Matteo Parsani, professore associato di matematica applicata e scienze computazionali, è un autentico genio italiano ‘in fuga’, originario di Bergamo ma emigrante in Norvegia, Belgio, Canada e Stati Uniti per poi infine tornare una seconda volta in Arabia Saudita per un prestigioso incarico alla King Abudllah University of Science and Technology (Kaust), ha recentemente intrapreso un’indimenticabile avventura sportiva con una handbike e un trike assistito: una missione paragonabile alle sue straordinarie imprese nel campo dell’ingegneria computazionale.
Con la determinazione tipica dei bergamaschi, più che con l’atteggiamento di un atleta professionista (che non è), Matteo si è rapidamente trasformato in uno “specialista” delle tre ruote grazie al coraggio e alla resilienza dimostrati nell’attraversare la celebre penisola, partendo dal “golfo arabo” (così viene definito il Persico dai sauditi) fino ad arrivare alla sua Jeddah, coprendo una distanza totale di ben 3.078 chilometri in soli 31 giorni. Questo risultato è stato ottenuto nonostante una mancanza di esperienza nel settore, ma grazie a un intenso e costante allenamento preventivo iniziato nel 2023, durante il quale ha percorso ben 16.000 chilometri. Gran parte di questa preparazione è stata affrontata in condizioni climatiche severe ma estreme, vista la stagione invernale, che alterna caldo e ‘meno caldo’, senza però raggiungere i “focosi” 50 gradi tipici dell’estate medio orientale.
Nel suo lavoro quotidiano, Matteo, ‘guru’ del suo campo, è abituato a ottimizzare profili alari e superfici per aziende come Boeing e McLaren. Tuttavia, durante il nostro incontro a Jeddah, ci ha spiegato con entusiasmo innanzitutto il suo ultimo progetto su una dinamica combinata di due fluidi, acqua a aria: la barca RaceBird, una sorta di “astronave” che plana sull’acqua grazie all’uso di foil. Una barca che sin dalla sua prima apparizione internazionale sta dimostrando di aver da subito reso molto più sostenibile il discusso mondo della motonautica: per citare i più noti, ci sono voluti l’estro di Alejandro Agag come patron della ‘galassia elettrica’ che offre le sinergie con la Formula E, un Ceo e Cto italiano con un background fra Nasa e Formula 1, l’ing. Rodi Basso, una designer norvegese, Sophie Horne, e il progettista tecnico più noto nelle barche da gara, l’ing. Brunello Acampora.
Il suo compito è far evolvere il design della prima generazione di imbarcazioni del neonato campionato del mondo E1, che ha appena debuttato in gara la scorsa settimana. Il professor Parsani si avvicina alla Computational Fluid Dynamics (CFD) con un approccio visionario, esplorando direzioni innovative e inesplorate. Ha sia la volontà che le competenze necessarie per trovare soluzioni rivoluzionarie e, se le sue scoperte si dimostreranno efficaci, potrebbero riscrivere le regole dell’intero settore navale. Attualmente, sta studiando per questo scopo i “segreti” delle squame dei pesci, con l’obiettivo di trarne ispirazione per idee innovative nel campo delle imbarcazioni ad alte prestazioni. Proprio come Leonardo da Vinci osservò e ispirò i suoi successori a lavorare sulla forma dei semi di faggio, l’osservazione della composizione delle squame potrebbe portare a nuove e rivoluzionarie idee nel campo delle “macchine marine”, ma non solo. La loro forma e disposizione consentono un flusso più ‘laminare’ e fluido al pesce durante il nuoto, riducendo la resistenza dell’acqua, permettendo all’animale di muoversi con meno sforzo. È pertanto lecito auspicare di sfruttare questi principi nell’ingegneria navale. Tuttavia, non è da escludere che tali eventuali benefici potrebbero un giorno influenzare anche il mondo del ciclismo, sia nell’abbigliamento che nella costruzione delle parti meccaniche.
La prima attraversata dell’Arabia Saudita in handbike
Matteo Parsani ha voluto ispirare e dimostrare qualcosa attraverso l’impegno mentale, lo sforzo fisico e mostrare le tecnolgie a disposizione della sua università: si prevede che i dati raccolti guideranno nuovi programmi di riabilitazione per persone affette da lesioni del midollo spinale o altre disabilità motorie.
Il viaggio, chiamato “Athar – da Est a Ovest” il 17 dicembre,(letteralmente: una ‘traccia’) aveva un obiettivo di coprire circa 150 km al giorno. In tutte le tappe il professore ha avuto un comitato di accoglienza con diverse attività e incontri: dai bambini disabili in hand bike ad alte autorità del governo e dello sport.
