1 apr 2019 – Non ce ne vogliano i mentori del gravel biking, ma tanti percorsi non asfaltati che caratterizzano tante zone della nostra Penisola puoi comunque affrontarli con una bici da corsa adattata allo sterrato, soprattutto se lo sterrato di cui parli è quello “iconico” (ciclisticamente parlando) delle terre toscane in cui si disputa L’Eroica o se preferite la Granfondo Strade Bianche. La Granfondo Strade Bianche, appunto: proprio sul percorso della manifestazione che, nonostante la sua giovane età, è diventata già una grande classica del panorama granfondistico nazionale, lo scorso 10 marzo abbiamo testato come si deve una Specialized Tarmac Disc.
Sì, proprio quella, proprio lo stesso modello che il giorno precedente, in occasione della gara pro, era sfrecciata per prima sul traguardo di Piazza del Campo guidata da quel fenomeno di Julienne Alaphilippe. Assieme al dominatore delle gare di questo inizio di stagione anche i suoi compagni di squadra della Deceuninck-Quick Step hanno utilizzato per la classica toscana lo stesso modello di bici che li accompagna in tutte le altre gare dell’anno; questo sicuramente conferma le grandi abilità dei pro ad utilizzare bici da corsa anche su percorsi particolari come quello della Strade Bianche, ma sicuramente conferma anche l’estrema versatilità di una bici di nuova generazione come appunto la Tarmac, che è in grado di adattarsi indifferentemente a un grande giro a tappe o a una grande classica del nord (tranne la Parigi-Roubaix, per cui in Specialized hanno dedicato praticamente un telaio apposito), a una corsa scorrevole oppure a una competizione più ostica e dissestata come appunto la Strade Bianche. E io, che le gambe e l’abilità di guida non sono non certo quelle di Alaphilippe, posso confermarvi in pieno tutto questo, io che all’indomani ho partecipato alla granfondo con una Tarmac Disc dove il solo adattamento tecnico utilizzato per l’occasione era l’impiego di pneumatici un po’ più generosi, da 28 millimetri al posto dei 26 millimetri che monta di serie questa bici.
Il test di una versione Pro
Il Tarmac è da anni il telaio più polivalente della collezione Specialized, quello pensato per andare bene su tutti i terreni. La grande versatilità del mezzo ha fatto un ulteriore passo avanti da quando è stato proposto nella configurazione Disc che ho testato, che oggettivamente aggiunge ulteriore ecletticità al prodotto. A sua volta la piattaforma Tarmac Disc è declinata in quattro diverse gradazioni del carbonio, quella al top di gamma utilizzata dai pro e chiamata S-Works, la Pro che ho testato io, la Expert e infine la variante di primo prezzo chiamata Comp. Per scendere nel dettaglio, la Tarmac Disc in versione Pro che ho testato pesa qualche manciata di grammi in più della versione S-Works (Specialized preferisce non fornire il dato nel dettaglio), ma è proposta nel catalogo Specialized Italia a un prezzo decisamente più abbordabile: la S-Works Tarmac Disc è infatti proposta “alla carta” con gruppo Shimano Dura-Ace Di2 e ruote Roval CLX50 al prezzo decisamente importante di 10.299,00 euro, mentre questa Tarmac Pro Disc è proposta solo con lo Shimano Ultegra Di2 e ruote Roval CL50 a 6.689,00 euro. No, la versione S-Works non ho avuto occasione di testarla, ma quando ero in sella a un mezzo efficiente e valido come questa Tarmac Pro Disc non stavo certo a pensare che alle mie gambe di cicloamatore di buon livello dovesse o potesse servire qualcosa di ancor più performante rispetto a quel che già avevo sotto al sedere.
