30 lug 2019 – Si è mangiato tutte le tappe come i bonus di un Pac-Man da scoprire ogni giorno. Probabilmente lui avrà visto queste tappe più simili ai grani di un rosario che non finiva mai. Gli ultimi indigesti e dolorosi. Ma Alaphilippe si è confermato, con questo Tour, al di sopra di quanto già aveva fatto vedere in quest’annata d’oro per lui.
Un personaggio fuori dal comune anche come ciclista, un piccolo sberleffo a Macron, il presidente, quella maglia gialla regalata al volo al bambino che moriva di freddo sulle Alpi, già ce lo hanno fatto piacere più che mai.
Soprattutto ce lo ha fatto piacere la sua tenacia. Alaphilippe lo abbiamo visto staccarsi, andare anche in crisi, ma non lo abbiamo visto mollare. Non è mai saltato per aria. E anche quando le gambe non c’erano più, era comunque la testa a comandare, a fargli fare la cosa giusta e, scommettiamo, anche alla radio non dovevano dirgli più di tanto. I campioni funzionano così.
Lui è uno che sa ragionare, sa tirare fuori quel “marginal gain” in più che si va a sommare alle migliorie maniacali con cui Specialized ha seguito la sua bicicletta. Si dice che i freni a disco siano una moda, marketing. Andatevi a vedere come faceva le discese per recuperare sugli avversari che gli scappavano via in discesa. Frenate tirate all’ultimo e corridori infilati in curva sulla staccata. Roba da Moto GP. È il suo modo di interpretare il ciclismo: fatica, sacrifici, ma anche spettacolo.
In fondo, di questo Tour de France, a lui dobbiamo lo stupore e la sorpresa. E quando si è capito che il suo sogno sarebbe finito inesorabilmente siamo stati tutti un po’ dispiaciuti. È vero, non sempre è necessario vincere per conquistare il cuore dei tifosi. Quelli del ciclismo applaudono il loro campione ma un attimo prima hanno incitato l’avversario che lo ha staccato.
Ecco, Alaphilippe lo abbiamo applaudito tutto. A volte spinto col pensiero quando lo vedevamo perdere le ruote, aggrappati anche noi alla sua compostezza. Niente scene tragiche, teatrali, piedi a terra. Julien Alaphilippe è stato efficace anche quando si staccava. Una sicurezza per i suoi compagni di squadra e per i suoi tifosi. Esuberante ma mai sopra le righe. L’abbraccio col padre, sotto al podio che non è stato suo, è un altro dei momenti da mettere in cornice del Tour 2019.
Perché abbiamo applaudito un vincitore fantastico e meritato, ma se ci fosse una seconda maglia gialla, quest’anno più che mai, la daremmo a Julien Alaphilippe, il francese volante.
GR