 2018 – Tempo di ebike, tanto che anche il Giro d’Italia, che parte domani con la quarta tappa finalmente italiana, affianca un’altra manifestazione (non competitiva) fatte proprio con le biciclette a pedalata assistita. E per dargli più risalto, poi, saranno anche personaggio famosi dello sport (tra cui Davide Cassani, foto di copertina) a pedalare le biciclette fornite, in questo caso, da Pinarello in una sorta di campionato monomarca (la bicicletta è la Nytro, presentata di recente).
A qualcuno piacerà, a qualcun altro meno. Quello che si mette in evidenza è che le ebike sono una realtà. E si tratta di una realtà che non c’entra niente con il ciclismo inteso come sport e così come lo conosciamo. Per inciso, sulle ebike si fa fatica e se ne può fare pure tanta (lo abbiamo già detto qui, meglio ripeterlo), solo che a quella fatica corrisponde un percorso più lungo o più impegantivo di quanto non sarebbe con una bicicletta tradizionale.
Ebike da intendersi come bicicletta motorizzata e regolare, niente di nascosto o di truffaldino (anche di questo abbiamo già parlato ed è, evidentemente, altra cosa).
Al di là di questa vetrina non casuale ci sono dei numeri importanti che parlano di un record di vendite di ebike nel 2017 in Europa. Un successo che è andato anche oltre le previsioni più rosee che parlavano di un curva in salita e poi di una flessione in arrivo per via della saturazione del mercato. Evidentemente il mercato che si prospetta per le biciclette dotate di motore è più grande di quello preventivato. Perché – e qui dobbiamo leggerlo con attenzione ogni volta che ci viene da criticare la bici col motore come qualcosa di “impuro” rispetto al mezzo meccanico semplice e bello – le ebike non sono rivolte a chi pedala regolarmente. Anche, ma soprattutto a tutti gli altri. E in Europa e in Italia si sta capendo proprio questo. Il settore in alcuni Paesi vede una crescita mostruosa. È il caso della Francia, che ha avuto un incremento del 90 per cento, l’Italia è ancora in “fase di lancio”: numeri più bassi, ma la crescita c’è e promette di decollare ancora di più. Interessante, in proposito, l’articolo uscito sulla rivista Bicitech a firma di un esperto del settore come Gianni Lombardo che stima un incremento di un “ulteriore 25 per cento rispetto al risultato lusinghiero del 2016”.
>>> L’articolo di Bicitech con i dettagli
L’ebike è un motore pazzesco, è il caso di dirlo, per la mobilità urbana e la risoluzione dei problemi del traffico. Rinunciare all’auto è un miglioramento ovvio, ma anche la sostituzione degli scooter diventa una spinta positiva alla riduzione dell’inquinamento cittadino.
Costa troppo un’ebike? Certo che se viene paragonata a una bicicletta da supermercato il paragone non regge, ma è anche sbagliato. D’altra parte ci sono anche ebike da 5-600 euro. Per un uso regolare meglio avere qualcosa di maggiore qualità dove la fascia di prezzo è tra i 2000 e i 3000 euro. Se sembrano tanti basta fare, tanto per cominciare, un paragone con un qualsiasi scooter sul mercato. Difficile comprare un buon modello con quelle cifre e, in ogni caso, il costo dell’acquisto è solo l’inizio. Poi vanno aggiunti i consumi, le tasse e anche i costi di manutenzione che non sono certo quelli di un’ebike.
Ancora di più. Se si prendono le tabelle di Quattroruote sul costo giornaliero di un’auto ci si può accorgere di come, su un percorso medio di 10 chilometri al giorno, nei giorni mediamente lavorativi nell’arco di un anno, rispetto a un’auto si arriva a risparmiare già il prezzo quasi completo di una bicicletta a pedalata assistita di buona qualità.
E in più si potrebbe risparmiare sulla palestra, visto che sull’ebike, come detto, si fa fitness e ci si può pure mantenere in forma. Serve altro?
Redazione Cyclinside
Con tutta la simpatia, secondo me la bici elettrica resta circoscritta nell’ambito ludico-ricreativo (non si può dire nemmeno sportivo) e pure il confronto con l’auto sembra puramente propagandistico. La bici elettrica costa come uno scooter ma viene rubata con la stessa facilità di una bicicletta che però pesa la metà, costa un decimo e richiede meno manutenzione (inoltre come tutti i mezzi senza targa è difficile pure rivendicarla in caso di ritrovamento). Poi quando piove, quando c’è da dare un passaggio a qualcuno, quando c’è da portare le cassette dell’acqua o del vino, quando mi fa male il ginocchio o quando la strada è troppo pericolosa… la bici elettrica resta garage a fare invecchiare le batterie (che costano circa come l’rca!).
Il boom mi sembra abbastanza ingiustificato.