Il peso complessivo, è chiaro, il peso complessivo della bici è sicuramente più elevato se fai il confronto “Pro – S-Works”, ma anche in questo caso parlano chiaro i soli 7,3 chilogrmmi rilevati per la taglia 52 che abbiamo testato, che è peso davvero contenuto soprattutto se si pensa che stiamo parlando di una bici “disc” e per di più con pneumatici generosi. Non solo, più che il telaio a pesare di più sulla bici intera “Pro” rispetto alla “S-Works” sono il gruppo trasmissione (Ultegra e non Dura-Ace) e il set di guida (in alluminio e non in carbonio) e molto meno incide un componente fondamentale come solo le ruote: la differenza tra le Roval CLX 50 della “S-Works” e le Roval CL50 di questa “Pro” è solo nel design del raggi e nell’impiego di cuscinetti standard, non ceramici. Insomma, se non vi chiamate Julienne Alaphilippe, a detta di chi scrive è sicuramente più sensato comperare una bici di questo genere in versione Pro piuttosto che in versione S-Works. Del resto le geometrie, le taglie prodotte e le inclinazioni dei tubi sono esattamente le stesse per tutte le quattro varianti della piattaforma Tarmac Disc: in tutti i casi troviamo soluzioni dimensionali e angolari adatte all’agonismo, quello vero.
Prima sull’asfalto
Prima del test alla Granfondo Strade Bianche, con la Tarmac Pro Disc ho pedalato a lungo su fondi asfaltati, a dire la verità fondi asfaltati non troppo scorrevoli viste le condizioni disastrate che caratterizzano molte delle nostra strade italiane… Le stesse mi hanno convinto a gonfiare non oltre le sette atmosfere le coperture Specialized Roubaix trovate montate, in modo da dare ai miei 65 chili di peso il giusto comfort e smorzare un po’ lo sgradevole effetto “botta secca” che non puoi non percepire quando incappi nelle buche profonde In questi contesti credo che non ci sia telaio o gomma che tenga, c’è solo da assecondare un po’ con il movimento del corpo.
Diverso è invece il caso degli asfalti irregolari, quelli ricchi di buche o fessure piccole ma in sequenza continua sull’asfalto. È in questo contesto che, non solo le coperture, ma più che altro il telaio danno il meglio di loro: il retrotreno ha un’ottima capacitò di smorzare le botte secche, le “insaccate” improvvise che è frequente trovare sul terreno. Il merito è appunto sia delle coperture, ma soprattutto del design della parte posteriore del telaio, lei e il suo reggisella progettato ad hoc per consentire una buona flessione sul piano verticale. Tutto questo viaggia di pari passo con le ottime qualità di guida che un telaio “racing” come questo riesce a garantirti.
La solidità dell’avantreno è granitica, a prova di professionista, ed è unita a una grande sensibilità del carro posteriore, che, nonostante l’essenza “disc di questo telaio, contiene comunque il suo sviluppo a soli 41 centimetri (accade per tutte le sei taglie prodotte). Qualche nota sulla componentistica, prima di tutto sulle ruote Roval CL50 Disc: è di sicuro anche grazie al profilo “spanciato” del loro cerchio in carbonio che la bici riesce a guadagnare in comfort ed assorbimento delle vibrazioni, certo è che l’altezza di 50 millimetri non può non richiedere un po’ di attenzione di guida in più quando c’è vento laterale. Altro punto a favore di questo set è la sua predisposizione tubeless: i cerchi sono “tublessizzabili” attraverso l’apposito kit di trasformazione e in quel caso il set può guadagnare ulteriori punti a favore soprattutto in contesti in cui servono basse pressioni di esercizio alle coperture. Parlando della trasmissione Shimano Ultegra Di2 qualche riga la spendiamo per i freni a disco: le pinze Ultegra sono ineccepibili in quanto a modulabilità e potenza nella frenata, ma l’impianto talvolta ha peccato un po’ in rumorosità, con dei leggeri “zing zing”, soprattutto sul rotore anteriore da 160 millimetri, sicuramente a causa della tolleranza minima che gli impianti disco Shimano prevedono tra pastiglie e dischi. Infine una nota sulla componentistica di guida. Ottima l’ergonomia della curva in alluminio Specialized Expert Shallow drop: ha reach e drop compatti che velocizzano la transizione tra le varie tipologie di presa ed ha code basse anche queste sagomate ergonomicamente per favorire un’impugnatura solida e sicura lungo tutta l’estensione della tubazione.
