«Sai quand’è il momento in cui un corridore si sente in gara? No, non è alla partenza, quando abbassano la bandierina, ma prima. La sera prima anzi, quando il direttore sportivo ti porta la busta tecnica in camera, in albergo, e metti il numero sulla maglia. Ecco, da quel momento sei in gara. E questa è una delle cose che mi mancheranno di più da ex corridore».
Le parole sono di Sonny Colbrelli nel giorno del suo annuncio ufficiale: non correrà più in bicicletta. Lo sapevamo già, le notizie corrono, ma oggi ha preso il microfono in mano, davanti ai giornalisti, alla moglie e agli amici più cari seduti lì davanti e l’ha detto: «Smetto di correre».
Poi silenzio.
Perché l’annuncio è maturato nel tempo, da quel maledetto 21 marzo forse lo sapeva già. Ma un corridore butta il cuore oltre l’ostacolo, e quello di Sonny ci era abituato.
Un groppo in gola che serve l’aiuto di Davide Cassani che, per l’occasione, fa da conduttore, ma è lì in veste da amico, prima di tutto.
Il lì è la sede di FSA, marchio vicino a Colbrelli perché sponsor diretto della “sua” Bahrain Victorious, perché ci sono ancora avventure da raccontare e perché Claudio Marra, l’amministratore delegato di FSA è lì davanti, tra gli amici e gli ha dato spazio con piacere.
«C’è qualcosa di speciale in Colbrelli – a Davide Cassani le parole non mancano, anche se soffoca anche lui la commozione – e lo dice quanti siete qui, con macchine fotografiche, taccuini e telecamere per un annuncio che sapevate già. C’è qualcosa di speciale anche per me, perché Colbrelli ha accompagnato la mia carriera da Commissario Tecnico della nazionale di ciclismo su strada, lui è cresciuto con me ma anche io con lui. E poi mi ha regalato quella maglia di Campione Europeo battendo in volata Remco Evenepoel, e scusate se è poco».
Ritrova il sorriso Sonny, si parla di corse: sei tre chilometri più difficili della sua carriera proprio in quel Campionato Europeo «Quando ho dovuto reggere le tirate di Evenepoel. Mi fanno ancora male le gambe a pensarci».
Incipit vita nova
Quella che inizia, ufficialmente, da oggi, Colbrelli è una vita tutta nuova. Non chiamatelo ex, ancora non se n’è reso conto, ma sa che da oggi cambia tutto. Non c’è più quel numero da attaccare sulla maglia, né le riunioni sul bus prima del via e nemmeno quella fatica bestiale «…che ho odiato tante volte, da farmi chiedere chi me lo facesse fare, ma oggi mi manca un sacco» ma c’è Sonny Colbrelli ancora nel team Bahrain Victorious.
«Va via un corridore ma abbiamo guadagnato un uomo squadra – sottolinea Vladimir Miholjevic, uno dei direttori sportivi della Bahrain Victorious – perché Colbrelli per almeno i prossimi due anni resterà con noi a curare i rapporti tra dirigenti e corridori. In fondo lo faceva già, col suo bel carattere, quando aveva la divisa da corsa, ora lo farà da dirigente, ma sarà importantissimo per una squadra composta da 28 corridori e 68 persone dello staff».
È solo uno dei cambiamenti per il prossimo Colbrelli. Le idee sono tante e nel riposo forzato hanno iniziato a frullare in testa. Sonny ha già ripreso vigore perché il suo futuro, in qualche modo, è ancora in bicicletta.
Difficile arrendersi: il sogno di Christian Eriksen
«Certo, non mi devo alzare e cercare la divisa da corsa, ma “solo” per preparare la colazione per i miei figli – sorride – ma ho iniziato a pensare a questo momento da subito, anche quando speravo con tutte le mie forze di correre.
«Sai, ho chiamato Eriksen (Christian Eriksen, il calciatore danese che ha subito un arresto cardiaco durante una partita e poi è tornato a giocare con un defibrillatore cardiaco, ndr) dopo tre giorni dal mio arresto cardiaco. Sono riuscito a procurarmi il suo numero e lui mi ha richiamato subito, dopo essersi scusato perché stava finendo un allenamento. Dopo 10 minuti mi ha chiamato lui e abbiamo parlato tantissimo. Se lui è tornato a giocare io potevo tornare in bicicletta. Mi ripetevo questa cosa, poi mi sono reso conto che la nostra situazione era profondamente diversa. Un calciatore si allena e gioca con tante persone vicino, pronte a supportarlo per qualsiasi problema. Un ciclista fa molti allenamenti da solo, e se mi fossi sentito male in una discesa solitaria?»
Già, roba da non dormirci la notte e Sonny ne ha passate tante a ripensarci, a ringraziare il Cielo perché in qualsiasi altra situazione quell’arresto cardiaco gli sarebbe stato fatale. Invece è capitato proprio lì, a pochi metri dal traguardo dopo una volata perduta di poco. «Non toccava a me quel giorno, non toccava a me. Ma devo solo ringraziare, otto su dieci, nella mia condizione, no sono qui a raccontarla.
«Pensa – sorride tornando il Colbrelli uomo squadra – avevo pure pensato di togliermi tutto e tornare a correre per due anni almeno, vada come vada. C’era quel sogno chiamato Giro delle Fiandre da portare a casa e di cui si parlava a voce altra in squadra, c’erano altre corse, qualche rimpianto. Ora, a 32 anni, non c’è più niente. Certo, chi è che smette di correre in bicicletta con l’ultima vittoria una Parigi Roubaix?».
Un marchio
Intanto Sonny Colbrelli diventa un marchio. A presentarlo un designer d’eccezione: Jonny Mole. Forse non è conosciuto tra gli appassionati ma è probabile che la bicicletta che avete in garage ha grafiche nate dalla sua matita.
Con Dario Acquaroli, responsabile di Merida Italia è nata un’amicizia naturale e un supporto immediato: perché non fare delle biciclette con logo e marchio Sonny Colbrelli?
Pronti via ed eccola qui, anzi no perché è ancora coperta da segreto, ma possiamo dirvi che si tratterà di un telaio Merida Reacto personalizzato da Colbrelli con l’aiuto di Jonny Mole e montata secondo le sponsorizzazioni della squadra. Solo 71 pezzi che pare stiano andando già a ruba appena si è sparsa la notizia. Perché 71? Era il numero con cui Colbrelli ha vinto la Roubaix. E c’è da scommettere che ne sentiremo ancora parlare.
Parcheggiata da una parte, in fondo alla sala, una bicicletta sporca di fango, fissato per non farlo andare via. Vale come il trofeo di pietra che Colbrelli alzò al cielo nel velodromo più famoso del mondo. È proprio la sua bicicletta, quella di un trionfo così tanto vicino da sembrare ancora più lontano.
Riproduzione riservata