I dieci waypoint principali includevano una buona parte dei posti più affascinanti della penisola. Dammam, il porto principale ricco di industrie petrolifere, la località di partenza. Riyadh, la moderna capitale, è il cuore politico e commerciale del regno. Andando verso il cuore dell’Arabia Saudita, Qassim, con Buraydah come suo centro, è rinomato per la sua agricoltura e la sua ricca tradizione culturale. Hail, con i suoi paesaggi desertici punteggiati da antichi siti archeologici, offre una prospettiva storica unica. AlUla, con i suoi tesori archeologici e paesaggi rocciosi mozzafiato, è un’attrazione imperdibile ed è ricca di attività dedicate al ciclismo. Ospità eventi agonisti, tour operator internazionali ed è forse la località più ‘bike friendly’ del regno, anche per lo sviluppo di infrastrutture dedicate e bike lane. Lungo le coste del Mar Rosso, Red Sea Global attira i turisti con le sue meraviglie subacquee e le spiagge incontaminate. Al-Madinah, nota per i suoi siti storici legati all’Islam, è un importante centro di pellegrinaggio. Makkah, la città santa dell’Islam, custodisce la Kaaba e attrae milioni di fedeli ogni anno. Jeddah, con la sua vivace atmosfera cosmopolita, è la porta d’ingresso al Mar Rosso e un importante centro economico. Infine, KAUST, con la sua università tecnologica e il centro di ricerca avanzato, è all’avanguardia nell’innovazione scientifica e tecnologica.
Non solo viaggio e non solo beneficienza. Il lato tecnologico dell’operazione, che ha invogliato anche di far scendere prestigiosi partner, molto già da tempo nel novero delle collaborazioni con la Kaust e con la E1 Series, prevedeva l’impiego di un buon range di tecnologie innovative per monitorare le condizioni di Matteo durante l’attività fisica. Grazie ai tanti partner coinvolti, in totale, è riuscito a raccogliere fondi sufficienti per donare circa 120 biciclette destinate a bambini disabili.
Tornando alla tecnologia, si parla di dispositivi volutamente molto economici ma allo stesso molto avanzati: elettrodi sulla pelle stampati in 3D (cerotti cutanei con microcanali per resistenza meccanica, traspirabilità e monitoraggio dei biosegnali, dimostrando un processo di produzione rapido ed economico), vari sensori con multiple rilevazioni sul ‘livello di fitness’ in tempo reale sulle condizioni di attività fisica dell’utente (sensore inerziale, un sensore di deformazione e tre sensori elettrochimici che utilizzano la tecnologia del grafene inciso al laser (LSG) per misurare la perdita di importanti elettroliti -potassio e sodio-, la velocità del sudore, la frequenza respiratoria e l’intensità del movimento), caschi intelligenti a energia solare (monitoraggio sanitario, la risposta alle emergenze e il posizionamento GPS/UAV, alimentato da piccole celle solari con antenne quasi trasparenti), senza farsi mancare varie tecnologie IoT (per il trasferimento dei dati in tempo reale ai satelliti) e IoB, Internet of Bodies (Il team gli ha fornito una rete di nodi di sensori sul corpo che comunicano a bassissima potenza per monitorare perfettamente i segni vitali. La comunicazione tra il corpo umano utilizza il corpo come mezzo di comunicazione invece della radiofrequenza, utilizzando quindi una frazione delle dimensioni e della potenza dei nodi intelligenti all’avanguardia. Tecnologia impiegata per monitorare la sua frequenza cardiaca; prevede un sensore/trasmettitore al polso e un ricevitore sul braccio o sulla gamba).
I dati biografici raccolti da Matteo utilizzando le tecnologie Kaust sono stati analizzati in tempo reale utilizzando ATLAS, un pacchetto software sviluppato da McLaren Applied Technologies, per poi essere trasmessi al Villa Beretta Rehabilitation Research Innovation Institute (VBRRII), dove sono stati analizzati e tradotti in paradigmi scientifici.
Durante il viaggio sono state distribuite 50 handbike alle varie città che Parsani ha attraversato per consentire a dei residenti volonterosi di accompagnarlo per alcuni tratti. Il viaggio è stato trasmesso in diretta YouTube grazie a tre telecamere e ripreso da una troupe professionale anche per diversi tipi di prodotti editoriali.
L’impresa su strada: ispirazione e sperimentazione tecnica
Con questo viaggio, Matteo ha voluto innanzitutto ispirare il mondo, mostrando che non bisogna mai perdere motivazione nella vita, che esistono segni di speranza in ogni strada e città. Inoltre, si propone di aiutare le persone con disabilità a rialzarsi, incoraggiando la solidarietà umana e promuovendo il turismo interno, focalizzandosi sulle abitudini variegate delle città saudite. Vuole anche promuovere l’ospitalità e la generosità della popolazione saudita, inviando un messaggio di benvenuto e nobiltà: la sua esperienza è un invito per i viaggiatori in Arabia Saudita a sperimentare sia il progresso del paese che la sua popolazione amichevole.