Poi sullo sterrato
Il solo adattamento che ho utilizzato per la Granfondo Strade Bianche è stato ridurre un poco la pressione dei copertoncini, portando a 6 atmosfere il posteriore e 5,5 l’anteriore. Il risultto percepito è però che basta una riduzione minima della pressione per avere un rande cambiamento nel carattere di questa bici dall’indole racing ma che in realtà ha una resa molto mutevole sui vari percorsi: sulle sterrate battute della Val d’Orcia e delle Crete Senesi mi è bastato poco per acquisire subito il feeling giusto quando entravo nei lunghi tratti sterrati.
In queste condizioni la bici la devi sempre assecondare, scaricando un poco il peso sull’avantreno ma mantenendo comunque un controllo leggero sul manubrio, in modo da “riprendere” subito gli inevitabili sbandamenti che ti impone la guida sullo sterrato. La curva manubrio con drop contenuto mi ha aiutato a tenere di più e più a lungo la presa bassa, quella necessaria per avere più aderenza soprattutto nelle esecuzioni delle curve; ma è più che altro la distribuzione ottimale del peso tra avantreno e retrotreno che mi ha dato la necessaria sicurezza sullo sterrato, la sensazione di avere sempre il mezzo sotto controllo e di conseguenza mi ha dato la possibilità di rendere la guida anche un po’ più aggressiva su quel terreno così sdrucciolevole.
Le impressioni sul fronte del comfort sono le stesse percepite sui fondi asfaltati, con la differenza che sullo sterrato le sconnessioni si fanno continue, ininterrotte, sono il denominatore comune di un tipo di marcia che non può che esaltare questo inaspettato carattere endurance della Tarmac. Ovvio, non credo proprio che una bici del genere possa adattarsi a fondi sterrati più dissestati e sconnessi rispetto a quel che offrono le più strade bianche toscane, ma certo è che a un mezzo del genere il gravel biking leggero e non è negato, mantenendo poi tutte le tradizionali caratteristiche corsaiole che hanno reso noto nel tempo questo cavallo di battaglia della produzione Specialized.
Che poi sul telaio non ci sia scritto “S-Works” come capita alle biciclette dei corridori, lo ripeto, secondo me questo conta davvero poco.
Galleria Fotogrfica
La scheda tecnica
- Telaio e forcella: Tarmac SL6, carbonio Fact 10r, design Rider-First (stesse caratteristiche strutturali per tutte le taglie). Assi passanti 12x142mm- 12×100 mm, innesto pinze flat-mount
- Misura testata: 52 cm
- Peso rilevato: 7.3 chili (senza pedali)
- Misure disponibili: 49, 52, 54, 56, 58, 61 cm
- Gruppo trasmissione: Shimano Ultegra Di2 R8000, cassetta 11 s 11-30, guarnitura 52-36 170 mm, movimento centrale Praxis BB30 per Shimano, cambio posteriore R8050 GS a gabbia media
- Impianto frenante: Shimano Ultegra Disc, comandi Ultegra R8070, rotori 160 mm ant. 140 mm post
- Ruote: Roval CL50 Disc, tubeless-ready, cerchio in carbonio da 50 mm, scorrimenti mozzi DT Swiss
- Coperture: copertoncini Specialized Rouabix Pro, 700×25/28 mm (impronta a terra di un 25 mm, capacità di incamerare aria di un 28 mm)
- Reggisella: Specialized S-Works Fact Carbon Tarmac seatpost, 20 mm offset
- Sella: Specialized Toupé Pro, Body Geometry, 143 mm, telaio in carbonio
- Manubrio: Specialized Expert Shallow Drop, alluminio 125mm drop, 75 mm reach
- Attacco manubrio: Specialized, in alluminio
- Nastro manubrio: Specialized Holographic Rainbow Reflective Bar Tape
- Prezzo indicativo: 6.689,00 euro
Ulteriori informazioni: https://www.specialized.com/it/en
Maurizio Coccia (testi e foto)