09 nov 2011 – Campagnolo cala l’asso. Ce l’ha fatto sospirare, sbirciare, intuire, poi vedere sulle biciclette dei corridori del Team Movistar che lo hanno avuto ufficialmente in anteprima assoluta. Infine eccolo qui. Nell’inseguire il tempo meteorologico favorevole la ditta vicentina ha chiamato i giornalisti di tutto il mondo a Taormina in un contesto eccezionale per presentare l’esordio sul mercato del proprio sistema elettronico.
Parliamo al plurale
Non un gruppo, ma due. Campagnolo introduce due gruppi elettronici: il Record e il Super Record. Diciamo subito che ancora non sono disponibili i prezzi, ma è questione di poco tempo visto che sul mercato il debutto è previsto a dicembre. Prima per i costruttori, poi per l’after market. E saranno disponibili come gruppi completi almeno per ora. Niente kit di upgrade per chi ha già la versione meccanica.
Tutto nuovo
È riduttivo parlare dei componenti elettronici come di un’evoluzione del sistema meccanico perché si tratta di un progetto completamente diverso che è stato sviluppato, negli anni, affianco ai componenti meccanici che via via si susseguivano. E certo confessiamo che, almeno all’inizio, Campagnolo ha saputo mantenere il segreto molto bene, visto che il primo sistema elettronico è stato costruito addirittura nel 1992.
«L’idea era già quella che stiamo presentando oggi – spiega Giuseppe Dal Pra del reparto Ricerca e Sviluppo di Campagnolo – ma la tecnologia era ancora troppo ingombrante. Problema che si è presentato anche più avanti man mano che cambiavano anche i telai delle biciclette con tubazioni più grandi che, quindi, lasciavano sempre meno spazio, ad esempio, al deragliatore».
L’implementazione dell’elettronica, inoltre, non è stata una semplice applicazione al sistema meccanico, ma si tratta di un sistema completamente elettronico a tutti gli effetti, non elettromeccanico, perché anche le regolazioni avvengono elettronicamente. Non ci sono viti da tarare.
Gli Ergopower
Notevole, ad esempio, il sistema di regolazione su cui si può agire direttamente mentre si pedala, agendo sui comandi. Gli Ergopower EPS sono dotati di due leve distinte per far salire o scendere la catena, così come avviene anche per le versioni meccaniche. Ma affianco alla leva interna dei due comandi (quella che sposta la catena sui pignoni e sulla corona più piccola) è presente un pulsante che serve proprio alla regolazione. E una volta tarati due pignoni, il sistema provvederà a riallinearsi perfettamente anche sugli altri.
È Lerrj Piazza, Marketing e Communication manager di Campagnolo, che ce ne chiarisce il funzionamento in questa intervista realizzata al momento della presentazione:
I comandi Ergopower sono solo il punto di partenza dell’impulso che parte dall’azione delle mani sulle leve. Il segnale viene raccolto dall’interfaccia posizionata sull’attacco manubrio o sui cavi dei freni e trasformato in digitale. Da qui, arriva all’unità centrale che contiene la batteria, ma anche il sistema di gestione della trasmissione elettronica.
Protezione massima
Fughiamo subito i dubbi: Campagnolo ha adottato un sistema di protezione certificato caratterizzato dalla sigla IP67. Le due cifre dell’IP rating significano protezione contro oggetti solidi, in particolare la polvere, e contro i liquidi. E anche qui il livello è massimo visto che si parla proprio di immersione. E infatti i video mostrati da Campagnolo al momento della presentazione hanno fatto vedere proprio dei test effettuati sul sistema completamente immerso in acqua.
«All’inizio avevamo timore quando c’era da pulire la bicicletta – ci ha spiegato Pablo Lastras, corridore del Team Movistar che nel 2011 ha testato in anteprima il gruppo elettronico definitivo – e raccomandavamo ai meccanici di non usare l’acqua a pressione troppo vicino all’unità centrale e alle altre parti. Poi però abbiamo visto che anche “sparando” a distanza ravvicinata non si creava alcun problema. Cambio e deragliatore hanno continuato a funzionare senza problemi».
«I materiali utilizzati sono stati scelti anche pensando ai meno sensibili agli attacchi chimici» aggiunge Flavio Cracco, capo ingegnere del progetto EPS.
L’unità centrale
Come dicevamo, non è solo una batteria, è il vero e proprio cervello dell’EPS (Digital Tech Intelligence – DTI) e interagisce con l’interfaccia controllando direttamente tutto il sistema. Oltre alla verifica del livello di batteria, infatti, già da qui e senza dover utilizzare alcuno strumento aggiuntivo è possibile fare il check del sistema individuando eventuali malfunzionamenti. Un sistema di luci colorate ci informerà della localizzazione del tipo di problema.
