Un maglificio, un laboratorio di idee, una nuova sede, la maglia gialla del Tour, quella iridata dei mondiali, quella rossa della Vuelta e poi tutte le altre. La storia che parte dal 1965, passa per l’Eroica, va diretta sul gravel che diventa la porta per il ciclismo di tutti i giorni, quello fatto senza pensare ai body da tre centesimi di secondo in meno studiati in galleria del vento.
La sede
L’appuntamento è in via Zanica numero 14, ma lo trovate anche senza cercare il numero. Si vede dalla strada lo shop che annuncia l’azienda nella nuova sede appena ristrutturata. Edificio con anni di storia, virtuosismi del cemento più moderni che mai, come la storia del ciclismo che Santini ha percorso negli anni qualificando l’azienda come una delle più importanti del ciclismo che conta e rischia di soffocarsi nei costi eccessivi. Santini è italiana, la produzione è interamente lì e arriva in tutto il mondo, “ma ce n’è ancora da conquistare” confida il CEO, Monica Santini. Il suo cruccio, ora, è l’America del Sud.
Quella di Santini è una conquista geografica e culturale. L’azienda si espande nel mondo e guarda ai nuovi ciclisti. Dopo aver conquistato UCI (l’organo mondiale del ciclismo) e ASO (organizzatore del Tour de France e tante altre gare di vertice del ciclismo che conta) ora si punta a tutti gli altri: i ciclisti che vanno con le scarpe da ginnastica e sono saliti in bicicletta ieri. C’è tanto da fare.
L’architetto
Intanto si è fatto nella nuova sede che fa del cemento un telaio portante come quello della bicicletta, nella visione di Marco Acerbis, l’architetto che ha immaginato tutto e fa triathlon.
Ci sono voluti 17 milioni per la nuova sede, chiavi in mano che conta numeri di tutto rispetto: seimila metri quadri riservati alla produzione, mille di uffici, una sala da 500 e uno showroom da 460 metri quadri, con lo shop che ne conta altri 250. Il tutto in un’area verde da 14 mila metri quadri attraversati da un vialetto che scondinzola verso l’ingresso che si presenta con una composizione di schermi che parlano dell’azienda, e portano allo shop o all’area azienda. Non prima di aver preso un caffè con le tazzine iridate tutte messe lì, a rovescio come un numero 13 sulla maglia di un corridore scaramantico, in fila sopra la macchinette.
Fuori c’è la sbarra per appoggiare le biciclette per chi passa al volo e per chi si organizza. «Facciamo tante attività qui, ne inventeremo ancora» sorride Paola Santini, marketing manager dell’azienda paterna mentre, proprio il papà, Pietro Santini, si gode lo spettacolo di due figlie che ne proseguono e rilanciano le idee.
La sala che precorre la visita permette di scegliere: produzione o uffici? Ci siamo persi in tutti e due, ve ne raccontiamo nel nostro video dove abbiamo intervistato Monica e Paola, orgoglio di papà Pietro e dimostrazione che certe tradizioni familiari sono come il ciclismo: un esempio.
Galleria fotografica
Ulteriori informazioni: https://www.santinicycling.com/it/