Matteo non è più alle prime armi con il suo problema ma è approdato al lato sportivo da non molto tempo. L’incidente che gli ha causato una lesione midollare incompleta risale al 2017, dopo la quale per due anni aveva perso la motivazione. Ora, invece, si è fatto forza e cerca di aiutare gli altri valorizzando le sue conoscenze e il suo carattere determinato e orientato ai risultati.
Domande e risposte
Qual è stata la scintilla per iniziare un progetto come questo?
Una volta ho incontrato dei bambini per strada che mi hanno fermato. Mi hanno detto, “Ah, usi la bicicletta per persone handicappate?”. E da lì mi sono scaldato velocemente. Non mi sono incavolato, però non mi piace la parola handicappato o persona disabile o non normodotata. E gli ho detto: “guardate ragazzi, avete ragione, però ci sono altre terminologie che potete utilizzare, specialmente qua nel Medio Oriente. Ad esempio, come scrivono a Dubai, “people of determination”.
E poi?
Ho conosciuto una bambina che era in sedia a rotelle, come me a causa di un incidente stradale. Ma aveva anche perso dei suoi parenti stretti contemporaneamente. Perciò ho pensato che non tutti possono permettersi dei mezzi sofisticati come quelli che posso avere io con il mio stipendio, e allora ho pensato di fare qualcosa di buono per gli altri. Un viaggio che servisse a raccogliere fondi per donare tanti mezzi speciali per bambini adatti a fare sport.
Quali mezzi hai usato durante il viaggio?
Parsani: Ho usato principalmente due tipi di handbike: una per strada e fuoristrada e l’altra, simile a quella usata da Zanardi, più adatta per le gare e più veloce. Ho utilizzato anche una trike ‘sdraiata’ con pedalata assistita per alcuni tratti.
Quali motivi ti hanno spinto a compiere un’impresa del genere?
Il primo era far conoscere la ricerca effettuata alla Kaust con i sensori biochimici a basso costo. Il secondo era promuovere lo sport per la salute e la qualità della vita in Arabia Saudita. Il terzo, contribuire alla promozione turistica dell’Arabia Saudita e della loro cultura di accoglienza. Infine, c’era la volontà di sostenere la costruzione di strutture accessibili a persone con qualsiasi tipo di disabilità.
Con tutti i km che hai fatto, ha ricavato dalla bici qualche insegnamento o ispirazione per il tuo lavoro?Si, uno spunto di ricerca che attualmente sto seguendo lo sviluppo della RaceBird. Il punto di partenza è venuto da una sessione di allenamento in bicicletta durante il brutto tempo. Pensando a come migliorare la mia aerodinamica a causa delle condizioni sfavorevoli, ho iniziato a riflettere sull’efficienza dei pesci nell’acqua. La pioggia e il desiderio di ridurre la resistenza dell’aria, insieme con il lavoro che stavo già facendo sulle appendici, hanno scatenato l’idea di studiare come i pesci si muovono nell’acqua e come le loro squame potrebbero aver influito su queste abilità. Successivamente, discutendo con il mio collega Carlos Duarte, biologo marino di fama mondiale, abbiamo esaminato come le scaglie di alcuni pesci potessero essere utili per comprendere e migliorare le prestazioni della RaceBird, guardando aspetti come il numero di Reynolds, per fornire un contesto nel flusso dei fluidi correlato al nostro progetto.
Al contrario, come hai integrato i tuoi interessi per la fluidodinamica computazionale nell’attività sportiva della handbike?
Mentre mi allenavo con la handbike e dovevo affrontare le condizioni meteorologiche avverse, come il vento forte, ho iniziato a considerare come migliorare la mia aerodinamica attraverso l’abbigliamento. Testando capi diversi, ho sviluppato un interesse pratico nella fluidodinamica e ho usato le mie conoscenze per riflettere su come ridurre la resistenza dell’aria, un interesse che poi è stato trasferito nel mio lavoro professionale, con la volontà di migliorate la performance aerodinamica per le imbarcazioni.
Qual è stata la tua esperienza nell’utilizzare le conoscenze di fluidodinamica applicate al ciclismo durante una giornata ventosa?
Durante una giornata ventosa, ho iniziato a riflettere su come poter migliorare la mia aerodinamica vestendomi in modo diverso per ridurre la resistenza dell’aria. La posizione fissa sulla handbike limitava le opzioni di adattamento, quindi mi sono concentrato sull’abbigliamento. Ho notato come differenti tipi di giacche antivento e antipioggia, una largo e una più attillata, influenzassero la resistenza al vento, e ho cominciato a considerare come questo principio potesse essere applicato in altri contesti.
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