Niente paura (affidabilità)
Togliamo subito un altro dubbio: anche in caso di rotture o incidenti il sistema permette comunque di tornare a casa. In casa Campagnolo lo hanno chiamato proprio “Back Home System” esplicativo della sua funzione. In sostanza, in caso di incidente, il meccanismo si sblocca riducendo il rischio di rotture. Poi basterà agire sul comando perché venga riportato in posizione di funzionamento. Lo stesso sistema ci permetterà, in caso di rottura accidentale (ad esempio un cavo strappato o la batteria scarica – ma ce ne vuole a scaricarla eh: leggete, in proposito il punto successivo) di posizionare la catena sul pignone desiderato per poter comunque pedalare durante il rientro.
La batteria
Non è rimovibile nella sua posizione bassa rispetto al portaborarccia, ma può essere ricaricata più di 500 volte direttamente sulla bicicletta. Per chi si preoccupava della praticità della ricarica i tecnici Campagnolo hanno rassicurato circa l’elevata autonomia: nei test effettuati anche chi fa 2000 chilometri al mese (ma li fa qualcuno?) la durata sarebbe comunque di almeno un mese. Il rendimento non è lineare comunque, ad esempio chi fa 500 chilometri può contare su comunque più di tre mesi di autonomia (va considerata evidentemente una leggera dispersione dovuta anche all’utilizzo del check del sistema e delle altre funzioni), ma comunque c’è da stare tranquilli.
«In tutta la stagione noi l’abbiamo caricata non più di cinque volte». È ancora il professionista spagnolo Pablo Lastras a confermare quanto detto nelle righe sopra.
La ricarica completa della batteria avviene in poco meno di un’ora e mezza.
Sull’unità centrale è presente una porta di collegamento che, oltre alla ricarica, permette l’aggiornamento del firmware (il software che gestisce il sistema) e della Eeprom. Trattandosi di un aggiornamento software è facile intuire come questo possa lasciare spazio ad eventuali nuove funzioni da aggiungere in seguito.
Il materiale utilizzato per l’unità centrale, poi, non è stato scelto a caso. Le sue caratteristiche permettono una buona dissipazione delle vibrazioni in modo da non causare malfunzionamenti. E il test alla Parigi Roubaix è indicativo in questo senso.
Il deragliatore
È costituito da una forcella in alluminio e fibra di carbonio diversa rispetto al deragliatore meccanico. Questo per potersi adattare al funzionamento dell’elettronico e al tipo di impulso evidentemente differente. Il risultato parla chiaro: i tempi di deragliata si riducono significativamente. E la conferma, anche per quanto riguarda il cambio posteriore, arriva ancora una volta dai corridori: «Agire su un pulsante è più rapido che spostare una leva – ha dichiarato ancora Lastras, assieme a Francisco Ventoso, compagno di squadra alla Movistar – e ancora di più quando si utilizzano i guanti invernali. È davvero più facile l’utilizzo».
Il corpo del deragliatore è in uno speciale tecnopolimero associato a fibra di carbonio che danno rigidità e leggerezza. Il problema era proprio riuscire ad avere la potenza necessaria per il funzionamento (per rendervi conto, provate a spostare a mano la catena sulle guarniture libere dal deragliatore).
Il funzionamento del deragliatore è “intelligente” poiché si adatta da solo all’incrocio di catena. Se si sposta il cambio facendo lavorare in diagonale la trasmissione, il deragliatore provvederà all’opportuna correzione di posizione per evitare di strusciare sulla catena. È prevista addirittura un’escursione aggiuntiva per permettere questo e il risultato è una capacità di incrocio maggiore rispetto ai gruppi meccanici.
Il cambio posteriore
Corpo superiore ed inferiore del cambio sono realizzati nello stesso materiale già visto sul deragliatore. Il bilanciere ha una speciale forma 3D che gli dona una rigidità senza precedenti oltre che una linea estetica gradevole. La presenza di parti in titanio ne diminuisce il peso allungandone anche la vista: si allontana, infatti, il rischio che possano innescarsi giochi anomali tra le parti che devono avere precisione assoluta.
Anche per il cambio la regolazione è completamente elettronica: 0,352 secondi contro gli 0,469 del meccanico. Inoltre è possibile la cambiata multipla di più rapporti contemporaneamente. Mentre per il meccanico è possibile spostare la catena su cinque pignoni in discesa e tre in salita, con l’elettronico si possono scorrere tutti e undici i pignoni con un colpo solo. In un secondo e mezzo (tempo dichiarato da Campagnolo) la catena è passata completamente dal più grande al più piccolo.
Ecco il primo “ragionamento” elettronico di Campagnolo. È datato 1992.