Di cosa si tratta?
Semplicemente di veri e propri motorini (anche nell’estetica) cui sono stati applicati dei pedali per farli passare, almeno nelle intenzioni di vendita, come biciclette. Quindi mezzi utilizzabili senza alcun obbligo riservato ai ciclomotori: niente casco, assicurazione, bollo. Soprattutto nessuna immatricolazione, come tutte le biciclette. Ma sono altro.
Qualche pubblicità lo dice anche chiaramente, salvo aggiustare il tiro quando avviene una segnalazione. Però attenzione a quel che acquistate. Attenzione anche all’uso che ne fate. Se si acquista un veicolo e lo si modifica, si rischia di fargli perdere le caratteristiche iniziali per cui è utilizzabile e classificabile come bicicletta.
Mentre tra i ciclisti si storce la bocca rispetto alle e-bike che troppi insistono nel voler confrontare con le biciclette (ma è inutile: si tratta di altro), la mobilità cittadina guarda con interesse al nuovo mezzo che davvero promette una rivoluzione.
Attenti alla legge
Non tutto quel che viene immesso sul mercato, però, è regolare. Sembra incredibile che nel 2019 ci sia ancora chi proponga cose chiaramente irregolari pure se con un vestito, sottile, di legalità.
Perché un veicolo possa considerarsi bicicletta e pedalata assistita e quindi non essere soggetto a immatricolazione, bollo, casco e assicurazione, deve rispondere a due requisiti fondamentali:
- Il motore deve dare supporto solo quando si spinge sui pedali (e staccare appena si smette di pedalare)
- La spinta di supporto deve terminare al raggiungimento dei 25 chilometri orari.
Poi ci sono le atre regole che riguardano la potenza del motore: potenza nominale continua massima di 0,25 kW su cui è in corso pure una discussione. Ma al momento le cose stanno così. Se un mezzo può essere azionato senza spinta dei pedali, non è una bicicletta, così come non lo è se supera i 25 chilometri orari senza che il motore smetta di fornire assistenza. Mezzi di questo tipo sono veri e proprio scooter elettrici e fanno riferimento a una normativa diversa che prevede tutti gli obblighi del caso.
Insomma, se c’è un pulsante o una manopola che attivano la spinta del motore, il veicolo non è una bicicletta a pedalata assistita. Non basta mettere due pedali per giustificare la vendita come e-bike.
Che poi basta guardarli: alcuni di questi veicoli hanno i pedali in posizione decisamente scomoda per essere azionati e una sella che non favorisce proprio il movimento delle gambe. Chi ci pedalerebbe sul serio su un mezzo così?
E infatti…
Vale la pena segnalare anche un’inchiesta realizzata dal Tg satirico Striscia la Notizia in proposito di alcuni modelli irregolari:
https://www.striscialanotizia.mediaset.it/
(nella foto d’apertura – archivio Cyclinside – la manopola di una bicicletta elettrica che permette di regolare la potenza erogata dal motore. In questo caso si tratta di un prototipo non utilizzabile su strada. Ma non deve neanche essere possibile azionare il motore senza pedalare).
Redazione Cyclinside
Di cosa si tratta?
Semplicemente di veri e propri motorini (anche nell’estetica) cui sono stati applicati dei pedali per farli passare, almeno nelle intenzioni di vendita, come biciclette. Quindi mezzi utilizzabili senza alcun obbligo riservato ai ciclomotori: niente casco, assicurazione, bollo. Soprattutto nessuna immatricolazione, come tutte le biciclette. Ma sono altro.
Qualche pubblicità lo dice anche chiaramente, salvo aggiustare il tiro quando avviene una segnalazione. Però attenzione a quel che acquistate. Attenzione anche all’uso che ne fate. Se si acquista un veicolo e lo si modifica, si rischia di fargli perdere le caratteristiche iniziali per cui è utilizzabile e classificabile come bicicletta.
Mentre tra i ciclisti si storce la bocca rispetto alle e-bike che troppi insistono nel voler confrontare con le biciclette (ma è inutile: si tratta di altro), la mobilità cittadina guarda con interesse al nuovo mezzo che davvero promette una rivoluzione.
Attenti alla legge
Non tutto quel che viene immesso sul mercato, però, è regolare. Sembra incredibile che nel 2019 ci sia ancora chi proponga cose chiaramente irregolari pure se con un vestito, sottile, di legalità.
Perché un veicolo possa considerarsi bicicletta e pedalata assistita e quindi non essere soggetto a immatricolazione, bollo, casco e assicurazione, deve rispondere a due requisiti fondamentali:
- Il motore deve dare supporto solo quando si spinge sui pedali (e staccare appena si smette di pedalare)
- La spinta di supporto deve terminare al raggiungimento dei 25 chilometri orari.
Poi ci sono le atre regole che riguardano la potenza del motore: potenza nominale continua massima di 0,25 kW su cui è in corso pure una discussione. Ma al momento le cose stanno così. Se un mezzo può essere azionato senza spinta dei pedali, non è una bicicletta, così come non lo è se supera i 25 chilometri orari senza che il motore smetta di fornire assistenza. Mezzi di questo tipo sono veri e proprio scooter elettrici e fanno riferimento a una normativa diversa che prevede tutti gli obblighi del caso.
Insomma, se c’è un pulsante o una manopola che attivano la spinta del motore, il veicolo non è una bicicletta a pedalata assistita. Non basta mettere due pedali per giustificare la vendita come e-bike.
Che poi basta guardarli: alcuni di questi veicoli hanno i pedali in posizione decisamente scomoda per essere azionati e una sella che non favorisce proprio il movimento delle gambe. Chi ci pedalerebbe sul serio su un mezzo così?
E infatti…
Vale la pena segnalare anche un’inchiesta realizzata dal Tg satirico Striscia la Notizia in proposito di alcuni modelli irregolari:
https://www.striscialanotizia.mediaset.it/
(nella foto d’apertura – archivio Cyclinside – la manopola di una bicicletta elettrica che permette di regolare la potenza erogata dal motore. In questo caso si tratta di un prototipo non utilizzabile su strada. Ma non deve neanche essere possibile azionare il motore senza pedalare).
Redazione Cyclinside